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Blog  di Caranas

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E' SABATO SERA, RIDIAMO UN PO' PRIMA DEL NO ?

3 Dicembre 2016 , Scritto da CARANAS Con tag #SATIRA UMORISMO COLTO, #REFERENDUM

 

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REFERENDUM: LA SOLITA STORIA ITALIANA , STA AGLI ITALIANI NON “BERSI DI TUTTO”

3 Dicembre 2016 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA, #REFERENDUM

  1. L’ERRORE DELLA CAMPAGNA REFERENDARIA? ARRIVARE A GIUDICARE LA LEGGE ELETTORALE PER UNA PRECISA VOLONTA’ POLITICA
  2. VOTO NO PER IMPEDIRE ALLE BANCHE DI CONTINUARE AD ESSERE CONTRO IL POPOLO
  3. VOTO NO PERCHE’ AMO L’ITALIA E LA COSTITUZIONE
  4. VOTO NO PER RICOSTRUIRE UN’ALTERNATIVA CHE PRATICHI IL CAMBIAMENTO
  5. VOTO NO A CAUSA DI UNA CAMPAGNA ELETTORALE CHE LASCIA MACERIE E SU CUI QUINDI VA FATTA UNA CROCE: “NO
  6. VOTO NO PER NON CADERE NEL BARATRO CHE OFFRE IL SI
  7. VOTO NO PERCHE’ SI CHIUDE, CON LA BENEDIZIONE DI VERDINI, LA CAMPAGNA DEI CONSERVATORI PER IL SI’
  8.  VOTO NO PERCHE’  LA VITTORIA DEL SI’ SAREBBE IL TRIONFO DI RENZI E IL   NO UN PICCOLO PASSO AVANTI PER RESTITUIRE POTERE AL POPOLO
  9. VOTO NO PERCHE’ MI SENTO INFASTIDITO DA RENZI, PRODI E SANTORO
  10. VOTO NO AFFINCHE’ IL 4 DICEMBRE DIVENTI IL NOSTRO GIORNO DELL’INDIPENDENZA

 

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Renzi ha paura che l’Italia cambi verso (davvero)

22 Maggio 2016 , Scritto da CARANAS Con tag #Referendum

Renzi ha paura che l’Italia cambi verso (davvero)

Dalle amministrative al referendum il premier mette le mani avanti, dicendo che non è un voto sul governo. La verità è che si sente tremare la terra sotto i piedi: dopo anni di annunci e pseudo-riforme la luna di miele con gli italiani è finita e il divorzio si avvicina...

E già, il vento cambia, ed è una brezza leggera che prima o poi diventa soffio impetuoso e inizia ad andare in direzione contraria, travolgendo chi fino a quel momento credeva di andare col vento in poppa. Del cambio di clima deve essersi accorto anche Matteo Renzi, l’uomo che finora ci aveva sempre messo la faccia, andando a volto scoperto, godendosi quell’arietta leggera e pulita che lui stesso sembrava aver contribuito a rimettersi in circolo. Da qualche tempo l’uomo ha iniziato un po’ a ripararsi, a intabarrarsi tra distinguo e “ma anche”, si copre un pochino per non venire colpito da raffiche troppo violente, teme di prendere freddo e di restare al centro della bufera. Per questo si espone di meno, dice che sì, a giugno “si vota” ma “si parla dei sindaci, non di chi sta al governo”, perché ha paura di qualche contraccolpo sulla tenuta del suo esecutivo: l’uomo risoluto, sicuro di sé e decisionista per la prima volta se la fa sotto e teme di perdere, di prendersi una bella scoppola, e allora si mette un po’ meno in ballo, come un allenatore che dice che, se la squadra perde, è stata colpa dei calciatori…

Allo stesso modo, in vista del referendum di ottobre, ha smesso di personalizzare l’appuntamento elettorale come aveva fatto fino all’altro ieri: dice che in questione c’è il testo sul Senato e la Costituzione, mica il suo stesso esecutivo, e che a “personalizzare” la tornata referendaria semmai sono “gli altri”, quelli del No che non non vogliono cambiare il Paese, i gufi e gli uomini della palude, che sguazzano e si rimestano negli inciuci. Sì, sono loro a personalizzare, mica Renzi.

Insomma, il premier ci vuole far capire che nell’uno come nell’altro caso non si tratterà di dare fiducia o meno all’uomo Matteo e non si voterà su di lui (anche se noi vorremmo tanto votar su di lui, magari tornando a esercitare quel vecchio esercizio democratico che si chiama “elezioni politiche”. Vabbè…).

Ma la morale della vicenda è che Renzi, per la prima volta nella sua storia di premier, sente tremarsi la terra sotto i piedi e vede il consenso, sia personale che destinato al suo partito, erodersi giorno dopo giorno. Non ha più la sicumera di un tempo e allora si defila o mette le mani avanti dicendo che, in caso, lui sarebbe anche pronto a dimettersi.

Ma sarebbe molto più onesto ammettere da parte sua che questa deriva è inevitabile dopo due anni di promesse mancate e fallimenti ripetuti. Gli italiani innamorati del Rottamatore delle origini, dopo un biennio di convivenza con lo sposo Matteo, hanno iniziato a stancarsi delle sue abitudini: sono un po’ stufi della sua annuncite cronica, che si traduce in slogan e lanci di nuove piattaforme dove il cittadino può sentirsi finalmente protagonista ma altro non sono che supercazzole ben comunicate; ne hanno le scatole piene delle sue pseudo-riforme, ritagliate a sua immagine e somiglianza, con tornaconti che sono soltanto per sé o per il suo partito (è il caso evidente dell’Italicum, anche se in questo caso nessuno osa parlare di leggi ad personam, come si faceva in altri tempi); e sono soprattutto disillusi sulla sua capacità di fare le riforme vere, quelle che contano, sulle tasse (da tagliare davvero, e non da sostituire con altre, o rimpiazzare con un aggravio del deficit), sulla giustizia (altro che la riforma-brodino di Orlando), sulla burocrazia (dove è finito il dossier sulla Pubblica amministrazione, ministro Madia? Boh), ma anche sulla sicurezza (legittima difesa e lotta vera al terrorismo, non i caschi blu della cultura, il bonus agli studenti e altre chiacchiere) e sulle liberalizzazioni (basta a decreti che consolidano il potere inveterato di caste e corporazioni). E questo senza parlare delle riforme spot e flop sulla scuola e sul lavoro, già da cestinare, come confermano gli ultimi dati scoraggianti sui nuovi contratti indeterminati…

La luna di miele è finita da un pezzo, lo sposo si fa vedere un po’ meno, dice che non è colpa sua se ci sono stati problemi, prova a fatica a salvare il matrimonio. Ma gli italiani sono già pronti a separarsi da lui con le amministrative, e a sancire il divorzio con il referendum costituzionale. E vissero felici e contenti, senza Renzi.

(www.lintraprendente.it)

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