Cinque cose che direi a un esordiente della scrittura
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Suggerimenti e consigli per chi si vuole mettere a scrivere, da uno che fa l'editor da anni
Matteo B. Bianchi
Impara a leggere - Cerca il confronto - Non sei Hemingway (o perlomeno, non ancora) – Sbaglia - Non pagare
Da anni, tramite una rivista on line e l’attività di editor presso diverse case editrici, mi occupo di esordienti. Col tempo ho imparato a capire che le richieste che un aspirante scrittore pone sono sempre le stesse, così come lo sono gli errori e le ingenuità che commette. Basandomi sulla mia personale esperienza ho deciso quindi di condensare in cinque punti quelli che mi sembrano i suggerimenti fondamentali da fornire a chi stia muovendo i primi passi in ambito editoriale.
Il tono brusco è voluto.
1 - Impara a leggere
Non è una battuta, lo so che sai già leggere, ma se intendi dedicarti alla scrittura è bene che impari a dedicarti alla lettura con occhi diversi. Comincia a leggere non più (o non solo) per il piacere di farlo, ma con lo sguardo del ricercatore: perché questo incipit funziona bene? cosa mi è piaciuto di questo dialogo? perché l’autore ha voluto raccontarmi questi particolari a prima vista insignificanti sul suo protagonista? perché il romanzo è diviso in capitoli così brevi? Fatti delle domande, indaga il testo come se fosse un gioco di cui nessuno ti abbia spiegato le regole e toccasse a te scoprirle. Riprendi i tuoi due o tre racconti preferiti e ricavane lo schema che l’autore ha utilizzato. Poi copialo brutalmente, scrivi un tuo racconto ripercorrendo le stesse mosse. Alla fine lo butterai via, ma avrai imparato un sacco di cose.
Scrivere è come correre: richiede tecniche e allenamento.
Chi crede che per produrre un romanzo basti mettersi alla tastiera e seguire la propria mirabolante ispirazione è semplicemente uno sprovveduto.
2 - Cerca il confronto
Scrivere è una delle attività più solitarie al mondo. E non c’è soluzione, né alternativa: puoi contare solo su te stesso e la tua passione.
Detto ciò, chiunque di noi (e a qualunque livello) ha bisogno di pareri sul proprio lavoro per comprendere se sia riuscito o meno. Prima (e sottolineo vivacemente prima) di aspirare alla pubblicazione, aspira al confronto. Fai leggere le tue cose e non alla ricerca di complimenti, ma di critiche. Fatti dire quello che non funziona e lavora per migliorarlo. È importante ottenere dei pareri oggettivi, non mediati dall’affetto di amici e fidanzate. Più estraneo è il lettore, più brutale e onesto sarà il suo parere. Esistono decine di riviste letterarie, in rete e cartacee, è importante (anzi, dal mio punto di vista, è necessario) conoscerle, frequentarle, leggerle. I redattori di queste riviste sono un interlocutore ideale e privilegiato: manda i tuoi testi a chi, per scelta e per passione, si occupa di narrativa giovane italiana.
Inoltre è importante anche il confronto simbolico: impara a leggere altri esordienti, vedi quello che l’editoria sta pubblicando in questo momento, se c’è già qualcuno che sta raccontando le storie che hai in mente tu, se il tuo punto di vista è davvero personale.
3 - Non sei Hemingway (o perlomeno, non ancora)
Per quanto dotato di talento, nessun autore produrrà testi memorabili al primo tentativo. Purtroppo molti sono convinti del contrario.
Ogni tanto mi capita di ricevere mail del tenore di: “Ciao, ho scritto due racconti, ma prima di mandarteli in lettura vorrei sapere come posso depositarli per garantirmi che non vengano copiati e pubblicati da altri”. Mi sembra un approccio alquanto scorretto. Punto primo, mi stai implicitamente dando del ladro, se prima di inviarmeli già temi che possa rubarteli. Punto secondo, hai scritto due racconti in vita tua e già pensi che siano opere tali che un professionista voglia pubblicarli a nome proprio? Complimenti per la modestia.
A quanto mi risulta, i casi di plagio letterario sono rarissimi e quasi mai riguardano testi di esordienti (il caso più frequente è quello di coloro che inseriscono nel proprio libro pagine estratte da un libro altrui, spesso straniero e mai tradotto nel proprio paese). Stai tranquillo, il tuo genio è salvo. E comunque con una mail del genere hai solo fatto la figura dell’arrogante, non di colui che vuole consigli e critiche per migliorare.
4 - Sbaglia
Non avere paura degli errori. Tutti noi abbiamo scritto stralci di romanzi orrendi, racconti che non andavano da nessuna parte, poesie indegne di essere chiamate tali: ma questi vergognosi tentativi almeno ci hanno fatto prendere dimestichezza con la scrittura e ci hanno aiutato a capire quali passi falsi evitare in futuro. Il problema non è sbagliare, ma non fare tesoro di queste cadute.
Ricorda: scrivere significa soprattutto riscrivere.
Quando ricevi pareri negativi, non offenderti. Anzi, impara ad ascoltare e a capire perché il tuo lavoro non ha funzionato. Le critiche, se sensate e precise, ti aiutano a capire la strada quando l’hai perduta. O, meglio, ti indicano la strada che devi ancora trovare.
5 - Non pagare
La regola aurea: non pagare MAI.
È davvero molto semplice: se c'è una richiesta di denaro, allora è una truffa. Che si tratti di un concorso letterario, un festival, una rivista, una piccola casa editrice, non fa differenza. Pagare significa solo soddisfare la tua vanità e ci sono decine di presunti editori felici di donarti l'illusione di un libro col tuo nome in copertina a fronte dell'esborso di migliaia di euro.
Anche su questo tema mi capita di ricevere mail di un’ingenuità spiazzante: “La casa editrice “Prestigio” mi ha chiesto dei soldi per pubblicare il mio romanzo, ma sono persone serie...”. Sei liberissimo di crederlo, ma non pretendere che lo faccia anch’io.
Una casa editrice seria seleziona pochi testi in un anno e investe su quelli. Non chiede denaro all'autore, al contrario è pronta a corrispondergli diritti d'autore e (talvolta) anche un anticipo sulle vendite.
Chi pretende un contributo economico già copre le spese e ricava un guadagno. Perché dovrebbe anche preoccuparsi di distribuire il libro e promuoverlo? Non ne ha alcun interesse.
Ciò che molti esordienti ignorano è che il vero risultato non è essere pubblicati, ma avere una distribuzione. Qualunque stampatore è in grado di produrre un libro. Una casa editrice seria non solo lo stampa ma lo rende disponibile nelle librerie di tutto il paese.
Solo attraverso una regolare diffusione il tuo romanzo potrà aspirare al destino per il quale hai lavorato così tanto: finire nelle mani dei lettori.
Almeno su questo, credimi.
(f.linkiesta.it)