politica
L'ITALIA GIUSTA
Per un'Italia più giusta e per una Lombardia libera e forte. Coinvolgiamo più persone possibili, discutiamo di politica senza timidezze spiegando le nostre ragioni, contattiamo chi sappiamo essere indeciso e deluso, moltiplichiamo l'impegno per strada, nelle piazze, in tv, sui giornali, nelle amministrazioni, nei luoghi di lavoro, nel porta-a-porta, sul web, ciascuno per ciò che può fare (è richiesto, ovviamente, l'impossibile!!!).
Solo così porteremo il centrosinistra a vincere questa importantissima battaglia politica. Solo così l'arcobaleno per l'Italia non resterà solo un sogno.
I PROGRAMMI PER LA LOMBARDIA E PER L'ITALIA
Scarica il programma del Pd: programma_pd_nazionale.pdf
Scarica il vademecum del Pd: vademecum_pd_nazionale_temi_copy.pdf
Scarica il programma del Pd e di Umberto Ambrosoli: programma_ambrosoli.pdf
Guarda lo spot: http://youtu.be/ePCOwpGlkJs
Eppure, molti fessi che votano PdL ci credono... questo è il cavallo di razza di Berlusconi
L'appello elettorale dell'anno. Forse dell'intera storia repubblicana.
Ecco a voi l'appello del candidato Pdl Antonio Razzi - definito da Berlusconi "il cavallo di razza della politica italiana". Che insomma, dobbiamo assolutamente votarlo. Anche perché lui ha organizzato "partite di tennis e di pallone a Francavilla al Mare, a Montesilvano e a Pescara", nientepopodimeno che con "il primo ministro bulgaro Bojko Borisov". Sperando che gli abruzzesi, soprattutto quelli terremotati, il 24 e 25 febbraio "non vadano in vacanza".
BERLUSCONI AFFONDA A BALLARO'
Demolito dai sarcasmi e dai sorrisi di Floris, Berlusconi reagisce come un pugile suonato, aggrappandosi per automatismo ai soliti quattro fogli che tiene in mano e alle ormai logore giustificazioni di sempre.
Ma alla fine, da comunicatore consumato, fa scherzosamente finta di sferrare un pugno a Floris, poi lo bacia sulle guance.
Grande furbata: è un modo per farci credere che è di buon'umore ed è soddisfatto della sua performance.
Un altro dei suoi giochetti di prestigio mal riusciti...
Perché è chiaro che se "duello" c'è stato, quel duello lo ha vinto Floris.
Due i motivi del suo successo.
Il primo risiede nell'aver centrato l'intervista su un punto chiave.
Berlusconi ha sempre detto che, essendo il miglior imprenditore italiano è, automaticamente, il migliore dei leader possibili.
Floris ha semplicemente smontato questo assioma.
Perdendo sistematicamente per strada tutti i suoi alleati, ha sostenuto il conduttore, il Cavaliere ha dimostrato in maniera lampante - a tutti fuorché a se stesso, beninteso - la differenza che esiste tra un imprenditore, che può fare a meno del consenso dei suoi collaboratori, e un politico che invece deve trovare delle mediazioni con i compagni di strada per realizzare le cose che ha in mente.
Non è casuale l'indulgenza di Berlusconi nei confronti di Mussolini: più volte, in questa campagna elettorale, Berlusconi ha chiesto a gran voce, per governare al meglio il paese: un consenso plebiscitario.
Cioè qualcosa di cui, dopo avere diviso per anni il paese e avere fatto di questa divisione il suo "marchio di fabbrica", non disporrà mai.
La seconda scelta vincente di Floris è stata la scelta di dare ritmo all'intervista, evitando i toni dell'invettiva che aveva scelto invece Michele Santoro nella famosa puntata di Servizio Pubblico.
Ecco un esempio (che riguarda tra l'altro proprio il tema delle alleanze)
F.: «Gli alleati li sceglie lei?»
B.: «No, sono quelli sul campo»
F. «Ma allora che squadra è? I candidati la possono tradire, gli alleati non li sceglie lei…»
B.: «Sono gli alleati che mi consente il sistema»
F.: «Ma la legge elettorale l’ha fatta lei»
B. «No non l’ho fatta io. La volevo cambiare».
F.: «Perché non l’ha cambiata?»
B. «Perché c’era un alleato che me l’ha impedito».
F. «Lo stesso alleato che si porta?»
Ma lo scambio più efficace è senz'altro questo:
B.: «Sono stato classificato come il miglior imprenditore italiano del dopoguerra».
F.: «Da chi?»
(f.Agorà Vox)
Un taglio delle tasse impossibile e promesso per quasi venti anni
Quella della riduzione delle tasse è una carta stupefacente e vecchia giocata per 19 anni dal bugiardo Berlusconi. Ecco la sua storia :
3 gennaio 1994: «Serve un tetto fiscale da inserire in Costituzione».
8 marzo 1994 : «Se davvero vogliamo combattere l’elusione e l’evasione dobbiamo renderle meno convenienti, il che impone la rinunzia ad aliquote eccessivamente punitive. Noi abbiamo indicato nel 30 per cento il valore accettabile».
5 marzo 1996, Tax Day a Milano: «Ci vuole un’aliquota media del 30 per cento. Ognuno di noi è disposto a pagare il 33 per cento di ciò che guadagna. È una regola che definirei quasi naturale». Propone l’«abolizione dello scontrino fiscale». Perde le elezioni.
maggio del 1999 secondo Tax Day per rilanciare «la riforma copernicana del fisco». 26 febbraio 2000 Professional Day : «Un’area di esenzione totale per le famiglie più povere, con redditi fino a 20 milioni, una aliquota del 23 per cento per i redditi fino a 200 milioni ed un’altra, unica, per i redditi superiori ai 200 milioni».
2001 precisa il «traguardo: un prelievo pari al 33-34-35 per cento».
Vince coi manifesti «Meno tasse per tutti». A giugno conferma la riduzione ma «con gradualità». A settembre segnala che «la pressione fiscale cala dal 42.2 al 41.9 per cento». Nel maggio del 2002 annuncia che «dal 2003 andranno giù sia Irpef che Irpeg». Il 30 settembre, presentando la Finanziaria, è più generico: «La pressione fiscale sarà ridotta di un punto», però «entro il 2006» ci saranno «due sole aliquote, al 23 e 33 per cento».
febbraio 2004 sulle tasse specifica : «ci vorranno una o due legislature». I sondaggi vanno giù. Ad aprile rilancia: «La maggior parte dei cittadini ricadrà sotto l’aliquota del 23 per cento». Il 5 maggio assicura che la riduzione delle aliquote sarà varata «nei prossimi giorni in consiglio dei ministri».
22 di ottobre 2004 : «Come sapete le aliquote fiscali si ridurranno a tre: 23, 33 e 39 oppure 42 per cento». Si fa tutto a gennaio, garantisce. Il 10 novembre rinvia la riforma al 2006 perché «non ho il 51 per cento della coalizione». Si sono opposti Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Il giorno dopo la «colpa è del debito».
22 novembre 2004 : «la copertura per la riduzione fiscale c’è», scrive sul Foglio. Il 25 conferma che le aliquote saranno tre, «al 23, 33 e 39 per cento». Si faranno ritocchi minimi.
dicembre 2005, Berlusconi è sconsolato: «La riduzione delle tasse c’è stata ma non quanto era nelle nostre speranze».
Nel 2008 sfida Walter Veltroni. Il 15 marzo spiega che servirebbe «una rivoluzione totale del nostro sistema fiscale». Il 28 marzo dice di «un traguardo che vorremmo raggiungere: l’aliquota massima al 33 per cento». Il 31 marzo il traguardo «è possibilissimo».
6 aprile 2008 riconsidera l’obiettivo: «Vogliamo far scendere la pressione fiscale sotto il 40 per cento e poi di portare l’aliquota massima al 33». Vince. Il 1° ottobre fissa nel 2011 l’anno in cui ci sarà «un 10 per cento di tasse in meno».
Non se ne parla più fino al gennaio 2010: la riforma fiscale «si può fare entro l’anno». Il 13 gennaio aggiusta: «Spero possa essere sufficiente un anno, ma è un lavoro improbo». Il 12 marzo 2011 «ci stiamo lavorando». Il 12 maggio la crisi «impedisce la riduzione».
Il 19 dello stesso mese è sicuro di «abbattere le aliquote fiscali, come era nel nostro programma del ’94». Il 21 giugno esulta: «Ridisegneremo l’impianto delle aliquote, saranno solo tre rispetto alle attuali cinque, e più basse». È un’estate difficile, di ritocchi ai conti, manovre correttive una dietro l’altra. A novembre, Berlusconi lascia a Mario Monti.
2 gennaio 2013, a SkyTg24: «Abbassare la pressione fiscale al 33 per cento? Non l’ho mai promesso, assolutamente. Anche perché è impossibile».
Estratto da :La Stampa.it
COMPAGNI , ATTENTI CHE NON POTREMO PIU’ NEANCHE DARCI ALL’IPPICA
e se il malefico nano la spuntasse ancora ?
di Caranas
E’ evidente che un politico di successo, conclusa la sua carriera da parlamentare, finisce per diventare un depresso . In questo momento penso a Scajola e a tanti altri rimasti fuori dal giro . Ma presto ( e sinceramente spero ardentemente di no) , anche Bersani, se continua a farsi fregare punti dal cavaliere puttaniere, potrebbe rimanere scottato e fare un pensierino sull’ippica.
Vi ricordate la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto ? Eravamo nel 1994 , la svolta della Bolognina, il crollo della Prima Repubblica, la tempesta di tangentopoli, la fuga dei politici, il debito pubblico alle stelle, i magistrati che scendevano in politica, le elezioni alle porte, il Pds che volava nei sondaggi, le piazze piene, il baffetto di Achille che pregustava il successo della sua Alleanza progressista e poi ?
C'è scuderia e scuderia. C'è quella che odora di banche e quella che odora di pezze al culo che non ha ancora finito di piangere i tanti suicidati a causa del malgoverno e della crisi.
Comunque vada , spero che col 25 febbraio prossimo non nasca una nuova storia di ex compagni per future corse e gran premi che porti appresso un corollario di piccoli e grandi «se c'avessimo pensato prima...».
Trattativa Stato-mafia, depone Brusca: “Per Mancino il papello di Riina”
Il pentito di Cosa nostra depone al processo di Palermo in videoconferenza dall'aula bunker di Rebibbia a Roma. E indica nell'ex ministro dell'Interno il "destinatario finale" delle richieste del boss corleonese per far cessare le stragi nel '92-93. "La mafia ipotizzò di uccidere Di Pietro e Martelli"
“L’ultimo destinatario del ‘papello‘ di Totò Riina era Nicola Mancino“, allora ministro dell’Interno. Lo ha detto in aula il pentito di mafia Giovanni Brusca, nell’udienza preliminare per la trattativa tra Stato e mafia in corso a Palermo. Brusca, che viene sentito per ragioni di sicurezza in trasferta, nel carcere romano di Rebibbia, è stato citato dal gup Piergiorgio Morosini che nell’ultima udienza ha disposto integrazioni probabtorie.
Il boss ha ribadito quanto messo a verbale durante le indagini anche rispetto a un altro imputato del processo trattativa, l’ex ministro Dc Calogero Mannino. “Nel 1992 Totò Riina, tramite Salvatore Biondino, mi diede l’incarico di uccidere Calogero Mannino, ma poi l’incarico mi venne revocato”. Secondo i magistrati l’incarico venne revocato perché Mannino, sentendosi appunto in pericolo dopo l’omicidio Lima, sarebbe stato tra i protagonisti della trattativa tra Stato e mafia per fare cessare la strategia stragista di Cosa nostra.
ALLORA ERA VERO : RAZZI SI FA I RAZZI SUOI
Almeno il 23 % degli italiani, quelli che generalmente vengono chiamati italioti, è affetto dal morbo di Alzheimer e questi sono anche ciechi visto che non ricordano e non vedono facendo risalire il PdL a cinque punti dal PD in poche settimane, come dire ? Banderuole !
Ricordate Razzi, ? quello che salvò Berlusconi insieme a Scilipoti ( due regalini del superattento Di Pietro, vista la provenienza di entrambi dall’IDV), ma questo non fa storia se penso ad Inchino ex PD, un altro che si inchina a 90 °), ebbene entrambi hanno ricevuto da Berlusconi il pagamento della cambiale : Razzi candidato PdL in Abruzzo e Scilipoti là dove l’Italia (non unica), scarica i rifiuti tossici , cioè in Calabria . Comunque sia Bindi docet.
Razzi disse che il 14 dicembre 2010, salvando Berlusconi, aveva pensato "ai cazzi suoi", che altrimenti "gli si inculavano la pensione". Il Cavaliere d'altro canto lo definì "un esempio, un cavallo di razza della politica italiana". Ed eccolo di nuovo a fregarci i soldi che paghiamo con le tasse , ecco a voi Antonio Razzi, ex Idv, candidato alla Camera dei Deputati con il Popolo della Libertà.
LA RIMONTA DI BERLUSCONI ( vista da Caranas)
Senza Berlusconi, il Pdl era al 14 per cento. Poi è tornato Berlusconi, ed è salito al 15. Poi Berlusconi ha detto di essersi fidanzato con una ragazza bella dentro ed è salito al 17. Poi è andato da Santoro a spolverare la sedia di Travaglio ed è salito al 19. Poi ha detto che il Duce aveva fatto molte cose buone ed è salito al 21. Poi ha comprato Balotelli ed è salito al 23. Domani si alza i tacchi di cinque centimetri e vince.
I numeri nudi e crudi sono questi: a inizio dicembre 2012 il PDL si attesta in media poco sopra il 15% mentre il 20 gennaio, a un mese dalle elezioni arriva poco sopra al 18%. Insomma sembra che i numeri avvalorino la tesi della rimonta di Berlusconi anche se non nella misura propagandata dall’ex-premier. Tre punti percentuali (ri)guadagnati in 2 mesi sono un bel bottino in effetti, ma se il trend rimanesse quello attuale, a fine febbraio arriverebbe a sfiorare il 20%, un risultato discreto ma che certo non gli permetterebbe di vincere le elezioni ma al massimo privare il centrosinistra della maggioranza assoluta al Senato.
SALTATO IL CONFRONTO A SEI SULLA RAI
Forse avrebbe partecipato anche il refrattario Beppe Grillo, che di recente ha reso noto di voler tornare in televisione durante la settimana che precede la tornata elettorale.
Ma alla fine il confronto televisivo a sei, avanzato da Pier Luigi Bersani, non si concretizzerà né in Rai, né altrove. Peccato, perché avevano accettato tutti, o quasi: Antonio Ingroia, Oscar Giannino e Mario Monti, nonostante si sia reso disponibile quasi contestualmente allo svanire delle trattative. Berlusconi non si era espresso direttamente, al suo posto lo ha fatto Paolo Bonaiuti che oggi è tornato ad attaccare il Pd, accusandolo di «cambiare idea tutti i giorni». Il Pdl ha indirettamente declinato l’invito, richiamando il regolamento della Vigilanza Rai che prevede la partecipazione al confronto dei soli leader delle coalizioni che, di fatto, escluderebbe la presenza di Ingroia, Giannino e Grillo, rispettivamente leader di Rivoluzione Civile, Fare per Fermare il Declino e Movimento5Stelle.