GABBIE SALARIALI E LEGGENDE METROPOLITANE
23 Settembre 2009 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA
di Carmelo Anastasio
In questo mese di
settembre , sempre più martellante si è fatta la verde campagna della Lega sulle “gabbie salariali” e
su altri vecchi temi quali il federalismo e l’inno nazionale. Il leader del Carroccio approfittando del malcontento creato dalla crisi , ripete il
concetto già espresso più volte nelle ultime settimane introducendo una nuova sfumatura nel tema. Parla ora di “salari territorializzati” sponsorizzando quella falsa leggenda metropolitana che
vorrebbe la vita al sud meno costosa rispetto al nord (salvo poi affermare : “ una garza costa cento volte di più al sud che al nord – Bossi - ). E
un servizio del telegiornale della prima rete gli da man forte confermando tale asserto diffondendo notizie non vere e rinsaldando quei luoghi comuni
fin troppo adusi come quello che vorrebbe il sud come un gran contenitore di nullafacenti, fannulloni, e imbroglioni, la cui unica preoccupazione è quella di trovare compiacenti complicità che
assicurino alla vecchia maniera democristiana , indennità di invalidità e di disoccupazione. Il discorso di Bossi fa presa anche su quei meridionali della diaspora da anni ormai radicati nel territorio al nord, solo perché qualcuno di questi, ha
un parente che a lavorare a Milano non ci vuole venire. Non si può negare che esistono tipi del genere, con la presenza della mafia poi la voglia di lavorare giù al sud non è che ti passa, non ti
viene proprio. E’ dunque vero, il fenomeno esiste. Certamente però le percentuali afferenti queste tipologie umane ,non sono troppo discostanti tra una regione e l’altra. E’ difficile uscire da
quella mentalità assistenzialista acquisita nel dna con l’atavico potere democristiano. Il gap vero tra nord e sud è da ricercarsi nella realizzazione delle opere pubbliche, soprattutto nelle
infrastrutture , che al nord ci sono e si continua (per fortuna) a costruire e a potenziare nel giro di tempi ragionevoli, al sud invece sono merce
più unica che rara e spesso se si realizza qualcosa è per secondi fini (si pensi agli ospedali costruiti e mai messi in funzione). Incuria e trascuratezza caratterizza queste opere una volta
costruite . Chi doveva provvedere non ha provveduto perché? Perché protetto nelle alte sfere della politica.
Bene, se questa è la realtà, allora si potrebbe accettare la rozza sfida del leghismo : proporzionare la busta-paga al costo della vita nelle singole realtà prendendo a base le macroregioni . All’Istat il compito delle necessarie rilevazioni? Fin qui troppo semplice. E dunque l’altra parte della medaglia per un’Italia più seria e più giusta: proporzionare le tasse da pagare ai servizi ed alle infrastrutture che lo Stato e la Pubblica Amministrazione avranno erogato ed erogano e mettono a disposizione dei cittadini. Chiunque, ad esempio, sarà felice di pagare un pedaggio per transitare sulla Salerno-Reggio Calabria se questa sarà strutturata in sicurezza come le altre autostrade del nord.
Ed io pago ! Che pago ? Laddove si facessero al momento dei calcoli veramente esatti riferiti ad es. a realtà come la Calabria, i cittadini avrebbero diritto a cospicui rimborsi soprattutto se si pensa alla malasanità calabrese degli ultimi tempi. Un rimborso simile potrebbe aiutare le famiglie ad uscire dalla crisi in atto. Bisogna muoversi allora non inneggiando al libero mercato ma percorrendo la strada che garantisce tutte le categorie del mondo produttivo e non solo chi il capitale ce l’ha e se ne frega dei rischi reali di povertà cui sono assoggettati i lavoratori. I sindacati questo lo devono capire e quindi non dare via ad alcuna contrattazione in merito come auspica Bossi.
Nel governo poi c’è chi sostiene che le proposte di Bossi siano frutto del sole di agosto ( La Russa) . Ma che maggioranza è? Qui ognuno si sente autorizzato a spararla più grossa e ad offendere attraverso i giornali i colleghi di partito e di governo. Il Senatur infatti ha replicato a La Russa : “ E’ brutto quando non si fanno le ferie nei posti giusti”. Per la cronaca , La Russa era a Napoli.
Altra leggenda metropolitana “Il dialetto” . Bossi lo ha rilanciato sperando che lo studio a scuola sia reso obbligatorio , “ me lo ha spiegato mia moglie che insegna e di queste cose se ne intende”. Meglio tacere. Per l’inno nazionale credo che l’Italia veramente unita solo durante le partite della nazionale di calcio, si dividerebbe in due davanti a una scelta. Per la secessione sarebbe veramente interessante un referendum. Perché non provare?
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