FUSCALDO : PESCA CON LA LAMPARA
1 Maggio 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #FUSCALDO
Le lampare : quelle meravigliose luci , di notte sul mare
di Caranas
Negli anni 50 era bellissimo ammirare di notte dai balconi fuscaldesi le “lampare” sul mare. Otto o dieci barche, alcune più piccole, sostavano sul mare illuminato da queste lampade a petrolio , uniche compagne-amiche della fatica degli uomini pescatori lontano dalla costa.
La pesca con la lampara trasformava la solitudine del mare in un paesaggio di luci che si riflettevano sull’acqua come tanti tramonti visibili dal paese addormentato sul dorso di mucca. Erano lontane le luci , la loro scia non si spezzava sulla battigia dove le onde sciacquavano.Quando qualcuna di esse si affievolivasignificava che il pescatore si stava addormentando dimenticando di pompare il petrolio .
Appena buio, iniziava la fatica dei pescatori che spingevano i remi delle barche che avanzavano al largo senza far rumore. Gli uomini andavano per mare in religioso silenzio, attenti a cogliere il minimo segnale per calar le reti lì nel posto indicato dalla “calabrisella”, l’orologio dei nostri antichi pescatori, una piccola stella che spunta a sud-est sul tirreno cosentino proprio nel cielo di Fuscaldo.
Le lampare si accendevano d’incanto grazie alla sapienza tramandata oralmente . Si sa, le alici corrono verso il sole quando cala e quando sorge e, allo stesso modo seguono la luna , ma se la luna manca del tutto si usa la lampara a petrolio che non vuole gruppi elettrogeni che fanno rumore.
Il luccicare delle stelle e la pallida luminosità della luna si confondevano con il silenzio del mare interrotto solo da qualche : “jiamu, movati” quasi sottovoce, di qualcuno intento a calare a mano le lunghe reti “lupare” con il “pezzale” a sacco in mezzo. Poi iniziava la lunga attesa e finalmente le reti venivano ritirate col pesce che veniva scaricato nelle barche più grandi mentre già si preparava una nuova “cala” . All’alba i pescatori anche se sfiniti si rimettevano ai remi per far ritorno. Giunti in spiaggia però la fatica non era finita, c’era da sistemare le casse di alici, sarde, sgombri e stendere le reti ad asciugare. E infine, lo sguardo degli uomini e delle loro donne venute ad aiutare, si alzava verso il convento là in alto sulla collina di Fuscaldo a ringraziare San Francesco di Paola. La giornata era stata guadagnata!
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“ Non c’è verso ” è una silloge di poesie intensa, sincera, pura, in cui non c’è spazio per momenti che vogliono essere celati o tenuti per sé. Nel libro si avvertono frequentemente momenti di buio, ma quasi sempre seguiti da una piccola luce in fondo al tunnel. Una poesia non va spiegata diceva Pablo Neruda: "Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla." , ai lettori resta l’interpretazione. ( Nicoletta Mandaradoni )
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