Ti regalerò una rosa
Dedicato ad Alda Merini la piccola ape furibonda cittadina onoraria di Vimodrone
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
Mi chiamo Antonio e sono matto
Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino
Credevo di parlare col demonio
Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio
Ti scrivo questa lettera perché non so parlare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E mi stupisco se provo ancora un’emozione
Ma la colpa è della mano che non smette di tremare
Io sono come un pianoforte con un tasto rotto
L’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi
E giorno e notte si assomigliano
Nella poca luce che trafigge i vetri opachi
Me la faccio ancora sotto perché ho paura
Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura
Puzza di piscio e segatura
Questa è malattia mentale e non esiste cura
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
I matti sono punti di domanda senza frase
Migliaia di astronavi che non tornano alla base
Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole
I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole
Mi fabbrico la neve col polistirolo
La mia patologia è che son rimasto solo
Ora prendete un telescopio… misurate le distanze
E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso?
Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto
Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro
Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi
Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi
Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare
Eri come un angelo legato ad un termosifone
Nonostante tutto io ti aspetto ancora
E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
Mi chiamo Antonio e sto sul tetto
Cara Margherita sono vent’anni che ti aspetto
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce
Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E ti stupisci che io provi ancora un’emozione?
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.
Uomini di parola : politici della trasversale transumanza con approdo finale nelle ridotte di Ar-core.
Soffriamo di accecamento ideologico o di puttanesimo radical-politic ?
di Caranas
Per i berluscones , chi si è fermato nella fede dell’ideale comunista è ormai un irrecuperabile “rosso” non attento all’evoluzione dei tempi .Chi invece prostituisce il proprio cervello ( e spesso anche il corpo) svendendo personalità e fede politica, può occupare i più alti scranni del potere sguazzando nel fango del mercimonio come soldatino del Silvio nazionale e ostentando nei programmi televisivi e sulla carta stampata il giuramento al nuovo padrone politico.
Addirittura Bossi ad ogni nuovo adepto della Lega faceva firmare preventivamente una lettera di dimissioni (non si sa mai).
La grande massa operaia e intellettuale di sinistra ha seguito ( a torto o a ragione) l’evoluzione del P.C.I. , diversi militanti più o meno noti, hanno invece cambiato fede passando ad opposti lidi/ideali .
Ecco il quadro (incompleto) :
DANIELE CAPEZZONE - Segretario Partito Radicale – Rosa nel pugno . Forza Italia – PdL
SANDRO BONDI - Sindaco comunista - PdL
BOBO MARONI - Democrazia Proletaria – Lega
FERDINANDO ADORNATO - PCI – Forza Italia – UDC
GAETANO PECORELLA - Potere Operaio– Avvocato di Soccorso Rosso – Forza Italia - PdL
Avvocato di Berlusconi – Candidato a presidente della Corte
Costituzionale ?
MASSIMO CAPRARA - Manifesto – PdL
EUGENIA ROCCELLA - Partito Radicale – PdL Sottosegretario alla Salute
GIULIANO FERRARA - PCI – PSI – Forza Italia (Ministro) – sostenitore PdL
FRANCO FRATTINI - Manifesto – PSI – PdL
ELIO VITO - Partito Radicale – PdL
ALDO BRANDIRALI - Servire il Popolo – PdL
UMBERTO BOSSI - Comunista della sezione del P.C.I. di Verghera – LEGA
GIANFRANCO MICCICHE’ - Lotta Continua – PdL
MARCELLO PERA - Partito Radicale – PSI – PdL
MASSIMO TEODORI - Partito Radicale – PdL
TIZIANA MAIOLO - Rifondazione Comunista – Partito Radicale – PdL
FRANCESCO RUTELLI - P. Radicale – Verdi- Margherita – Ulivo- PD- API
Il PCI era una famiglia , molti hanno perso il senso dell’avventura e forse per questo sono diventati tristi e stanchi ( come nelle vignette di Staino) . Non per questo ci si deve sentire ex o post , anche se siamo convinti che il comunismo reale è finito nel 1989. Ci sono state diverse “rifondazioni” che per l’egoismo di qualcuno , sono tutte fallite, ma il Comunismo italiano della cultura di Berlinguer vive ancora e non tutti hanno perso l’identità nella difesa della libertà! E la nostra non è da considerare un’eredità abusiva da abiurare.
Il Draquila si accomuna a Clinton (avendo una Monica in comune).
Bertolaso si era dimesso ma tra una emergenza e un massaggio è ancora al suo posto .
di Caranas
vignetta Bertolaso Monica
Ma che bella figura! Ma perché non va a difendersi davanti ai magistrati anziché occupare addirittura Palazzo Chigi con uno show del tipo “Me la canto e me la suono “. Dice di non aver preso mai soldi da Anemone, chissà perché sua moglie (architetto) ha ricevuto 99.000 € dallo stesso … “ tu fai un favore a me , io ne faccio uno a te” ! Pare che gli investigatori sospettino una mazzetta di 50.000 € , una “ mazzata “ umiliante secondo il mister emergenza. Ma daiii ....., chi se la beve la seduta dal fisioterapista alle ore 23 da Francesca … e mostra pure un suo sms se pur privo di intimità ; chissà perché dopo la seduta con Monica che lo ha "sconocchiato , gli uomini dello staff del Salaria Sport sono andati in cerca di preservativi !
Da che razza di gente siamo governati ? Un talk –show deserto per una difesa mediatica alla berlusca . E non è un abuso ? Reato no, ma pur sempre un abuso. Ma per molti italiani Bertolaso resta quell’autentico patrimonio di ingegno, passione e pazienza costruito da Berlusconi e pronto per ogni emergenza. Ci vien da chiedere se non porti pure sfiga , visto come sono andate le cose ultimamente !
Moody’s : Italia a rischio. Una volta tanto , Prodi e Berlusconi reagiscono da veri italiani.
di Caranas
Soffrirà di prostata ragazzi, ma questa pisciata di Silvio è quanto meno opportuna!
La reazione di Prodi e Berlusconi
Una volta tanto giudizio concorde tra Prodi e Berlusconi. Il primo ricorda che la Moody’s è la stessa che dava il 10 e lode alla Lehman Brothers la cui fine conosciamo tutti, il secondo esprime un giudizio altrettanto severo allargato a tutte le agenzie internazionali che giudicano la solidità dei sistemi economici degli Stati. E Moody’s ha perso di credibilità da parecchio come diverse altre agenzie. Andate a lavorare (se trovate lavoro !) dovremmo dire noi. L’uscita della Moody’s ha infatti fatto perdere diversi soldi all’Italia dal momento che ha paventato per noi italiani il rischio contagio-Grecia. Meno male che la Banca d’Italia rassicura. Questa volta però Berlusconi ha ragione e ha fatto bene a reagire avendo la Moody’s creato una bufera che ha bruciato diversi soldi e buttato discredito sulla nostra economia che, non sarà eccellente ma non è né quella della Grecia, né quella del Portogallo. Insomma , la nostra salute non è ottimale ma dobbiamo curarci.
Arraffa , arraffa… ti verrà comodo !
dimissioni di Scajola , altro pericolo d'affrontare. E il conflitto d'interessi è sempre più attuale.
di Caranas
Non tutto il male vien per nuocere . Scajola si è dimesso ( altri politici dovrebbero farlo per gli stessi motivi), chi è innocente scagli la prima pietra! Non sto difendendo il ministro, sto solo riflettendo su quanti altri hanno beneficiato di mazzette, che di solito sono legate a mazzate ( chi la fa , se l’aspetti). Berlusconi ha ora in pugno, con la benedizione di Napolitano ( cos’altro poteva fare ?), il Ministero delle Politiche Economiche. Speriamo che la soluzione sia veramente transitoria. La sostituzione di Scajola ( ricordate in una seduta del parlamento : “ lei è un maleducato!” – che arroganza! avrebbe meritato la stessa risposta data da D’Alema a Ballarò martedì scorso : “ma vada a farsi fottere” e sapete bene a chi), provocherà una corsa al ministero ma non certamente una questione squisitamente politica. Povero Cicchitto, ancora una volta resterà con un pugno di mosche in mano. Il posto , come prevedibile, sarà occupato da una donna, Luisa Todini (senza offesa per nessuno).
CapezzONE, CapezzTWO... e Cicch- Citto! Che piacere ascoltarli !
Nel contempo, l'ex ...
In quel tempo , oltre il tempo
da Settimo Cielo
L'Espresso Blog
di Sandro Magister
In visita a Torino, nel pomeriggio di domenica 2 maggio Benedetto XVI si è inginocchiato davanti alla Sindone. E ha poi letto alle monache e ai fedeli presenti nella cattedrale la seguente meditazione:
*
Cari amici, questo è per me un momento molto atteso. In un’altra occasione mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l’umanità. Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.
Si può dire che la Sindone sia l’icona di questo mistero, l’icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe d’Arimatea, un ricco e autorevole membro del sinedrio, chiese coraggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Gesù nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota. Ottenuto il permesso, comprò un lenzuolo e, deposto il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Così riferisce il Vangelo di Marco, e con lui concordano gli altri evangelisti. Da quel momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.
Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme… Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”.
Cari fratelli, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.
E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale.
In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. È successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.
Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore.
Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati – “Passio Christi. Passio hominis” – promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. È come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.
Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità.
Andrea
... a voi una bellissima canzone di Fabrizio De Andrè , trattasi di < Andrea >
Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare
Andrea s'è perso s'è perso e non sà tornare
Andrea aveva un amore Riccioli neri
Andrea aveva un dolore Riccioli neri.
C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera
C'era scritto e la firma era d'oro era firma di re
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Occhi di bosco contadino del regno profilo francese
Occhi di bosco soldato del regno profilo francese
E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la perla più rara
E Andrea ha in bocca un dolore la perla più scura.
Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo
Andrea gettava Riccioli neri nel cerchio del pozzo
Il secchio gli disse - Signore il pozzo è profondo
più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto.
Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.
Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.
Bellissima anche Durango (meglio la versione di Fabrizio )
«Ciccino, come fu ?»
1° maggio e Salvatore Giuliano : una storia di componenda
Caranas
Si avvicina il I° Maggio ma non è più come anni fa . Molti giovani non conoscono neanche la storia di questa festa associandola per lo più al megaconcerto romano di Piazza San Giovanni. Negli anni '70 invece, in corteo si urlava : “ primo maggio proletario, comunista rivoluzionario “. Ma erano altri tempi.
Più in la , nel 1947, immediato dopo guerra , la festa dei lavoratori fu macchiata di sangue nella Piana degli Albanesi nella vallata di Portella della Ginestra. Una strage : 11 morti in prevalenza contadini, 9 adulti e 2 bambini. Il 20 aprile precedente il blocco di coalizione PCI-PSI aveva vinto le elezioni regionali col 29 % dei voti contro il 21 % della DC. I latifondisti si vendicarono. Quando gli oppressi si avvicinano al potere , quando lo Stato è in crisi, c’è sempre qualche strage , Piazza Fontana insegna. Di quell’eccidio fu accusato il bandito separatista Salvatore Giuliano . Sangue come risultato di una gigantesca componenda ( accordo, compromesso oscuro) sfociata in altro sangue , quello dello stesso Giuliano. Andrea Camilleri così descrive l’epilogo di quella storia evidenziandone la componenda sempre presente in fatti di mafia:
“A proposito dell’eliminazione del bandito Giuliano e della sua eliminazione, non scopro nessun altarino, fu il risultato di una gigantesca componenda che vide coinvolti la mafia, il bandito Pisciotta braccio destro di Giuliano, il Ministero degli Interni ( ne era titolare Mario Scelba) e il generale Luca, capo del Cifiribì, come lo chiamavano i siciliani ( e cioè CFRB, comando forze di repressione banditismo). Luca , non fidandosi della magistratura , faceva in modo che i banditi non venissero arrestati per essere rilasciati qualche giorno dopo ma che fossero ammazzati in scontri a fuoco, tant’è che un giornale pubblicò una vignetta che raffigurava la Sicilia costellata di croci tombali, con sopra una citazione dantesca :« ove non è che luca». Il suo capolavoro strategico fu di rendere Giuliano pericoloso peso morto per la mafia e di farlo scugnare dal territorio dove poteva avere complicità ed aiuti. Gli venne così fatto ammuccare (credere ) che a Castelvetrano un aereo sarebbe venuto a prelevarlo per portarlo in America. Invece Pisciotta l’ammazzò nel sonno e subito dopo , con l’inesperta regia del capitano dei carabinieri Perenze si mise malamente in scena una morte per conflitto. Pisciotta fu fatto scappare, con l’intesa che da lì a poco sarebbe stato arrestato ufficialmente, processato e condannato a una pena lievissima. La cosa non andò liscia perché ci si mise di mezzo la polizia con la sua solita rivalità con la benemerita : Pisciotta venne arrestato non dai carabinieri ma dalle forze di pubblica sicurezza e le cose si guastarono. Mi ha raccontato una persona degna di fede che quando Scelba arrivò al Ministero dopo che era stato tirato giù dal letto per comunicargli l’avvenuta morte di Giuliano, c’erano ad aspettarlo generali, sottosegretari, alti funzionari sorridenti e felici per contargli la storia che Giuliano era stato ammazzato dagli uomini di Perenze dopo una sparatoria degna di un film western . Scelba s’appresentò più torvo e, se possibile, ancora più vestito di nero del solito. Fece un gesto a tutti di arrassarsi di qualche passo , aprì un cassetto, sollevò la cornetta di un telefono che c’era dentro, compose un numero e pronunciò questa frase :
« Ciccino , come fù ?»
Per la cronaca : Pisciotta non arrivò mai al secondo processo. Un giorno ebbe voglia di un caffè, glielo portarono e lo bevve. Non sapeva che il caffè era corretto.
Berlusconi e Bersani sono vecchi, rappresentano l’ultimo colpo di coda della politica della contrapposizione, non hanno futuro. Ma che attrezzi abbiamo per costruire la rinascita?
di Pino Cappadone
La spirale della storia ovvero verso un Nuovo Rinascimento.
Quante volte ho pensato di andar via da questo paese. Ma non l’ho mai fatto. Non so perché.
Sara’ stato che non ho avuto il tempo per organizzarmi, vanno così le cose, è vero che si può cambiare la propria vita con decisioni importanti, ma quello che sei dentro si modifica lentamente e in fondo, non credo sia necessario cambiare paese per modificare in meglio la tua esistenza.
L’Italia ? sono convinto sia il più grande e bello, paese del mondo, crogiuolo di culture millenarie, potenzialmente alla guida del mondo per capacita’ artistiche, intellettive e manifatturiere, e per posizione geografica, e mi piacerebbe fare questa affermazione non da italiano, perché fosse più sincera.
Nello stesso tempo avverto un groppo in gola al pensiero che ci sia un freno allo sviluppo: sto rimpiangendo la vecchia e tanto odiata democrazia cristiana che nel bene e nel male ha forgiato la nostra gioventù e lo sviluppo più importante nell’ultimo secolo.
C’era del buono e del marcio nelle due posizioni ideologiche che si contrapponevano. In quei tempi avevamo uno spessore umano, un senso da seguire che ci faceva intravedere una luce. Volevamo riscattare i poveri, volevamo maggiore libertà di esprimere le nostre tensioni , liberarci dai sensi di colpa che la chiesa ci inculcava. Forse la porta ideologica dalla quale volevamo passare non era proprio la più adatta per incamminarci in una strada di emancipazione sociale universale, forse bisognava allargare quella già esistente. Chissà, ma ormai non conta.
Fatto sta che la speculazione filosofica dell’ottocento era riuscita a partorire quelle idee.
L’epoca dello sviluppo industriale si è tirata dietro ed ha amplificato una cultura di contrapposizione ideologica fra imprenditori e lavoratori, fra ricchi e poveri. La presa di coscienza del valore operaio, se è stata una indubbia e notevole conquista sul piano sociale, è stata gestita con ingenuita’ dalla classe dirigente comunista. Le comunicazioni si sono amplificate, e non c’è stata attenzione dai politici della sinistra , a dare il peso giusto all’ informazione basata più sulla lotta di classe che sulla lotta culturale, anzi la lotta contro l’autoritarismo della classe dirigente scolastica ha cancellato lo studio dei capisaldi della cultura e della scienza, favorendo il formarsi di una gioventù con deboli ideali. A niente è valso l’impegno politico più di spessore della gioventù di sinistra, piu’ motivata, ma proprio perché di parte, si è staccata da una evoluzione a più largo respiro. Insomma non bisognava promuovere una cultura di sinistra, ma una cultura universale, classica. La faziosità, e perchè no, anche la spocchia di appartenere ad una “intelligenzia” ci ha danneggiato. Ciò ha fatto affievolire lo sviluppo artistico-umanistico che tanta luce ha portato nel rinascimento italiano. L’attenzione mediatica si è posta più sulla rivendicazione di diritti salariali che sulle ricadute socioculturali, più sul desiderio di smantellare che di ricostruire, e si sa che non basta demolire una casa non comoda, bisogna saperne costruire un’altra, e attenzione, con solide fondamenta. Mentre la furbizia commerciale del capitalismo bottegaio ha colto la potenza della forza mediatica , tant’è che se ne è appropriata addirittura inquinando la politica, addirittura governando, per minare i presupposti della democrazia, che sono l’educazione alla civiltà , al rispetto dell’altro, alla solidarietà . Valori questi che l’informazione mediatica non è riuscita a trasmettere, anzi attraverso la manipolazione ad hoc dei suoi padroni, li ha trasformati in armi psicologiche che hanno ottenebrato la mente della … maggioranza democratica. Bisognava saperla trattare l’informazione, bisognava proteggerla, più del salario o del sei politico, o della mitologia comunista sia essa maoista piuttosto che sovietica o cubana. L’informazione è educazione, e non si può lasciare in mano ai commercianti. Questa è la più grossa responsabilità di cui la sinistra si deve vergognare, specialmente quando si è chiamata fuori quando poteva, e non lo ha fatto, fare una legge sul conflitto di interesse…chissà perche’? Mah! Consociativismo? Inciucio? I dubbi restano, e sono forti.
Ed il conto è arrivato. Lo stiamo pagando, non tanto in termini di crisi economica, ma in termini di crisi di valori.
L’imposizione dei genitori a seguire i dettami della chiesa a un certo punto non ha retto ed è stata lesionata sotto la spinta sessantottina. E questo è un fatto da non giudicare, è semplicemente avvenuto, e non poteva essere diversamente, date le condizioni.
La nuova cultura tuttavia non è stata in grado di riempire quel vuoto con altri valori della stessa portata, e se poteva essere nobile negli intenti, non ha retto sul piano pratico, per una ingenua e sempliciotta analisi dell’animo umano, ma soprattutto non ha retto sul piano dell’immagine politica che veniva affidata a culture che non ci appartenevano come quella sovietica o peggio ancora cinese. Insomma dietro la chiesa, romana, è bene precisare, c’erano e ci sono tuttora duemila anni di scritti, di opere d’arte magnifiche, eventi storici fondamentali, di santi con i loro miracoli, di processioni suggestive, mentre dietro la cultura della protesta si intravedono rivoluzioni che se hanno cambiato l’assetto economico, non sono riuscite a sostituire la forte impronta spirituale che ancorava i popoli al trascendente, rappresentata in Russia dall’ortodossia cristiana ed in Cina dalle filosofie orientali. Addirittura a Cuba, dopo una sacrosanta rivoluzione, a distanza di 50 anni, non possiamo cantar vittoria, viste le condizioni attuali del popolo cubano.
Come conseguenza queste rivoluzioni hanno ceduto il passo ad un inevitabile capitalismo ancora più spregiudicato, paradossalmente protetto e garantito da uno dei baluardi dalla cultura di sinistra: la democrazia.
Il marxismo al quale abbiamo affidato le nostre speranze ha fallito sul piano economico e politico. Bisogna riconoscerlo. Pur se rimane la riconoscenza per aver strattonato un ingranaggio ormai stantio ed arrugginito che aveva bisogno di lubrificante.
Ma ora bisogna rimettere tutto in discussione e liberarci da questo marasma dove la sinistra e la destra si confrontano non su un piano ideologico ma su prese di posizioni aprioristiche, che non sviluppano linee politiche di sintesi democratica, bensì tendono a marcare il loro operato attraverso emanazioni di decreti, a dispetto di una discussione parlamentare ormai desueta.
Ebbene ora bisogna prendere coscienza , ognuno per la sua parte, che è necessaria una tregua, un abbassamento dei toni, una fase meditativa. E’ giunto il momento della sintesi, nella dialettica Hegheliana: alla tesi del capitalismo ha risposto l’antitesi comunista , ora è il momento della sintesi dove si deve sviluppare un Nuovo Umanesimo, un Nuovo Rinascimento.
Berlusconi e Bersani sono vecchi, rappresentano l’ultimo colpo di coda della politica della contrapposizione, non hanno futuro. Ma che attrezzi abbiamo per costruire la rinascita?
Vendola ? interessante, Di Pietro, Grillo, personaggi di rottura abbastanza indipendenti, ma con meno spessore culturale del primo. Mi sarebbe piaciuto intravedere alle loro spalle, un ideologo (alla maniera di Miglio, per intenderci, ovviamente non per i suoi contenuti), che desse spessore umano e storico al percorso di rinascita, soprattutto sul piano dei valori umani, con una visione a lunga gittata, capace di raccogliere e far lievitare quel che rimane della nobiltà e dell’orgoglio del popolo italiano. Che non sia il caso di cercare quest’ago nel pagliaio? Tanto è inutile, ancora abbiamo bisogno di una guida umana, non avendo a disposizione guide divine visto che la democrazia ha mostrato di essere vulnerabile, non tanto nella sua essenza, ma nei suoi presupposti, che possono essere manipolati sapientemente dai nuovi signori della comunicazione truffaldina, e non solo da questa. Ma mi fermo qui, per non sfidare la pazienza degli eventuali lettori di queste righe. Magari ne riparleremo.
Per concludere, una mia considerazione ottimistica: la storia credo si muova su una spirale dove si ritorna ciclicamente sulla stessa posizione ma ad un livello più alto, sempre più prossimo alla linea di un confine superiore che ci attira, inconsapevoli, guidati da una forza di cui non ci è dato conoscere direttamente la Fonte. Al massimo possiamo intuirla.
Come bisogna leggere gli applausi a Giovanni Tegano capo storico della ‘ndrangheta? Ci dobbiamo vergognare di essere calabresi ?
Cari amici calabresi e non, una cosa è certa , di destra o di sinistra, dobbiamo ammettere che questo governo con la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di Finanza insieme a Maroni ( lo spero) li sta prendendo tutti. Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. Il cemento della potenza mafiosa cede ma non è una novità odierna, bisognerebbe partire dal processo “Olimpia” degli anni ’90 e prima ancora quando anche Raffaele Cutolo fu fatto “cristiano” ossia battezzato con i rituali della ‘ndrangheta vero cancro di questa nostra terra martoriata. Non è tanto l’arresto che sorprende, sono fatti suoi (mica tanto), chi decide di vivere in un certo modo , prima o dopo deve affrontare il conto, ma è la sorprendente reazione della popolazione presente all’arresto. Tutti parenti? Tutti amici? Leggendo il Secolo d’Italia di oggi ci facciamo un’idea del personaggio e di tutte le violenze perpetrate nel tempo con quasi mille morti ammazzati in una faida che non fa onore a nessuno.
Dovremo ancora interrogarci sugli applausi di oggi: come può l’arrestato essere un calabrese uomo di pace? La nostra terra , cari amici calabresi e non, ha bisogno di altro per risorgere, non meravigliamoci poi quando Venditti la denigra. Perdonate lo sfogo.