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Blog  di Caranas

Nega l’incidente e poi annuncia di essere sceso dalla nave: e dice che è tutto a posto

17 Gennaio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #ATTUALITA'

Eccole, le parole che accusano Francesco Schettino. Le sue, ovviamente, nelle comunicazioni con la capitaneria e i soccorsi durante i momenti più difficili del naufragio del Costa Concordia. Il Corriere della Sera riporta le parole del comandante.

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Eppure l’inchiesta condotta dalla Capitaneria di porto di Livorno rivela ogni giorno di più particolari agghiaccianti sul comportamento imbelle del comandante della Costa Concordia durante la notte del naufragio. La notte delle bugie e della follia di un uomo in confusione. O, peggio, in malafede. Così, le sette ore da incubo della Costa, dalle 21.45 quando s’incaglia sugli scogli fino alle 4.46 di sabato quando l’evacuazione dei passeggeri risulterà terminata senza di lui, adesso sono state ricostruite nei minimi dettagli dalla Capitaneria di Livorno. Con telefonate che definire «choc» è riduttivo. Eccole. La terza telefonata «Concordia, chiediamo se da voi è tutto ok». La notte della vergogna comincia così. La Capitaneria s’informa e dalla plancia di comando della nave arriva la prima menzogna: «Sì, positivo, solo un guasto tecnico». Sono le 21.49 e il dramma dei passeggeri è già in pieno svolgimento. Poi un lungo silenzio, l’equipaggio in realtà è già riparato sulle scialuppe e non risponde più alle chiamate. Finché, alle 00.32, la Capitaneria riesce di nuovo a rintracciare il comandante Schettino sul cellulare che è però già in salvo sugli scogli, ma mente: «Quante persone ci sono a bordo?», domandano gli ufficiali che stanno dirigendo i soccorsi.

 

E qui arrivano le risposte incredibili del comandante:

«Due-trecento, ma ora torno sul ponte, ero andato a poppa a vedere che cosa stava succedendo», risponde pronto Schettino, mentre in realtà la nave è ancora pienissima, con i suoi 4mila passeggeri, perché l’ordine di abbandono è stato dato da soli 40 minuti. La terza telefonata Dieci minuti dopo, nuova chiamata: «Quanta gente deve ancora scendere, comandante? », chiedono sempre più allarmati dalla Capitaneria. E Schettino imperterrito continua a mentire: «Ho chiamato l’armatore e mi dicono che mancano in tutto una quarantina di persone». In quell’esatto momento nella sala operativa di Livorno a quelli che ascoltano gela il sangue. In un lampo capiscono tutto: «Com’è possibile così poche persone? Ma lei è a bordo?». E finalmente il comandante ammette: «No, non sono a bordo perché la nave sta appoppando, l’abbiamo abbandonata» (e per questo motivo ora rischia di finire indagato anche il comandante in seconda, il greco Dimitri Christidis).

 

E arriva l’ordine dell’ufficiale:

 

La conversazione a quel punto si fa drammatica: «Ma come ha abbandonato la nave? », chiede incredulo l’ufficiale della sala operativa. Schettino, che si è tradito, prova a rimediare: «No, macché abbandonata, sono qui». Minuti terribili. All’ 1.46 ilmessaggio della Capitaneria di porto è ultimativo: «Allora, lei adesso torna a bordo, risale la bigaccina (la scaletta, ndr) e torna a prua e coordina i lavori». Schettino non risponde. «Lei mi deve dire quante persone ci sono — lo incalza l’ufficiale — quante donne, quanti bambini e deve coordinare i soccorsi. Comandante questo è un ordine, adesso comando io, lei ha dichiarato l’abbandono della nave e va a coordinare i soccorsi a prua, d’accordo? Ci sono già dei cadaveri».

 

Ma non obbedisce. È l’ultima definitiva bugia:

 

Schettino deve avere la pelle accapponata, con un filo di voce chiede: «Quanti?». «Dovrebbe dirmelo lei!» sbotta l’ufficiale da Livorno, che ormai lo disprezza a giudicare le parole che usa. «Cosa vuole fare, vuole andare a casa?», lo irride quasi. Poi conclude: «Lei ora torna sopra e mi dice cosa fare». «Va bene, sto andando», risponde Schettino. Dagli scogli risale il molo del Giglio, poi lo vedono allontanarsi in taxi. Destinazione Bahamas. L’albergo.

 

 

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Quando il parto diventa poesia

16 Gennaio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #ATTUALITA'

 

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In questo video un parto senza urla, senza violenza e in un ambiente più che naturale per il nascituro. Da sottolineare poi la naturalezza dell’evento e la tranquillità della donna che ha scelto tempi e modi del travaglio.  Veramente sorprendente se penso poi al forcipe  che ancora oggi viene usato o al taglio cesareo che molte mamme scelgono senza necessità e che comunque  è quasi sempre vissuto male dalla donna che poi si pente di non aver partorito in modo naturale.   Una mamma che accompagna il figlio nella nascita, un video mozzafiato che  ha vinto il Documentary Birth Award e racconta che un altro parto è possibile. 

 

 

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LA DIETA CHE NON PERDONA

16 Gennaio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #ATTUALITA'

Le vacanze di Natale sono finite ed ora occorre perdere almeno 2 Kg perché, non nascondiamolo, nell'ultimo mese abbiamo esagerato. Ci vuole una buona dieta !

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Varo della Costa Concordia

15 Gennaio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #ATTUALITA'

Lo sanno tutti che quando la bottiglia non si rompe la nave va buttata nel ferrovecchio e ricostruita nuovamente daccapo. Qui  evidentemente per questioni economiche hanno deciso ugualmente di metterla in mare...ed ecco i risultati.

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Fame

15 Gennaio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #ATTUALITA'

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Crisi - Calendari 2012

15 Gennaio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #SATIRA UMORISMO COLTO

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Se dobbiamo combattere, che Dio ci metta nella trincea migliore e nella lotta più giusta

15 Gennaio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

Malauguratamente, in questi tempi in cui il valore della parola è andato perso, anche l’arte si è prostituita e la scrittura si è ridotta a un atto simile a quello di stampare banconote

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                                                                                  di Carmelo Anastasio

Non poteva mancare su Foranastasis  un ricordo di Ernesto Sabato . Figlio di immigrati italiani di etnia albanese, minoranza Arbëreshë di Calabria, (il padre Francesco era di Fuscaldo,  il mio paese d’origine e la madre Giovanna Maria Ferrari di San Martino di Finita, un paese piccolo in provincia di Cosenza, poco  oltre la bellissima catena di monti  dell’appennino fuscaldese). Era il decimo di undici figli e nacque poco tempo dopo la morte del suo nono fratello, Ernestito, da cui prese il nome. Terminata la scuola elementare a Rojas, frequentò la scuola secondaria nel "Colegio National " di La Plata, dove conobbe il professore Pedro Henríquez Ureña che, come lui stesso affermò più volte, lo indirizzò alla letteratura. Il DNA fuscaldese però,  spesso fa fare scelte completamente diverse e quindi nel 1929 s'iscrisse alla facoltà di scienze fisico- matematiche dell'Università Nazionale de La Plata. La sua vita , durata poco meno di un secolo, fu una continua esplorazione con  diversi  “cambi di scena” con il maestro sempre intento a demolire ogni conformismo. Un’unica  pecca , se posso permettermi di "criticare" un episodio del suo operato (politico)  : come altri comunisti,  non gli ho mai perdonato l’aver accettato l’invito a pranzo alla Casa Rosada nel maggio 1976 da parte del generale Videla . Ma c’era anche Borges. Mal comune…

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Ma leggiamo la recensione a “Prima della fine “ di  Claudio Moretti (libraio in Venezia)

 

È una gioia leggere questa autobiografia di Ernesto Sabato: è una gioia leggere di un uomo che ha saputo affrontare la propria vita, ha saputo cambiare, che ha saputo vivere.

Un uomo, uno scrittore, che viene da un’altra epoca, lontana non solo per gli anni trascorsi ma per la distanza etica che ci separa, noi in questo mondo, dal mondo di Ernesto Sabato.

Ernesto Sabato nasce nel 1911 e muore nel 2011, pochi mesi fa, a cento anni. La sua autobiografia, Prima della fine, è del 1997; uscita inizialmente per Einaudi e oggi riproposta dalla casa editrice SUR con una nuova traduzione di Raul Schenardi.

Alla rivista SUR (argentina fondata da Victoria Ocampo ) Sabato collabora, in questa rivista uscirà il primo suo romanzo (Il Tunnel), a questa rivista la nuova casa editrice si ispira nel nome, nel  logo e, lo spero ardentemente, nell’opera di esplorazione culturale.

Sabato è un uomo d’altri tempi, dicevo: decimo di undici figli, genitori emigrati dall’Italia in Argentina, riceve una rigida educazione dal padre ma riesce a studiare. Al liceo ha la prima svolta della sua vita: si avvicina prima all’anarchia e poi al comunismo. Per tutta la vita sarà un difensore, non da salotto ma militante, come ripete varie volte nel libro, dei diritti dei deboli e degli emarginati, dei diritti dei senza diritto. In  gioventù pensa che il comunismo sia la strada giusta ma ben presto si ricrede: questa sarà anche la prima occasione per “tradire”: Sabato è una persona che sa cambiare ma chi non lo sa fare, chi per paura o convenienza non consente cambiamenti, per loro diventa in traditore. Questa crisi, questo passaggio difficile, si risolve tornando agli studi e a un vecchio amore dimenticato durante la militanza: il mondo perfettamente razionale della matematica e della fisica. In quel mondo, dove tutto è razionale e dimostrabile, trova per un po’ la pace. C’è una bellissima scena dove Sabato descrive il ragazzo che era quando si trovò di fronte alla prima dimostrazione di un teorema:

Rimasi abbagliato da quel mondo perfetto e cristallino. Ancora non sapevo di avere scoperto l’universo platonico, estraneo agli orrori della condizione umana, ma intuivo che quei teoremi erano simili a maestose cattedrali, belle statue in mezzo alle torri crollate della mia adolescenza.

Questa frase ha aperto i miei occhi, ha fatto risuonare in me la consapevolezza di aver provato la stessa passione per l’esatto e il misurabile.

Ernesto Sabato diventa un fisico di notevole importanza: lavora all’istituto Curie a Parigi prima della seconda guerra mondiale e poi va anche al MIT di Boston. Ma è a Parigi che il castello platonico della fisica non regge all’urto della realtà: Sabato frequenta l’ambiente del surrealismo diventando intimo di molti degli esponenti di spicco di questo movimento; sarà un incontro che lo mette nuovamente in crisi e lo porta al suo secondo tradimento. Tornato in Argentina lascerà il mondo universitario e della ricerca per dedicarsi all’arte e alla scrittura. E significativamente la prima parte di questo libro, la vera e propria autobiografia, termina con la pubblicazione del suo primo libro: come se le vicende che valesse la pena raccontare della sua vita fossero quelle che l’hanno portato finalmente ad essere se stesso, che l’hanno portato ad essere  scrittore. Poi parlano le sue opere.

Il suo concetto di scrittura e di arte è ben sintetizzato in queste poche parole:

Malauguratamente, in questi tempi in cui il valore della parola è andato perso, anche l’arte si è prostituita e la scrittura si è ridotta a un atto simile a quello di stampare banconote. Come dicevo in Lo scrittore e i suoi fantasmi: “Restano i pochi che contano: quelli che sentono il bisogno oscuro ma ossessivo di testimoniare il loro dramma, la loro infelicità, la loro solitudine. Sono i testimoni, i martiri di un’epoca.” Destinati a una missione superiore, non si pongono l’obiettivo di tranquillizzare individui rinchiusi in una sacrestia, ma quello di demolire ogni conformismo, per restituirci il senso della nostra tragica condizione umana.

La prima parte inizia con la sua nascita e termina con la pubblicazione del primo romanzo. La seconda parte invece è un vero manifesto politico, una sintesi del pensiero sociale di Sabato.

Ecco cosa ne pensa del sistema economico che ci sovrasta:

Fallito il comunismo, si diffuse la menzogna che l’unica alternativa fosse il neoliberalismo. In realtà si tratta di un’affermazione criminale, come se in un mondo popolato solo da lupi e agnelli ci venisse detto: «Libertà per tutti, e che i lupi divorino gli agnelli». Si parla dei successi di questo sistema, il cui unico miracolo è stato la concentrazione, nelle mani del venti per cento della popolazione mondiale, di oltre l’ottanta per cento della ricchezza, mentre il resto, la maggioranza del pianeta, muore di fame nella miseria più sordida. Bisognerebbe domandarsi che cosa si intende per neoliberalismo, perché a rigore non ha niente a che vedere con la libertà. Al contrario, grazie all’immenso potere della finanza, usando i mezzi della propaganda e della pressione economica, gli stati più potenti si contendono il dominio del pianeta.

e della sua relazione con l’istruzione

Dobbiamo opporci allo svuotamento della nostra cultura, devastata da quei fanatici dell’economia che guardano solo al prodotto interno lordo – un’espressione perfettamente azzeccata – e stanno riducendo l’istruzione alla conoscenza della tecnica e dell’informatica, utile per gli affari ma carente dei saperi fondamentali rivelati dall’arte. [...] L’istruzione è la cosa meno materiale che esista, ma la più decisiva per l’avvenire di un popolo, perché è la sua roccaforte spirituale, e per questo è calpestata da chi vorrebbe vendere il paese come fosse una succursale delle grandi corporazioni straniere.

In questa seconda parte si parla anche della sua esperienza di presidente della commissione di inchiesta sui desaparecidos in Argentina.

La terza parte riguarda invece gli anni più vicini e soprattutto la perdita del suo primo figlio, una perdita che lo ha profondamente segnato e che ha rimesso in discussione tutte le sue sicurezze:

mi misi a indagare le religioni, la parapsicologia, le dicerie esoteriche, ma non cercavo Dio come un’affermazione o una negazione, cercavo una persona che mi salvasse, che mi tenesse per mano come si fa con un bambino che soffre. Bevevo come un assetato quello che in precedenza avevo letto con spirito critico.

Il libro finisce con un epilogo che è un appello ai giovani: nel corso del libro varie volte Sabato scrive che affronta la fatica della sua biografia solo per rispetto ai giovani, per poter dare loro qualcosa per affrontare il loro futuro. Nell’epilogo c’è una vera e propria esortazione ai giovani che vale la pena leggere:

 

riaffermo ogni giorno la mia fiducia in voi. Sono tanti quelli che, in mezzo alla tempesta, continuano a lottare, a offrire il loro tempo e persino la loro vita agli altri. Per strada, nelle prigioni, nelle baraccopoli e negli ospedali. E ci insegnano, in quest’epoca di falsi trionfalismi, che la vera resistenza combatte per valori che vengono dati per persi.

 

Anche se non volete comprare il libro, passate in libreria e leggetevi queste poche pagine, sono cinque minuti e possono essere molto utili.

 

Il titolo di questo post non è una frase di Sabato, ma una frase che Sabato mette nel libro e fa parte di una lettera di auguri che Marechal, un altro scrittore argentino suo amico, rivolge a Sabato e consorte: secondo me è la frase che può suggellare la vita di Sabato, scrittore ma soprattutto uomo che combatte e che, di volta in volta, sa cercare la trincea migliore e la lotta giusta.

 

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Due risate aspettando Fabio Fazio

15 Gennaio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #SATIRA UMORISMO COLTO

Il Trota ha dato del cornuto al maestro di Sci perché gli aveva chiesto se era Sci-munito...

Il Trota ha detto che per fare la carne ai ferri per 4 persone ci vogliono almeno 2 gomitoli...

Il Trota ha detto che oggi ha fatto un controllo neurologico, ma non gli hanno trovato niente!

Il Trota ha detto che lui non mette mai le catene ai pneumatici, perché tanto ha l'antifurto satellitare

Il Trota ha detto che il maglione in pile, lui lo vuole della Duracell

il Trota ha detto che ha prenotato un'estrazione dal dentista, ma non ricorda qual è la ruota...

Il Trota ha detto che il suo gatto lo guarda sempre in cagnesco...

Il Trota ha detto che quando va a Siena lega la bici al Palio

 

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Italia alla deriva

15 Gennaio 2012 , Scritto da CARANAS Con tag #SATIRA UMORISMO COLTO

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