FUSCALDO : tutto l’amore di un piccolo paese del sud.
di Carmelo Anastasio (già pubblicato nel gennaio 2011)
A Fuscaldo, tutto l'amore dell'uomo (ma soprattutto della donna) verso i propri simili, lo apprendi già da bambino giocando nelle vie del proprio quartiere o altro, come apprendevo ad esempio nei pomeriggi estivi degli anni '50 giocando a : " liberi ' Ndri vineddre ".
Cosi come ho scritto già su questo blog, camminando nelle viuzze strette tali da passarci solo " nu ciuccio con due sarmi " ( regola antichissima del piano regolatore medioevale ) , senti le "vive" colloquiare con i morti, o anche le loro imprecazioni (ed è già bene chiamarle così ) contro tutti, anche contro i bambini che giocano.
Faceva molto caldo nei mesi di luglio e agosto negli anni '50. In casa non c'erano frigoriferi e spesso, quando le sorelle piů grandi dovevano lavare le stoviglie e pulire dopo il pranzo, nei meriggi estivi noi bambini eravamo con nostra gioia " cacciati fora "in quel mondo tutto da scoprire: i vineddri, l ' Ortu di Ballerfino, u Bagnu 'ndra cibbia, i capanni di l'indiani, i chianguli, i trumbi i cipuddra ( ora vuzuela), u Carru cchi timpagni ecc.
E quando la calura ti raspava la gola, andavi da "Donna Pituzza" che il frigo ce l'aveva, chiedendo un po 'di ghiaccio che puntualmente con generosità e gentilezza veniva dato anche se avevamo disturbato il riposino pomeridiano.
Un amico ha ricordato su Forborn.it "Decu", Personaggio a me caro, perché da adolescente lo vedevo spesso nella camera dei messi in municipio perchè povero e decorato, veniva a chiedere l'elemosina agli amministratori che uscivano dalla riunione di giunta. Diversi bambini lo sfottevano, era prassi incosciente e quindi inconsapevole per quella età. Decu però il non era da solo, ce n'era un altro che veniva apostrofato dai discoli con: "Don Ci, 'cchi jurnu è dumani?" La risposta era quasi sempre uguale: "Luni dumani è luni, . afissimammita, afissimammita " Non voglio scrivere adesso di altri personaggi che hanno in qualche modo involontariamente influito nel mare di ricordi dell'infanzia mia e di coetanei, vi assicuro che ci sarebbe da raccontare moltissimo, lo farò un'altra volta a partire da "Maria a cioriva".
Mi interessa ora ritornare al tema del titolo di questo scritto che riguarda soprattutto il modo di relazionarsi con gli altri di questi miei paesani nei momenti d'ira, di rabbia, di voglia di spaccare tutto. Si dice: « a gastima coglia a chini a manda », Sarà vero? Ma questo è un altro discorso. Quello che voglio far notare adesso è invece il grado di cattiveria che costituisce il DNA di talune gastime apprese in quel di Fuscaldo.
Ed ecco un elenco di frasi che da piccolo, nel vagagiocare con altri nelle vineddre , sentivo dire da donne fuscaldesi (rarissimo dagli uomini - a voi la misura del grado di cattiveria intrinseca):
«Ti vo piglià nu cangaru»
«Vo Jitta sangu ammenna»
«Ti vo piglià nu zurdu»
«Ti vonu purtà ndra na sporta»
«Ca vo Jiri e nun ti vò ricogli ammenna»
«Ca ti vonu mangiari i cani»
«Vo essi ca 'cci rimani»
«Ti vonu raga 'ppi capiddri»
«Ti vonu cogli 'ndoppi' ndoppi»
«ti vonu scurcià cumi nu porcu»
«Ca cci vo rimani ammenna»
«Ti vò bini na disgrazia tinda e nivura»
«Ca cci vo sc-cattari»
«Ca ti vo binì n'attaccu»
«Un 'bbo pruvà mai ricettu»
«Ti vonu fa l'occhi cumi reglia»
«'Ndi vo ì ndirrupatu»
«Ti vo suca nu lampu»
«Ti vo binì na mala nova»
«Ti vo piglia nu murmuru»
«Ti vonu teniri supu u candaru»
«Ti vo ghesci l'arma»
«Ti vonu purtari a via i vasciu ammenna»
«Ti vo 'bbini na tripizia»
«'Ndi vo jì annicalatu»
«Ti vo sicca una lingua»
«Ca vo ji sutta a na trebbia»
«Ti vo binì nu scuru cumi a menzanotti »
«Ca ti vonu sciumbrà i morti»
«Vo piscia sangu»
Sono 30 ma ne esistono tantissime altre che non ricordo bene.
Quello che mi colpisce di più è che spesso la bestemmia / offesa diventa ancor più cattiva perché non coinvolge la sola persona cui ê diretta ma anche i suoi parenti (anche quelli defunti) e con un pizzico di "pornografia" per renderla ancor più pesante con una scenografia accompagnata da gesti ( manichiata ) ormai secolare, cosi come si nota in:
«'Nculu a cchi t'e mortu attia e tutta a razza tua»
«Ti vonu fa sc-camari allarganduti u culu a tia e mammita»
«'Nculu a chiddra puttana i mammita»
«Si a stessa pisciazza i chi t'e mortu»
«T'adda Jiri 'nculu' nculu amaruu cumi u culu du citrulu attia e mammita»
«Ma va sburrià 'ndri cosci i sorta»
«Ti vonu piglia i sc-camuni cumi a mammita»
«Ca vo fa piriti mentri ti pombu»
«Ti vò piglia stu pessulu tu e tutti i sori to »
E così via.
«Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero >>