Colpi di coda
12 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA
di Andrea Sarubbi (deputato PD)
L’immagine di Mario Monti che stamattina ha messo piede nell’emiciclo del Senato, nell’indifferenza generale di un’Aula che continuava a chiacchierare, mi ha colpito parecchio.
Per attirare l’attenzione dei senatori presenti c’è voluto il momento solenne della nomina, che in realtà ha segnato anche l’ingresso in politica dell’uomo che tra poche ore potrebbe essere chiamato a guidare l’Italia. Il professore ci è entrato in punta di piedi, e questo mi è piaciuto molto; spero ora che non faccia sconti a nessuno, che non si lasci imbrigliare, che non disperda questo tesoretto di carisma che si è portato dietro. Che scelga, insieme a Napolitano, le persone migliori per affrontare questo momento. Che non ceda al ricatto di quelli che vorrebbero salvare la poltrona e di quelli che vorrebbero conquistarne una. Che spalanchi le finestre del Parlamento e porti un po’ d’aria nuova, perché il maxiemendamento approvato oggi dal Senato è l’ultimo respiro di una politica senza polmoni.
Tra i miei limiti c’è quello di non essere un luminare in materia di bilancio. Ma mi pare che la decisione del governo uscente di chiedere ai Comuni di concorrere all’abbattimento del debito pubblico sia una roba assolutamente miope: chi ha una minima esperienza di amministrazione locale sa bene che già l’attuale patto di stabilità metteva nei guai i Comuni virtuosi, ossia quelli che avevano i soldi in cassa e non potevano spenderli; ora si arriverà probabilmente al punto in cui gli enti locali non potranno neppure chiedere mutui per rifare una strada, o costruire una scuola, perché il diktat è quello di contenere le spese. Contemporaneamente, però, in un comma arriva una legge mancia da 150 milioni di euro (il triplo dell’anno scorso), che deputati e senatori – il più delle volte membri della Commissione Bilancio – si divideranno con il Cencelli alla mano per finanziare qualche progetto nei collegi elettorali di appartenenza. Morale della favola: se il Comune di Vattelapesca ha i soldi in cassa, non può inaugurare il parco giochi per bambini perché il patto di stabilità glielo proibisce; se quello di Roccacannuccia vuole accendere un mutuo per costruire il centro anziani, non può farlo perché il maxiemendamento glielo vieta; se quello di Spilimbergo ha un senatore autoctono e smaliziato, invece, trova i 50 mila euro per la fontana senza troppa fatica. Finita qui? No, perché tra gli ultimi colpi di coda di questa fase buia c’è un altro provvedimento difficilmente perdonabile: l’abolizione del catalogo nazionale delle armi, inserita a tradimento nel capitolo delle semplificazioni da un colpo di mano della Lega, che ci stava provando da 3 provvedimenti ma non c’era mai riuscita finora. È un provvedimento che non fa risparmiare mezzo euro alle casse pubbliche, ma che – come hanno denunciato gli stessi sindacati di polizia, con grande preoccupazione – toglie allo Stato il controllo delle armi circolanti nel Paese e rischia di far crescere i livelli di violenza in Italia, abolendo la distinzione tra armi da guerra e armi comuni da sparo e rendendo possibile anche la circolazione di quelle attualmente non omologate. A chi giova tutto questo? Alla lobby delle armi, naturalmente, che ha i suoi principali interessi nelle roccaforti leghiste: 9 delle prime 11 fabbriche di armi italiane hanno sede in provincia di Brescia, quasi tutte in val Trompia, dove si stanno stappando bottiglie di Franciacorta per festeggiare il colpaccio. Per fortuna, da domani sera i loro padrini politici saranno all’opposizione, e speriamo che ci restino a lungo.
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“ Non c’è verso ” è una silloge di poesie intensa, sincera, pura, in cui non c’è spazio per momenti che vogliono essere celati o tenuti per sé. Nel libro si avvertono frequentemente momenti di buio, ma quasi sempre seguiti da una piccola luce in fondo al tunnel. Una poesia non va spiegata diceva Pablo Neruda: "Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla." , ai lettori resta l’interpretazione. ( Nicoletta Mandaradoni )
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