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Blog  di Caranas

FUSCALDO - IL DIALETTO TRA CANTI , LEGGENDE E TRAGEDIE

2 Maggio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #CAFFE' LETTERARIO

 

                                                                           di Caranas

Fino a qualche anno fa, leggere qualcosa in dialetto fuscaldese mi faceva provare le stesse forti sensazioni che si provano quando si ritrova un  qualcosa ormai perso da più tempo. Quei magici momenti sparirono poi quasi del tutto leggendo quotidianamente posts in dialetto fuscaldese  che,  senza  accorgermene,  trasformavano l’esperienza fantastica,  in deciso fastidio prodotto da persone che avevo taggato come speciali. 

                      

L’estate scorsa, sulla montagna di Guardia Piemontese , parlando con un vecchio contadino il cui dialetto era a tratti romanzato con peculiarità sociolinguistiche ( un dialetto di sopravvivenza, un idioma di minoranza linguistica occitana ), mi venne in mente cosa aveva scritto da qualche parte il Tenca :

« Giova raccogliere le ricchezze del dialetto, perché si vanno rapidamente perdendo, o, per dir meglio, subiscono una rapida e sfavorevole trasformazione…» .

Com’era vero ! In realtà, allora non era l’espressione  dialettale che mi infastidiva, ma quel continuo sforzo d’interpretazione di una cosa ormai cambiata nel tempo (oltre l’uso , a mio avviso spropositato , in quel contesto).


Dallo stesso contadino ebbi questo SUSPIRU FUSCALDESE che canta i suspiri di un padre  (re) che ha tre figlie femmine, e come un re, sarebbe più contento se potesse scandagliare le sue figliole per sapere cosa pensano e dicono di lui :


Tri figli fimmini su’ tri suspiri,

Tri stiddri d’uogliu vruscenti, tri duluri,

Tri panari di guai , tri sfurtuni,

Tri surici ‘mpestati, tri fetùri,

Tri garrili all’uocchi, tri struppuni,

Tri màti d’acqua e tri cucurrara.

Chi attendu nun vo’ stari a ru pagliaru,

Tintu nasci e cchiù nivuru sindi mora:

Iu sugnu lu rignanti cchiù  filici,

Si ‘i mie figliole puozzu sparpagnari.


Che dire ? Un canto che riporta al Re Lear ? Credo di si ,  visto che la tragedia di Shakespeare fa parte del patrimonio folcloristico delle più svariate culture.

 

 

 

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