VALENTINA VLADIMIROVNA TEREŠKOVA PRIMA COSMONAUTA VERO ESEMPIO DI EMANCIPAZIONE FEMMINILE
26 Novembre 2014 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'
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Valentina era una semplice operaia tessile con la passione per la tecnica e il volo. Studiando dopo il lavoro (perché in Unione Sovietica si usava così) un operaio non era condannato a restare tutta la vita alla catena di montaggio, ma con l’aiuto dello Stato che permetteva loro di studiare gratuitamente, un’operaia tessile poteva diventare cosmonauta. Superò tutti gli esami e gli addestramenti necessari per arrivare ad una meta che allora era impensabile per le donne del resto del mondo. Nel 1966 diventò membro del Soviet Supremo e nel 1974 entrò a far parte del suo direttivo; dal 1976 in poi fu vice presidente della commissione per l’educazione, la scienza e la cultura dell’URSS.
La carriera di Valentina era davvero espressione delle posizioni avanzate che le donne sovietiche avevano conquistato dalla Rivoluzione d’Ottobre in poi come: la parità con gli uomini nell’istruzione e nel lavoro e la possibilità di ricoprire ruoli decisivi in ogni campo della società sovietica. Le donne dell’URSS potevano decidere di abortire e farlo assistite negli ospedali fin dal 1920. L’astensione per maternità era di 1 anno, l’assenza dal lavoro per malattia dei figli era permessa fino al compimento del 12 anno del minore. Avevano la garanzia assoluta di usufruire di asili nido fin dal temine dell’astensione per maternità e, come tutti i lavoratori, potevano, durante le ferie, usufruire di case-vacanza gratuite.
Il viaggio di Valentina prima donna nello spazio si trasformò in un’odissea che per poco non si concluse tragicamente con la navicella sparata verso l’infinito. Il ritorno a terra poi fu particolarmente brusco tanto che si rese necessario «girarlo» di nuovo per i cinegiornali dopo un soggiorno della protagonista in ospedale. A 70 anni appena compiuti Valentina Tereshkova, la prima donna nello spazio, ha deciso di raccontare la verità su quel viaggio che si inquadrava nella lotta senza quartiere che le due superpotenze avevano ingaggiato anche fuori dall’atmosfera terrestre.
Così, in un clima di contrapposizione estrema (perfino sui termini: cosmonauti per l’Urss, astronauti per gli Usa), l’exploit di Valentina «doveva » essere un successo come lo erano stati quelli di Yuri Gagarin due anni prima e della cagnetta Laika nel 1957. In un’intervista a Komsomolskaya Pravda la Tereshkova racconta che all’inizio il lancio, quel 16 giugno 1963, era andato bene. «Fino all’ingresso nell’orbita terrestre» ha spiegato. Dopo una trentina di giri intorno alla Terra, però, i tecnici si accorsero di un tragico errore. La navicella Vostok, con le sue orbite, «si stava allontanando dal pianeta e non avvicinando». Presto sarebbe sfuggita alla attrazione terrestre per perdersi nello spazio. Dal centro di controllo furono impostate le necessarie correzioni. Ma i guai per la povera Valentina non finirono.
La navicella era minuscola, lei rimase legata al sedile con la tuta e il casco addosso per tutte le 70 ore e 50 minuti del volo. L’assenza di peso la faceva star male. «A un certo punto ho vomitato», ha raccontato. Il secondo giorno ha iniziato a farle male la gamba destra, al terzo il dolore si era fatto insopportabile. Il casco premeva su una spalla, un rilevatore sulla testa le causava un continuo prurito, le condizioni all’interno della tuta col vomito e tutto il resto si posso solo vagamente immaginare. Le navicelle Vostok non erano in grado di assicurare la sopravvivenza dei cosmonauti al momento dell’impatto con la superficie terrestre. Così, dopo il rientro, Valentina fu «sparata fuori» da una carica esplosiva, come avviene sui jet in caso di emergenza.
«Ero terrorizzata mentre scendevo col paracadute », ha raccontato. «Sotto di me c’era un lago e non la terra ferma. Ci avevano addestrato a questa eventualità ma non sapevo se avrei avuto la forza necessaria per sopravvivere». Il vento, fortunatamente, la spinse via. Ma nell’impatto Valentina sbattè la faccia contro il casco e si provocò un gran livido sul naso. Era dolorante, sporca, semisvenuta e venne portata subito in ospedale. Ma per l’onore dell’Unione sovietica il rientro della prima donna dallo spazio doveva essere trionfale. Così, appena si riprese, fu riportata nella stessa zona con una tuta immacolata e pronta a esibire il suo miglior sorriso per le cineprese. Cinque mesi dopo il Segretario generale Krusciov potè annunciare al mondo un altro colpo a sorpresa: il primo matrimonio tra cosmonauti.
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“ Non c’è verso ” è una silloge di poesie intensa, sincera, pura, in cui non c’è spazio per momenti che vogliono essere celati o tenuti per sé. Nel libro si avvertono frequentemente momenti di buio, ma quasi sempre seguiti da una piccola luce in fondo al tunnel. Una poesia non va spiegata diceva Pablo Neruda: "Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla." , ai lettori resta l’interpretazione. ( Nicoletta Mandaradoni )
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