Vendola è scoppiato prima di Berlusconi
21 Giugno 2014 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA
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Un anno fa, uno (Pier Luigi Bersani) smacchiava e l'altro (Nichi Vendola) straparlava, come, del resto, aveva fatto per almeno un decennio, con inspiegabile ma anche crescente successo. Sembra che da allora sia passato un secolo. Bersani è scomparso. Vendola invece si è inabissato adesso.
Lo hanno abbandonato bruscamente anche i cofondatori Sel. Pezzi grossi, sia pure di un partito piccolo. Lo hanno fatto così, su due piedi. Senza nemmeno dargli i 15 giorni che pure spettano anche alle colf immigrate senza permesso di soggiorno. Si spengono quindi le luci di uno spettacolo che è durato fin troppo. Vendola infatti era un leaderino compiaciuto di sé e pieno solo di parole. Non aveva soluzioni per niente. Eppure, inspiegabilmente, teneva la scena. Sapeva infatti inanellare, senza evidente fatica, dei periodi privi di significato ma che lenivano come dei mantra. Aveva un suo pubblico, certo. Piccolo, ma disposto a seguirlo, annuendo. La sua prosa era soffice e dolciastra come il fumo dell'hashish. Intorpidiva, rassicurando. Era un sogno. Una «narrazione» come diceva spesso Vendola anche se non ho mai capito che cosa, con questa parola, volesse dire esattamente.
Sentiamolo: «La soluzione ai problemi non la troviamo se ci sediamo attorno a un tavolo noi che siamo portatori di codici criptati. Noi abbiamo bisogno di fare alleanza fuori da questo tavolo con quei soggetti sociali che, per esempio, si arrampicano sui tetti» (27 novembre 2011). Avete capito? Io no.
E ancora, è sempre Vendola che parla: «La cosa che mi stupisce di più del degrado della nostra civiltà politica è la progressiva scomparsa del mappamondo» (16 dicembre 2011). Non basta: «Le mie uniche polemiche, da bambino, erano contro Babbo Natale perché trovavo che avesse una concezione castale dei bambini» (4 agosto 2010).
In condizioni normali, uno che parla in pubblico in questo modo viene avvicinato con cautela e portato via. Vendola invece ipnotizzata il suo pubblico che, sgomento da come va il mondo, preferiva cullarsi in una nenia che si dichiarava rivoluzionaria ma che se avesse tentato di fare una rivoluzione vera sarebbe stata schiantata con un dito.
Resta un mistero. Non sul perché Vendola sia finito adesso, ma come mai sia durato fino ad adesso.
[di Pierluigi Magnaschi (ItaliaOggi)]
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“ Non c’è verso ” è una silloge di poesie intensa, sincera, pura, in cui non c’è spazio per momenti che vogliono essere celati o tenuti per sé. Nel libro si avvertono frequentemente momenti di buio, ma quasi sempre seguiti da una piccola luce in fondo al tunnel. Una poesia non va spiegata diceva Pablo Neruda: "Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla." , ai lettori resta l’interpretazione. ( Nicoletta Mandaradoni )
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