Da domenica scissione. Il PD di Renzi non ci sarà più
17 Febbraio 2017 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA
Tutto si muove , d’altra parte la sinistra è sopravvissuta sino ad oggi a colpi di scissione. Ricordate il contesto di scontro in atto all'interno del movimento operaio internazionale tra la corrente riformista e quella rivoluzionarianel 1921 a Livorno? Ora interviene anche «Fassino Ho letto, Pierluigi, la tua lettera all'Huffington Post, che riprende e argomenta temi da te già espressi nella riunione della Direzione del Pd e con cui è giusto fare i conti, perché evidenziano questioni vere che nessuno può eludere.
Il confronto tra noi è reso più necessario per la lunga comune storia che ci ha visto camminare insieme per tanti anni e, in particolare, nei sette anni in cui sei stato al mio fianco nella guida dei Ds e poi negli anni della tua segreteria a capo del Pd. Insieme abbiamo concorso con Romano Prodi a creare l'Ulivo. Insieme abbiamo guidato i Ds a fondare il Partito Democratico. Vi sono dunque buone ragioni perché noi si agisca per evitare scelte da cui né l'Italia, né il Pd trarrebbero beneficio “
Abbiamo capito, Fassino sta per vendere il cucucu a Renzi: “se c'è una cosa che non può essere rimproverata a Renzi è di avere nostalgie per il passato.”
Ed ancora : “In tutta Europa il bipolarismo è di coalizioni, incardinate su un partito "maggioritario" affiancato da alleati. È così non può che essere anche in Italia. Ma questo richiede un percorso di ricostruzione politica che sarà tanto più possibile in quanto esista un Pd forte. Con Pd mutilato da una scissione anche la costruzione di un'alleanza di centrosinistra sarebbe assai più difficile.”
Mutilato di una sua parte il Pd è più debole; si precarizza il governo e la sua maggioranza (proprio mentre si dice che li si vuole rafforzare); si rende più difficile la costruzione di un campo di centrosinistra; si offre alla destra e a M5S la opportunità di vincere i prossimi appuntamenti si compromette irrimediabilmente l'unico progetto politico in grado di dare all'Italia un futuro. (Sic ! Fassino dimentica la batosta dell’ultimo referendum).
Dopo queste affermazioni di un ex segretario del PD, non c’è scelta, scissione e subito con Pisapia alla guida di una nuova sinistra. Non cambierà un catz e allora viva l’anarchia.
Al momento l’idea su cui sono già in corso parecchie riunioni prevede che sabato, all’iniziativa di Testaccio, sarà presentato un documento che, in sostanza, fa propri questi concetti, benedetto dagli applausi di una kermesse che di ora in ora si sta trasformando in dimensioni e impatto politico. Al Teatro Vittoria i posti sono circa seicento. Dice un organizzatore: “Dobbiamo mettere i maxi-schermi fuori, arriverà gente da tutta Italia. Quelli del nord si chiedono a quel punto che ci andranno a fare domenica all’assemblea del Pd”. La risposta è: a presentare il documento manifesto, che a quel punto sarà bocciato. E questa dovrebbe essere la formalizzazione della rottura. Almeno questa è l’idea su cui si lavora in queste ore.
Determinati gli ex ds, a partire da Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani. Più prudenti quelli vicini a Michele Emiliano temono che il governatore della Puglia possa essere risucchiato dalla Ditta. Anche per questo è in atto un ragionamento approfondito sul nome, su cui sono a lavoro i dirigenti politici e gli sherpa di società di comunicazione. Massimo D’Alema, ad esempio, ha suggerito di evitare la parola “partito” e di utilizzare la parola “movimento” più in sintonia coi tempi e che dia l’idea di una “costituente” aperta, larga, plurale. E accogliente. Forse con un richiamo all’Ulivo già dal nome, in modo che si capisca subito che non è la riedizione di una “Cosa rossa” o “Cosa 3”.
In parecchi in questi giorni hanno avuto contatti con Giuliano Pisapia, nell’auspicio di coinvolgerlo nell’avventura con suo Campo Progressista. Riferisce chi ha parlato con lui: “Giuliano è consapevole, basta vedere le sue dichiarazioni in tv di ieri, che se dal Pd esce la sinistra e il Pd diventa il partito di Renzi, non può fare la foglia di fico del renzismo. Il punto è che in parecchi attorno a lui, da Tabacci e Franco Monaco, lo vogliono su una posizione autonoma. Il dialogo di questi giorni serve appunto a costruire un percorso assieme”.
Da tempo alla Camera non si vedeva Franceschini presidiare il territorio come oggi. Perché addirittura persino tra i suoi serpeggia l’inquietudine. Per non parlare degli altri. La corrente dei turchi è implosa. Quella di Martina quasi, con Cesare Damiano che sente il richiamo della foresta. E che ha la maggioranza all’interno della corrente Sinistra è cambiamento. Tra gli ex ds è l’ora del tormento, ma in parecchi sono turbati: Beppe Fioroni, ad esempio. Molto. E con lui i Pop-dem, ovvero gli ex Popolari che lo seguono.
Il pallottoliere dice che il nuovo gruppo parlamentare alla Camera al momento è sopra quota 40, compresi gli ex Sel di Arturo Scotto. Oltre venti al Senato. C’è chi vorrebbe i gruppi già lunedì, ma potrebbe slittare di qualche giorno. Meno due all’assemblea di sabato.
Sentite Del Rio (che poi con faccia di tolla ha smentito)
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“ Non c’è verso ” è una silloge di poesie intensa, sincera, pura, in cui non c’è spazio per momenti che vogliono essere celati o tenuti per sé. Nel libro si avvertono frequentemente momenti di buio, ma quasi sempre seguiti da una piccola luce in fondo al tunnel. Una poesia non va spiegata diceva Pablo Neruda: "Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla." , ai lettori resta l’interpretazione. ( Nicoletta Mandaradoni )
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