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Blog  di Caranas

curiosita'

Napoli- eccezionale grandinata in mare

5 Settembre 2015 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'

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Anastasia Romanova

29 Agosto 2015 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'

Anastasia Romanova

Quello della sorte toccata ad Anastasija Romanova (1901-1918), italianizzata in Anastasia, quarta figlia femmina diNicola II e della zarina Alessandra, ha rappresentato uno dei più grandi misteri del XX secolo, poiché furono in molti a ritenere che la giovane donna, non si sa bene con quale stratagemma, si fosse salvata dall’eccidio che nella notte tra il17 e il 18 Luglio 1918 aveva sterminato la sua famiglia.

Difficile, quasi impossibile credere che qualcuno potesse essere riuscito a scampare alla cieca furia omicida deibolscevichi, ma si pensò, come ipotesi più plausibile, che i gioielli cuciti all’interno del corpetto del vestito con l’intento di impedirne il furto, avessero costituito uno scudo impenetrabile contro la pioggia di proiettili lanciata sui Romanov; un qualcuno non meglio identificato, in seguito, avrebbe definitivamente portato in salvo la ragazza.


Cosa successe realmente, dunque, alla vera Anastasia?Per decenni il dubbio venne alimentato dalla mancata conoscenza del luogo di sepoltura della famiglia imperiale e dalla comparsa di diverse donne che asserirono di essere la granduchessa; una di esse, taleAnna Anderson, riuscì per diverso tempo a far parlare di sé e a riempire le pagine dei giornali dell’epoca, finché non si accertò che si trattava in realtà di una polacca fuggita da un ospedale psichiatrico tedesco.

Con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, venne meno anche il segreto sui resti dei Romanov, ritrovati nei pressi di Ekaterinburg, dove Lenin aveva voluto che venissero gettati; le analisi effettuate ne confermarono l’identità, ma si appurò che due corpi mancavano completamente all’appello, quelli di Marija e del piccoloAleksej, appena tredicenne al momento dell’esecuzione.

Quest’ultimo dubbio si dissolse nel 2008, quando i corpi dei due sfortunati giovani furono rinvenuti in un posto poco distante da quello in cui erano stati rozzamente sepolti quelli dei familiari.

Alla luce di quanto scoperto quindi, oggi si sa con certezza che la bella ed innocente Anastasia fu travolta dal medesimo tragico destino dei suoi consanguinei; nel Luglio del 1918, quando venne uccisa, aveva appena diciassette anni (Foto da: wikipedia.org).

da : pilloledistoria .it

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Francesco gioca con gli aquiloni

31 Maggio 2015 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'

Francesco gioca con gli aquiloni

 

 

“Dagli corda che scodinzola” ci riporta all’infanzia, ai giorni semplici in cui la nostra speranza non era altro che ci fosse vento, perché dopo che i nostri adulti si stancavano di giocare avessimo la possibilità di far risalire questo aquilone che – anche se allora non lo sapevamo – era la rappresentazione della nostra vita.

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Finestrini dell'auto appannati? Ecco un semplice ed efficace rimedio

6 Dicembre 2014 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'

Che rottura di scatole al mattino trovare i vetri della macchina appannati. Ora però il rimedio che ti farà risparmiare un sacco di tempo è stato trovato.

Su YouTube spopola la video-guida per risolvere definitivamente il problema: basta un vecchio paio di calzini e una confezione di cristalli a base di silicio, comunemente usati per la lettiera per gatti. Provare per credere: niente più umidità, il risultato è assicurato.

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VALENTINA VLADIMIROVNA TEREŠKOVA PRIMA COSMONAUTA VERO ESEMPIO DI EMANCIPAZIONE FEMMINILE

26 Novembre 2014 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'

VALENTINA VLADIMIROVNA TEREŠKOVA PRIMA COSMONAUTA  VERO ESEMPIO DI EMANCIPAZIONE FEMMINILE

Valentina era una semplice operaia tessile con la passione per la tecnica e il volo. Studiando dopo il lavoro (perché in Unione Sovietica si usava così) un operaio non era condannato a restare tutta la vita alla catena di montaggio, ma con l’aiuto dello Stato che permetteva loro di studiare gratuitamente, un’operaia tessile poteva diventare cosmonauta. Superò tutti gli esami e gli addestramenti necessari per arrivare ad una meta che allora era impensabile per le donne del resto del mondo. Nel 1966 diventò membro del Soviet Supremo e nel 1974 entrò a far parte del suo direttivo; dal 1976 in poi fu vice presidente della commissione per l’educazione, la scienza e la cultura dell’URSS.

La carriera di Valentina era davvero espressione delle posizioni avanzate che le donne sovietiche avevano conquistato dalla Rivoluzione d’Ottobre in poi come: la parità con gli uomini nell’istruzione e nel lavoro e la possibilità di ricoprire ruoli decisivi in ogni campo della società sovietica. Le donne dell’URSS potevano decidere di abortire e farlo assistite negli ospedali fin dal 1920. L’astensione per maternità era di 1 anno, l’assenza dal lavoro per malattia dei figli era permessa fino al compimento del 12 anno del minore. Avevano la garanzia assoluta di usufruire di asili nido fin dal temine dell’astensione per maternità e, come tutti i lavoratori, potevano, durante le ferie, usufruire di case-vacanza gratuite.

Il viaggio di Valentina prima donna nello spazio si trasformò in un’odissea che per poco non si concluse tragicamente con la navicella sparata verso l’infinito. Il ritorno a terra poi fu particolarmente brusco tanto che si rese necessario «girarlo» di nuovo per i cinegiornali dopo un soggiorno della protagonista in ospedale. A 70 anni appena compiuti Valentina Tereshkova, la prima donna nello spazio, ha deciso di raccontare la verità su quel viaggio che si inquadrava nella lotta senza quartiere che le due superpotenze avevano ingaggiato anche fuori dall’atmosfera terrestre.

Così, in un clima di contrapposizione estrema (perfino sui termini: cosmonauti per l’Urss, astronauti per gli Usa), l’exploit di Valentina «doveva » essere un successo come lo erano stati quelli di Yuri Gagarin due anni prima e della cagnetta Laika nel 1957. In un’intervista a Komsomolskaya Pravda la Tereshkova racconta che all’inizio il lancio, quel 16 giugno 1963, era andato bene. «Fino all’ingresso nell’orbita terrestre» ha spiegato. Dopo una trentina di giri intorno alla Terra, però, i tecnici si accorsero di un tragico errore. La navicella Vostok, con le sue orbite, «si stava allontanando dal pianeta e non avvicinando». Presto sarebbe sfuggita alla attrazione terrestre per perdersi nello spazio. Dal centro di controllo furono impostate le necessarie correzioni. Ma i guai per la povera Valentina non finirono.

La navicella era minuscola, lei rimase legata al sedile con la tuta e il casco addosso per tutte le 70 ore e 50 minuti del volo. L’assenza di peso la faceva star male. «A un certo punto ho vomitato», ha raccontato. Il secondo giorno ha iniziato a farle male la gamba destra, al terzo il dolore si era fatto insopportabile. Il casco premeva su una spalla, un rilevatore sulla testa le causava un continuo prurito, le condizioni all’interno della tuta col vomito e tutto il resto si posso solo vagamente immaginare. Le navicelle Vostok non erano in grado di assicurare la sopravvivenza dei cosmonauti al momento dell’impatto con la superficie terrestre. Così, dopo il rientro, Valentina fu «sparata fuori» da una carica esplosiva, come avviene sui jet in caso di emergenza.

«Ero terrorizzata mentre scendevo col paracadute », ha raccontato. «Sotto di me c’era un lago e non la terra ferma. Ci avevano addestrato a questa eventualità ma non sapevo se avrei avuto la forza necessaria per sopravvivere». Il vento, fortunatamente, la spinse via. Ma nell’impatto Valentina sbattè la faccia contro il casco e si provocò un gran livido sul naso. Era dolorante, sporca, semisvenuta e venne portata subito in ospedale. Ma per l’onore dell’Unione sovietica il rientro della prima donna dallo spazio doveva essere trionfale. Così, appena si riprese, fu riportata nella stessa zona con una tuta immacolata e pronta a esibire il suo miglior sorriso per le cineprese. Cinque mesi dopo il Segretario generale Krusciov potè annunciare al mondo un altro colpo a sorpresa: il primo matrimonio tra cosmonauti.

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Quando l'anello si incastra: ecco il trucco per sfilarlo dal dito

18 Novembre 2014 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'

Sarà capitato anche a voi, a me giusto ieri . Non riuscivo a togliermi la fede infilata nel dito medio più grosso. Ho provato con il vecchio trucco del sapone strofinato sul dito vicino alla fede ma niente da fare. A volte un anello bloccato a causa del dito gonfio può mettere in agitazione. Su internet ho trovato questa magnifica soluzione : creando una spirale con un filo, si fa passare un'estremità della corda sotto l'anello e si continua avvolgendo il dito fino a metà, fissando l'altra estremità in una delle pieghe della stringa. Poi si prende l'inizio del filo (quello fatto passare sotto l'anello) e si tira. Così la fede viene via trascinata dalla spirale che si srotola. Provare per credere.

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Passeggia nuda per le strade di New York con jeans disegnati sul corpo

15 Novembre 2014 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'

Una modella passeggia per le strade di Manhattan, in zona Midtown completamente nuda dalla cintolo in giù, ma le gambe sono coperte di vernice. Un body paint che simula perfettamente un paio di jeans, con cuciture e anche le patch di tendenza. Il risultato? Se ne accorgono in pochi e ora la vera domanda è: il lavoro di pennello è stato davvero magistrale oppure a New York sono tutti super distratti?

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Il caffè vero è quello con le tre “C”

3 Giugno 2014 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'

Il caffè vero è quello con le tre “C”

Ai napoletani il caffè piace amaro (non come quello zuccheratissimo di Totò in "La banda degli onesti") e con le famose "tre C": comm cazz coce (quanto caspita scotta). E quindi quel sapore intenso che ha un retrogusto un po' bruciato e un po' amaro, tipico anche della miscela chiamata Robusta proveniente (soprattutto) dal Vietnam, ai partenopei fa impazzire. Con buona pace di chi lo considera qualità inferiore all'Arabica. E quindi lasciateci bere il caffè come più ci garba! Te capì Gabbanè !

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Ecco come gli egiziani costruirono le Piramidi

2 Maggio 2014 , Scritto da CARANAS Con tag #CURIOSITA'

Ecco come gli egiziani costruirono le Piramidi

Per trasportare i pesantissimi blocchi di pietra, gli egizi non usavano nient’altro che la sabbia bagnata. Uno studio sull’attrito effettuato dalla Fom - Fondazione per la ricerca fondamentale sulla materia - dell’Università di Amsterdam sulla frizione, ha infatti dimostrato in modo sperimentale che questo viene sostanzialmente ridotto dall’aggiunta di un po’ - non troppa - acqua. In pratica, l’interazione tra l’acqua e la sabbia (capillarità) aumenta il modulo di scorrimento della sabbia e facilita lo scorrimento.

La sabbia asciutta, a fronte del traino dei pesi, non solo provoca attrito, ma si accumula davanti al mezzo. Una sabbia troppo bagnata risulterebbe, invece, con un modulo di scorrimento troppo diminuito facendo così aumentare il coefficiente di frizione. Questo per la formazione di “ponti capillari”, cioè gocce microscopiche che favoriscono i legami tra i granelli di sabbia.

Una slitta con un peso trascinata sulla sabbia asciutta - a sinistra - vede accumularsi una pila davanti. Questo non capita con la sabbia inumidita Una slitta con un peso trascinata sulla sabbia asciutta - a sinistra - vede accumularsi una pila davanti. Questo non capita con la sabbia inumidita

Il dipinto della tomba di Djehutihotep: sul davanti della statua si vede un uomo che pare versare acqua sul percorso

Ecco come gli egiziani costruirono le Piramidi
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