IL PAESE CHE AMAVA E' ORA UN PAESE DI MERDA
La parabola è completa. La storia ha un inizio e una fine, coerenti. L’epopea di Silvio Berlusconi comincia con «l’Italia è il paese che amo», recitato a beneficio di milioni di italiani. Finisce diciassette anni dopo con «vado via da questo paese di merda», soffiato con rabbia a un Lavitola, trafficone di palazzo in odore di galera, sfidando probabilissime intercettazioni.
La sconfitta di Berlusconi e dei tanti, tantissimi, che hanno creduto in lui, è ristretta fra queste due frasi diversamente storiche. Perché non c’è ragione di dubitare della sincerità dell’uomo: l’Italia che si accinge a lasciare (volontariamente o no) è in effetti come la definisce lui. Un paese di merda. Dal suo punto di vista, e purtroppo anche dal punto di vista della grande maggioranza degli italiani.
La nemesi vuole che il rancoroso addio trapeli mentre l’ultimo governo Berlusconi mastica orrende minacce agli evasori fiscali: come si vendica, la storia.
Naturalmente noi qui, come tanti altri, pensiamo che la responsabilità del degrado allo stato fecale sia dell’uomo che ha tanto dominato, governando così poco. Berlusconi non ha mai neanche provato a cambiare l’Italia, a renderla diversa fosse pure secondo le sue idee. Non ha mai avuto coraggio, voglia di rischiare, ha sempre giocato solo sul sicuro usando denaro e carisma per l’esclusiva difesa di sé.
«I cazzi suoi» non va a farseli adesso su un’isola caraibica: se li è sempre fatti.
Per questo al suo disprezzo risponde ormai un disprezzo ancor più grande. Non solo di chi l’ha combattuto, ma di chi gli ha creduto, è stato ingannato, e ora rimarrà in questo paese maleodorante.
(Stefano Menichini)
Animali bisex, ma non contro natura
Joan Roughgarden, professoressa di biologia della Stanford University, ha applicato la teoria dei giochi al calcolo dei vantaggi selettivi dell’esprimere comportamenti omosessuali.
Oltre agli umani, l’omosessualità è documentata in 450 diverse specie di vertebrati, dai pinguini ai macachi. Lei è convinta che non sia una deviazione o un errore genetico, ma un carattere con vantaggi evolutivi. Lo dice su Science e in un libro: Evolution’s Rainbow.
I maschi delle giraffe fanno orge, come le orche. Le femmine di macaco hanno frequenti incontri lesbici, le bonobo anche ogni due ore. I maschi di bonobo si massaggiano i genitali a vicenda, un po’ spinto come grooming, non trovate?
Nella società occidentale si ritiene che l’omosessualità sia una deviazione culturale o genetica. Se fosse culturale, dovremmo poter parlare di “influenze sociali e cultura” anche per capre, cigni e pinguini, ma se essa fosse solo un difetto genetico (che tende a non trasmettersi di genitore in figlio, viste le preferenze sessuali dei portatori) non sarebbe così comune.
La pressione di mutazione (la velocità con cui caratteri devianti compaiono in una popolazione per mutazione genetica naturale) è anomala di 3 o 4 ordini di grandezza.
Fino ad ora la teoria su cui si basavano le spiegazioni dei comportamenti sessuali animali era quella della selezione sessuale di Darwin.
La teoria , detto in soldoni, dice che i maschi sono in competizione tra di loro per piacere alle femmine e per avere rapporti con il maggior numero di femmine possibile. I maschi investono energie in combattimenti e nel farsi crescere caratteri sessualmente attraenti come le corna del cervo o le piume del pavone. Le femmine, che investono le loro energie nel fare i piccoli, cercano di concedersi solo ai maschi migliori.
In questa teoria non avrebbe senso che gli animali sprechino energie e fluidi riproduttivi in comportamenti amorosi con partner dello stesso sesso. Un tale spreco avrebbe avvantaggiato (e selezionato) gli individui che non vi ricorrevano, portando all’eliminazione dei “geni omosessuali”.
La spiegazione della presenza di così tanti animali in cui atteggiamenti omosessuali sono diffusi, va cercata nella selezione di gruppo (non in quella dei geni egoisti del singolo). Gruppi con forti relazioni omosessuali sono più pacifici e meno stressanti di quelli che si limitano a relazioni eterosessuali.
Gli individui che vi appartengono “godono” di più e i gruppi orgiastici sono più uniti degli altri. Come conseguenza questi comportamenti portano un vantaggio sia individuale che di gruppo. In termini di sopravvivenza evolutiva: hanno più successo.
Joan Roughgarden è convinta che gli animali usino il sesso per scopi sociali, non riproduttivi, ed è convinta che l’omosessualità sia un pregio, non un difetto o una aberrazione. Nella società umana non si usano (pubblicamente) i rapporti sessuali per creare legami e c’è una forte separazione (culturale) tra etero e omo. La Roughgarden crede che ciò sia innaturale e che nel giro di 50 anni la netta separazione si dissolverà.
Sparisce un cane della Brambilla e lei mobilita una squadra di detective
Il ministro mobilita Lecco per la scomparsa dell’animale
L’amore per i cani, si sa, porta a qualche eccesso. Specialmente per una persona che vive con 15 cani e 27 gatti, oltre a quattro cavalli, due asini, sette capre, sei galline e duecento piccioni. Per questo Michela Vittoria Brambilla ha mobilitato mezzo mondo a Calolziocorte, ridente cittadina di 14mila abitanti in provincia di Lecco. Scrive Repubblica:
La vera notizia è che per cercare il meticcio, da due giorni, e cioè da quando Sami ha lasciato la villa della responsabile del Turismo, è entrata in azione una specie di task force. Un’unità di emergenza composta da: detective salva-cuccioli (due professionisti e un setter irlandese specializzati nella ricerca di animali smarriti attraverso infrarossi, luminol e tecniche da Csi), decine di volontari e, ovviamente, impegni istituzionali permettendo, la stessa Brambilla. La quale dopo aver ingaggiato i Pet Detective — due educatori cinofili bergamaschi, i primi e unici acchiappanimali (è anche il nome dell’organizzazione) operativi in Italia — e dopo avere attivato tutte le risorse utili al ritrovamento del cane, avrebbe allo stesso tempo preferito che non si conoscesse l’identità della proprietaria. Perché ?
Fuscaldo ... breve cronaca di una morte annunciata
Dio è perfetto, quindi non può migliorare, gli uomini sì
di Carmelo Anastasio
L’unico modo per non temere la morte, per l’intera comunità di un piccolo paese in declino è non pensarla, non crederci, tirare a campare . Così mi è sembrato in questa lunga estate fuscaldese, così appare sin dal bivio della Madonnella. Il cittadino comune se ne frega, le volta le spalle, anche se lei è ovunque , in ogni strada , in ogni vineddra, in ogni casa , chiesa, catoio, non accorgendosi però che non si può voltare le spalle a ciò che è ovunque.
Oggi, in ogni istante vissuto a Fuscaldo, la trovi sempre lì ad accompagnare la tua triste ombra , muta e nascosta; non parla e si nasconde , come il teschio sotto la pelle , con quel ghigno sempre uguale.
Immerso in quella solitudine , fermo o in cammino sotto la canicola, non puoi non pensarci . Ogni immagine, ogni evento, ogni pietra, diventa sinonimo di perdita degli occhi che, per quanto possano esser belli, non sopravvivranno ai denti (per chi ancora ne ha ) che invece andranno ad arricchire quel ghigno mortale.
Non cambia nulla a Fuscaldo, la curva di Gauss ha già superato il limite centrale degli errori e ora quel destino mortale corre lentamente in discesa. Non c’è mutamento di stagione in senso politico, , e persino i morti , nell’accidia più che comune in alcuni paesani, nell’indolenza noiosa, vengono buttati ingenuamente in politica.
Comare morte salta in ogni stanza, in ogni angolo, minacciosa col suo peso di bara, a nulla servono gli scuotimenti d’avviso. Fuscaldo è lì appisolato su quel dorso di vacca, non si sveglia. A nulla serve il lavoro dei giusti, dei singoli e delle associazioni di volontariato, sono solo mosche che si avvicinano con doloroso stupore a quel teschio di fantasma.
Il basso e l’alto della vita di Fuscaldo è tagliato ; strana giostra di legami e libertà. Sarà sufficiente portare alla Marina la caserma, poi si potrà avvertire il prete per celebrare le esequie di questo paese . Allora, uomini e donne, poveri e ricchi, vivi e “morti” non potranno più sognare. Neanche in una clinica svizzera. Quella se la può permettere solo Bossi.
L’inferno è cominciato da un pezzo. E forse non c’è più neanche la voglia di tornare in paradiso né con madonne , né con San Giacomo.