Mettiamoci in moto per rompere l’assedio del populismo
16 Febbraio 2018 , Scritto da CARANAS

Paura e rancore trionfano in Italia e in Europa. Forse la democrazia non infonde più fiducia che è il collante di una società davvero libera, e la paura dilaga come moneta corrente del populismo.
Il patto civile che per più di sessant’anni ha consentito all’Occidente e all’Europa di governare le proprie crisi sta andando in frantumi. Sotto la spinta disgregatrice dei populismi, da Trump alla Brexit, la democrazia non è più un sistema ovvio, come invece è stata per anni. Mentre fino a poco tempo fa il negazionismo e la rivalutazione del periodo storico che vide l’ascesa del nazismo e del fascismo erano rifiutati con vigore, oggi sembra prevalere la voglia di uniformare le ideologie e di ridurre la portata di un conflitto che invece fu epocale. Lo abbiamo visto nella recente legge che è stata approvata in Polonia, ad esempio.
Forze politiche populiste calcano la scena europea appellandosi a un generico interesse dei cittadini, e in molti casi dichiarano superate le distinzioni tra Destra e Sinistra. La fine di questa distinzione tra Destra e Sinistra è oggi il vero problema.
La narrazione di Destra individua sempre un nemico da incolpare che tante volte è esterno, come nel caso dei migranti, oppure è considerato diverso anche quando vive tra noi.
I fascismi aggiungono a una visione della società profondamente di Destra l’idea che la nazione sia di per sé più importante di ogni singola persona o gruppo, di ogni singola libertà o legge. In questa cornice ideologica, la sicurezza prevale sui diritti, l’uso della forza viene sdoganato, la nostalgia diventa un culto nazionale. La scomparsa pressoché totale della dialettica fra Destra-Sinistra, insieme ai tumultuosi cambiamenti che sono intervenuti, ha lasciato l’Europa e l’Occidente privo dei loro monumentali antagonismi storici e senza risposte adeguate di fronte ai nuovi problemi, dalle disuguaglianze, alla globalizzazione, alla rivoluzione digitale, al terrorismo, ai disagi sociali ed esistenziali.
C’è da dire che i movimenti populisti antisistema rappresentano soltanto i sintomi odierni di un malessere per cui la vecchia idea liberale non ha più la cura. È quello che sta avvenendo in Europa, dall’Austria alla Polonia, dalla Repubblica Ceca all’Ungheria, fino all’Olanda. Lo scorso novembre a Varsavia nella celebrazione di indipendenza si sono riunite più di 60mila persone di Destra.
Anche in questa campagna elettorale la Destra sta facendo rete in Europa e non ci troviamo più in presenza di una Destra che vuole abbandonare l’Europa, ma al contrario sta ponendo all’ordine del giorno la conquista sul campo della leadership politica europea. Esiste un architrave europeo nato dal trauma della Seconda Guerra mondiale, seppur politicamente debole, che rappresenta un ostacolo a questa deriva. Ma fino a quando?
Spaventa l’assenza di un colpo di reni delle forze democratiche e progressiste che finora hanno mostrato una non capacità di reazione. Hanno tirato un respiro di sollievo con la vittoria di Macron, ma non basta, non sembra abbiamo capito la lezione. Ancora oggi, socialdemocratici, progressisti e socialisti faticano ad elaborare una ricetta europea, stretti come sono tra un’idea ormai tramontata di neoliberismo blairiano e l’appiattimento alla logica delle grandi coalizioni.
Si è perso per strada il progetto originario europeo e il dialogo pubblico è scivolato inesorabilmente a destra. Sottovalutare ciò che sta accadendo significa girarsi dall’altra parte, nella speranza che gli impresentabili populisti vengano sconfitti da sé.
Dare maggiore forza a Liberi e Uguali è dunque essenziale, non solo per insediare un nuovo punto di vista, ma per essere in campo con la forza necessaria per affrontare queste importanti sfide.
(Lib. tratto da A.Panzeri)
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