OMAGGIO A LUIGI TENCO
una strana fine
di
Caranas
Si avvicina il festival di Sanremo, occasione migliore per ricordare il grande rivoluzionario della musica italiana : Luigi Tenco.
Alla fine del luglio 1963, durante una pausa di lavoro nei campi (Calvario- Fuscaldo) , mi capitò tra le mani un settimanale che in un articolo descriveva il tentato suicidio di Gino Paoli avvenuto il 13 luglio dello stesso anno. La cosa mi colpì molto e la mia attenzione si fermò sul fatto che per pochi millimetri di distanza dal cuore il cantante non morì. Il proiettile che si sparò con una Derringer è ancora li incastonato nel suo torace. Gino Paoli lo conoscevo per la canzone d’autore “Sapore di sale” , stupenda, senza tempo. Quasi quattro anni dopo, il 27 gennaio 1967, durante la lezione di inglese (scuole superiori a Fuscaldo), ci arrivò notizia del “suicidio” di Luigi Tenco, ex amico di Paoli (lui che era stato censurato per la canzone "Cara Maestra", censurò Paoli per la sua relazione con Stefania Sandrelli minorenne). Luigi si era presentato a Sanremo con “Ciao amore ciao” in coppia con la calabrese Dalidà , brano non apprezzato dal pubblico ( 12°) e quindi non ammesso alla serata finale e non favorito dal ripescaggio che scelse invece la canzone “La rivoluzione” di Gianni Pettenati.
Il suicidio fu attribuito allo sconforto del cantante che , rinchiusosi nella camera 219 dell’Hotel Savoy, si sparò un colpo in testa. Finita la lezione, tutti fuori a comprare il giornale (dovetti rinunciare al solito panino per comprarlo). Feci una lettura molto attenta perché alcune cose non quadravano (e non quadrano ancora oggi). Che palle direte voi amici! Ė così non posso farci nulla. I motivi iniziali e quelli odierni, sono i seguenti :
- Il proiettile non fu mai ritrovato (nel cranio e neanche nella stanza)
- Sandro Ciotti e Lucio Dalla in camere vicine alla 219 non sentirono il colpo poco dopo l'una di quella notte
- Dalidà e il discografico Dossena (primi ad entrare in camera) non videro nessuna pistola
- Il corpo fu riportato dall’obitorio in camera perché qualcuno aveva dimenticato di fare le foto di rito (cazzata tipica italiana)
- La pistola prima non c’era e dopo si , sotto i glutei di Tenco (strano per uno che si suicida e dopo nasconde la pistola sotto i glutei)
- Tenco era proprietario di una pistola Walthr PPK/L, quella ritrovata sotto i glutei dopo il ritorno del corpo dall’obitorio, era una Beretta (tolta dalla mano di Tenco dal giornalista M.Durand esperto di armi ).
Com’è andata realmente ? Troppi interrogativi!
Lettera di addio di (?) Luigi Tenco
Anche qui c’è qualcosa che non va. Luigi Tenco aveva studiato prima al classico e poi allo scientifico e dopo all’università, trovo molto strano che non sapesse scrivere la parola “seleziona” qui scritta con due “ l ”. C'è poi l'altro errore " contro ... ad una commissione".
« Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “ Io tu e le rose” in finale e ad una commissione che selleziona “ La rivoluzione” . Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao, Luigi ». Anche la firma, secondo alcuni non è di Tenco.
Comunque sia andata , Tenco rimane un grande autore , di quelli eccellenti nella scuola di Genova ( De Andrè, Lauzi, Bindi,
Paoli ecc.)
Voglio ricordarlo col testo del suo brano " Cara maestra "censurato dalla Commissione RAI
Cara maestra,
un giorno m'insegnavi
che a questo mondo noi
noi siamo tutti uguali.
Ma
quando entrava in classe il direttore
tu ci facevi alzare tutti in piedi,
e
quando entrava in classe il bidello
ci permettevi di restar seduti.
Mio buon curato,
dicevi che la chiesa
è la casa dei poveri,
della
povera gente.
Però hai rivestito la tua chiesa
di tende d'oro e marmi colorati:
come
può adesso un povero che entra
sentirsi come fosse a casa sua?
Egregio sindaco,
m' hanno detto che un giorno
tu
gridavi alla gente
"vincere
o morire".
Ora vorrei sapere come mai
vinto
non hai, eppure non sei morto,
e al posto tuo è morta tanta gente
che non voleva né vincere né morire?
Mi viene in mente ora un'altra cosa : lo sceneggiato televisivo Maigret aveva come sigla "Un giorno dopo l'altro " dello
stesso Tenco , bellissimo brano che però non riuscivo mai ad ascoltare interamente perchè ogni volta, a Fuscaldo , a causa del vento andava via la luce .
Carmelo Anastasio