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Blog  di Caranas

L'OBAMA DI TERLIZZI

21 Settembre 2010 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA

Sulla candidatura di Vendola a leader del centrosinistra

nichi-vendola                                                           da FalceMartello

L’autocandidatura di Nichi Vendola alle primarie del centrosinistra per le prossime elezioni ha suscitato dibattito e interesse a sinistra del Pd, dove la confusione e le difficoltà regnano sovrane. L’ascesa del presidente della Puglia sembra irresistibile, profittando del vuoto politico e della mancanza di contenuti di altri progetti.

La candidatura ha suscitato molte aspettative. Un settore di lavoratori e giovani vedono Vendola  come l’unica speranza rimasta a sinistra, dopo la cancellazione del Prc e delle altre forze della sinistra radicale dal parlamento italiano e da quello europeo. Nichi sembra un “vincente” che riesce a battere il Pd e Berlusconi, e rappresenta un riformismo radicale di cui “la Puglia migliore” sarebbe la dimostrazione e la sua realizzazione e su cui va tracciato un bilancio.

 

L’operazione era nell’aria da tempo e la convention del 16-18 luglio tenuta a Bari dalle Fabbriche di Nichi,  ha ufficializzato la candidatura di Vendola, con toni molto forti ed entusiasti, col progetto di “sparigliare le carte del centrosinistra”. Vendola ha precisato il senso della sua disponibilità alla candidatura. “Perché io?”, ha detto, “perché sono voi quando non sopportate il centrosinistra avendo in mente un mondo diverso da questo. Noi abbiamo due obiettivi da raggiungere: il primo è l’indispensabilità di un metodo democratico che si sottrae alle nomenclature di partito; il secondo è portare nell’arena la domanda di una buona politica. Non c’è buona politica che possa prescindere da un discorso sul buio e sulla luce”.

La sfida di Vendola, al di là delle suggestioni poetiche di voler costruire “un nuovo racconto e un nuovo immaginario” , è tutta interna a una logica politicista che usa le lotte sociali come sfondo e non come spinta, per la ricostruzione di una coalizione di centrosinistra che ha già causato nelle sue precedenti edizioni danni ai lavoratori e ai giovani. Partendo proprio dai tentativi di mettere insieme una nuova grande coalizione antiberlusconiana da parte di Bersani e di Ferrero, Vendola utilizza demagogicamente le contraddizioni aperte dalle negoziazioni tra le segreterie dei partiti per il Nuovo Ulivo, provando a costruirsi un ampio spazio di manovra per presentarsi come l’Obama bianco tanto atteso dalla sinistra.

Quest’operazione gode di molti appoggi nel Pd, con sponde anche da esponenti di destra come Chiamparino e Renzi, i quali utilizzano da un lato l’operazione Vendola contro Bersani per equilibri e scenari nemmeno tanti futuri per il controllo del Pd, e dall’altro per dare nuova linfa al progetto democratico, diminuendo il peso di Italia dei Valori in una futura coalizione.

 

E Sinistra Ecologia e Libertà in questo scenario che fine fa? Se il congresso della compagine nata dalla scissione del Prc e pezzi di sinistra “diffusa” è previsto per fine ottobre, al proprio interno maturano forti timori sul futuro di questa formazione: se il suo ruolo di corrente esterna del PD è stato già evidente dalla sua nascita, ora il lancio delle Fabbriche di Nichi sembra di fatto oscurare il profilo autonomo di SeL, nonostante i tentativi (soprattutto di alcuni degli esponenti ex Prc, come Alfonso Gianni) di dare corpo a una visione propria e smarcata da Vendola: sul “manifesto” del 7 settembre infatti è proprio Gianni a scrivere delle prospettive di alleanze per la propria organizzazione “Collocare Sel nel "nuovo Ulivo" significherebbe cancellare il suo progetto di autonomia e di rappresentanza del mondo del lavoro, oltre che prepararsi a una nuova sconfitta elettorale. Quest'ultima non è un esito fatale se si sceglie invece la strada della costruzione - anche se le elezioni anticipate non sono più alle porte il percorso va iniziato subito - di una coalizione di forze diverse fondata su un programma essenziale condiviso (e sul comune impegno ad assumersi le responsabilità derivanti dall'eventuale vittoria elettorale) e su regole - le primarie - di designazione della sua leadership.”

 

Non per leggere tra le righe, ma questa dichiarazione sembra essere la traduzione in soldoni delle proposte vendoliane, dalla poesia alla prosa. Se tanta retorica viene spesa sulle lotte di Pomigliano e di Melfi, non capiamo come queste possano andare a braccetto con gli affari con don Verzè, con chi giustifica (come Ichino) i licenziamenti e l’abolizione del contratto nazionale.

 

Ma la retorica di Vendola non fa breccia soltanto nel Pd, ma anche nella Fds e nel Prc, dove l’area Essere Comunisti lavora alacremente al sostegno (in maniera più o meno ufficiale) della sua candidatura, come testimoniato sia dalla partecipazione di Nichi alla festa di Castell’Arquato e agli elogi rivolti a Nichi da Burgio e Claudio Grassi su Liberazione e blog vari. Il richiamo del governismo continua ad avere successo anche su chi, per anni, ha criticato le posizioni di Vendola sempre più lontane dalle idee comuniste: di fondo, rimane comune la volontà di essere presenti ad ogni costo nelle istituzioni, senza se e senza ma, per un pugno di istituzionali.

 

In attesa di conoscere il programma per cui si dovrebbe sostenere Vendola alle primarie, il suo staff continua a promuovere incessantemente le Fabbriche di Nichi, costituite, come possiamo leggere su fabbrica.nichivendola.it, come strutture di volontari dedite alla promozione della candidatura e all’elaborazione del programma. Se la diffusione di queste strutture comincia ad essere fitta sul territorio italiano, il legame che hanno con la figura di Vendola, la loro avversione per i partiti che però non conduce a una critica del potere e delle istituzioni: la garanzia si chiama Nichi, tutto il resto è novecentesco, è prosa, è fuori dalla “narrazione” messa in campo a sostegno delle emozioni suscitate dall’Obama di Terlizzi.

 

Lo spazio di Vendola è tutto costruito sull’incapacità di Rifondazione e Federazione della Sinistra di dare una risposta forte nella costruzione di un’alternativa di sinistra anticapitalista in questo paese, con uno strabismo inquietante dove tra conflitto sociale e alleanza democratica, tra prospettive di lotta e legge elettorale, si scelgono invariabilmente le proposte più moderate e compatibili col “nuovo Ulivo”, mentre c’è chi percorre una strada di una unità impossibile con SeL e Vendola, dove i comunisti ne resterebbero schiacciati.

 

Le speranze riposte in una candidatura alle primarie sono esattamente l’espressione di un’insoddisfazione e di un’insofferenza ormai cronica del “popolo della sinistra” verso le alchimie di un ceto politico incapace di dare risposte alla crisi economica e sociale che squassa il paese, troppo impegnato nella propria sopravvivenza. In questo scenario, le Fabbriche con la loro volontà di essere al di là dei partiti e col linguaggio basato su alcuni temi comuni a sinistra possono rappresentare una risposta demagogica al bisogno di cambiamento. Demagogica perché con la scommessa di lanciare una campagna non basata su programmi e precisi interessi di classe, resta comunque interna al centrosinistra e ai suoi apparati, Vendola rischia di bruciare risorse e intelligenze mobilitatisi attorno a una domanda di cambiamento.

 

Soltanto la lotta di classe, e non la mistica dell’uomo nuovo, può riportarci alla vittoria.

 

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