SCUOLA : "Tra timori e potenzialità "
SCUOLA : “ Tra timori e potenzialità”
di Carmelo Anastasio
Dalla fine dell’estate si parla molto di scuola e della nuova riforma Gelmini. Sulle nuove problematiche scolastiche, sono stato intervistato in gennaio ’09, in qualità di Dirigente Scolastico, da “Comunità Viva” un mensile di Vimodrone molto attento ai temi della scuola.
A distanza di un paio di mesi, vista l’attualità del problema “Riforma Gelmini” , mi è sembrato utile pubblicare
il testo dell’intervista in quanto penso che può essere motivo di confronto e d’informazione nella Community .
Segue il testo.
D – Professore , il ministro Fioroni nel settembre 2006 aveva detto : “ voglio una scuola serena e seria “. La nuova riforma introdotta dal ministro Gelmini con il D.L.112/08 e seguenti, sembra tracciare le basi per una scuola certamente non serena , basi che delineano una missione quasi impossibile.
Quali sono le sue considerazioni ?
R – Due riforme nel giro di pochi anni sono troppe e l’ultima genera non pochi timori tra gli operatori del comparto, tra i genitori e soprattutto tra gli studenti . Il nuovo progetto di riforma sembra molto semplice. A mio avviso si tratta in realtà di un composito ingannevole. Non è così facile. Occorre analizzare attentamente i vari punti e valutare seriamente le problematiche connesse .
Semplificando vediamo nel dettaglio i vari punti :
maestro unico ; voti e abolizione dei giudizi per valutare il rendimento ; voto in condotta che come negli anni sessanta torna a far parte del giudizio finale; insegnamento dell’educazione civica obbligatorio; prezzo bloccato per i libri di testo per cinque anni.
Può sembrare un ritorno alla scuola deamicisiana, in effetti nei provvedimenti legislativi non riesco a leggere nulla di moderno e se qualcosa minima c’è bisogna cercarla col lanternino . O no ? Riformare la scuola primaria ? Ma se da noi funziona molto, ma molto bene ormai da decenni … che necessità c’è?
Non dimentichiamo inoltre che la nostra scuola elementare occupa un posto di assoluta eccellenza nelle classifiche internazionali. E ciò nonostante le enormi difficoltà rappresentate a livello amministrativo dalla mancanza di fondi e dal sistema micidiale imposto dalle leggi – e da alcuni sindacati- per la chiamata dei supplenti. Quante risorse si sprecano infatti per chiamare i supplenti? Almeno 350 telefonate al giorno per un solo supplente che ha facoltà di non accettare e quindi di bloccare per almeno 24 ore la supplenza con l’unico risultato di dover ricominciare tutto daccapo il giorno dopo. Non capisco poi perché devo chiamare un bidello in Sicilia per una supplenza di 20 giorni. Chi accetta?
D – I discorsi sulla scuola italiana svolti in merito da diversi opinionisti, evidenziano non poche preoccupazioni ed enfatizzano il rischio della perdita di credibilità dell’istituzione scolastica . Questo è un nodo di grande rilevanza. Cosa ne pensa?
R – Di fronte ad una diminuzione della forza simbolica della scuola e in una situazione di crescente disorientamento con crisi profonda di fiducia tra gli individui e le istituzioni, è utile richiamare il valore della scuola come ambiente educativo in cui giocano un ruolo importante l’autorevolezza , la fatica , lo studio, il merito e l’insegnamento. Una scuola che forma necessita fiducia per poter trasmettere il piacere dell’imparare e per poter arricchire l’atto didattico. Come sostengono moltissimi esperti di settore, il pericolo è che la scuola ,perdendo di credibilità verso le nuove generazioni, diventi inevitabilmente e sicuramente inefficace trasformandosi in una sorta di “ammortizzatore sociale”.
Preoccupa anche il fatto che ormai l’azione Pedagogica e amministrativa, in aderenza rigida ed esclusiva alle norme, tra una riforma e l’altra ha raggiunto ormai livelli esasperati e tali da risultare incomprensibile fino a diventare inutile se non negativa . C’è il rischio che la pedagogia finisca col parlare solo a se stessa. E’ necessario non complicare il linguaggio ricercando l’equilibrio necessario per evitare cadute nel tecnicismo o dall’altra parte nella banalizzazione.
D- Professore, parliamo anche di numeri e proviamo a far chiarezza su alcuni punti cruciali della riforma. Le farò quindi alcune domande specifiche :
D- Meno ore più qualità ?
R- Per giustificare la riduzione a 24 ore della Primaria, si afferma che con meno scuola si impara di più. Credo che sia falso . Oggi si sta lavorando affannosamente per adattare i contenuti al contenitore – gli orari scolastici- riducendo i primi in funzione del secondo.
Esattamente l’opposto di ciò che sarebbe logico fare . Prima di stabilire quante ore servono, occorrerebbe decidere che cosa va insegnato e appreso. E poi , come ci insegna don Milani, la crescita sociale richiede più scuola e non meno.
D- Meno docenti ( 87.000 in meno) , scuola migliore ?
R- Diminuire il numero dei docenti significa togliere risorse indispensabili a chi più ne ha bisogno : alunni in difficoltà ed alunni diversamente abili. Inoltre , a mio avviso, meno insegnanti vuol dire avere classi più numerose a scapito della qualità dell’azione educativa.
D- Ogni classe ha tre maestre. Il ministro afferma che lavorano sempre in compresenza . E’ vero?
R- E’ falso . Gli insegnanti di cui si parla , non lavorano in una classe sola, ma su due o più classi, in particolare quelli di sostegno e di inglese . E poi , la compresenza è una
risorsa preziosa per la personalizzazione dei percorsi educativi.
D- Si dice che il maestro unico è “ più rassicurante e favorisce l’unitarietà dell’insegnamento .
R- E’ come dire che starebbe meglio un bambino con un genitore solo.
D- Meno scuole, miglior servizio ?
R- La razionalizzazione del sistema va bene , la desertificazione del territorio no. Va garantita e salvaguardata l’offerta formativa .
Privare molti comuni della scuola di base è un falso risparmio . In ogni caso non è così che si salvaguarda la scuola della nostra Costituzione.
D- Meno personale ma pagato meglio? Si arriva a promettere 7.000 euro “ a gran parte dei docenti “.
R- Non è vero . Nella finanziaria il piano prevede 1000 euro lordi annui pro capite che corrispondono a un netto mensile di 40 €.
Spero che la filosofia vera dell’intervento governativo non sia quella di far cassa senza preoccuparsi delle conseguenze e senza misurarsi con la complessità del sistema scuola . Spero inoltre che non si passi ad una valutazione prevalentemente selettiva , piuttosto che formativa e che la riforma non provochi l’appiattimento della carriera degli studenti e dei docenti e l’impossibilità di avere risorse da valorizzare oltre il funzionamento ordinario, oltre allo squilibrio della qualità della scuola tra alcune regioni. Bisognerebbe inoltre non sottovalutare i cambiamenti avvenuti nella società e porre più attenzione alle conflittualità crescenti tra le componenti famiglia e scuola favorendo il dialogo e il confronto, cercando insieme di costruire patti condivisi.
D- Un’ultima domanda : il ritorno al voto ha delle valenze positive ?
R- Qui traspare una visione un po’ nostalgica della scuola. Ritengo, per la mia esperienza, che il numero non accompagnato da un’attenta analisi del processo di apprendimento di un alunno , rischia di portare ad un’azione di giudizio che guarda più alla prestazione finale del minore e non tanto al percorso seguito ed al processo di apprendimento globale che , secondo me dovrebbe essere programmato in senso “glocale” perché implica anche un coinvolgimento e una partecipazione attiva non solo delle famiglie ( nel rispetto dei ruoli), ma anche delle diverse componenti presenti sul territorio le cui potenzialità dovrebbero essere sfruttate al meglio.
Bene Professore. A nome di Comunità Viva la ringrazio per il suo contributo e la saluto.