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Blog  di Caranas

SCUOLA : "Tra timori e potenzialità "

21 Aprile 2009 , Scritto da Carmelo Anastasio Con tag #POLITICA

SCUOLA : “ Tra timori e potenzialità”

 

di Carmelo Anastasio

 

 

Dalla fine dell’estate si parla molto di scuola e della   nuova riforma Gelmini. Sulle    nuove problematiche scolastiche, sono stato intervistato in gennaio ’09,  in qualità di Dirigente Scolastico, da “Comunità Viva” un mensile di Vimodrone  molto attento ai temi della scuola.

A distanza di un paio di mesi, vista l’attualità del problema “Riforma Gelmini” , mi è sembrato utile pubblicare il testo dell’intervista in quanto penso che può essere motivo di confronto e d’informazione nella Community .

Segue il testo.

 

D – Professore , il ministro Fioroni nel settembre 2006 aveva  detto : “ voglio una scuola  serena e seria “. La nuova riforma introdotta dal ministro Gelmini con il D.L.112/08 e seguenti, sembra   tracciare   le   basi   per una scuola  certamente non serena , basi che delineano una missione quasi impossibile.

Quali sono le sue considerazioni ?

 

R – Due riforme   nel   giro   di pochi anni sono troppe e l’ultima genera  non  pochi  timori tra gli operatori del comparto, tra i genitori e   soprattutto   tra   gli   studenti . Il  nuovo progetto   di   riforma sembra molto semplice. A   mio avviso  si tratta in realtà di un composito  ingannevole. Non è così facile. Occorre analizzare   attentamente   i   vari   punti   e valutare seriamente    le    problematiche  connesse .

Semplificando   vediamo    nel dettaglio   i vari punti :

maestro  unico ;   voti  e abolizione dei   giudizi per   valutare   il    rendimento ;   voto  in condotta  che come negli anni sessanta torna a far parte del giudizio finale; insegnamento dell’educazione civica obbligatorio; prezzo bloccato per i libri  di   testo   per   cinque anni.

Può sembrare un ritorno alla scuola deamicisiana, in effetti nei provvedimenti legislativi non riesco a leggere nulla di moderno e se qualcosa minima c’è bisogna cercarla col lanternino . O no ?  Riformare  la  scuola primaria ?  Ma   se  da noi  funziona  molto, ma molto  bene ormai da decenni … che necessità c’è?

Non   dimentichiamo   inoltre   che la nostra scuola  elementare   occupa   un   posto   di assoluta eccellenza nelle classifiche internazionali. E ciò nonostante le enormi difficoltà rappresentate a livello amministrativo dalla mancanza di fondi e dal sistema micidiale imposto dalle leggi – e da alcuni sindacati- per la chiamata dei supplenti. Quante risorse si sprecano infatti per chiamare i supplenti? Almeno 350 telefonate al giorno per un solo supplente che ha facoltà di non accettare e quindi di bloccare per almeno 24 ore la supplenza con l’unico risultato di dover ricominciare tutto daccapo il giorno dopo. Non capisco poi perché devo chiamare un bidello in Sicilia per una supplenza di 20 giorni. Chi accetta?

D – I discorsi   sulla   scuola   italiana  svolti in merito da diversi   opinionisti, evidenziano non   poche preoccupazioni ed enfatizzano il    rischio   della   perdita    di    credibilità dell’istituzione    scolastica  . Questo  è  un nodo di grande rilevanza. Cosa ne pensa?

 

R – Di  fronte ad una diminuzione della forza simbolica della scuola e in una situazione di crescente disorientamento  con   crisi profonda di fiducia tra gli individui e le istituzioni, è utile   richiamare   il    valore della  scuola   come  ambiente educativo in cui    giocano      un     ruolo       importante l’autorevolezza  ,   la   fatica ,   lo studio, il merito e l’insegnamento. Una scuola    che forma   necessita     fiducia    per    poter trasmettere   il piacere dell’imparare e per poter  arricchire  l’atto   didattico. Come sostengono moltissimi esperti di settore, il   pericolo   è  che la  scuola ,perdendo di credibilità   verso   le   nuove   generazioni, diventi  inevitabilmente e sicuramente    inefficace  trasformandosi   in   una sorta di “ammortizzatore sociale”.

Preoccupa anche il fatto che ormai l’azione Pedagogica   e amministrativa, in aderenza rigida   ed   esclusiva   alle norme, tra  una riforma  e   l’altra   ha   raggiunto      ormai livelli    esasperati    e     tali    da   risultare incomprensibile   fino    a  diventare inutile se   non    negativa . C’è  il rischio  che  la pedagogia    finisca   col    parlare  solo a se stessa. E’ necessario    non    complicare   il linguaggio ricercando  l’equilibrio necessario  per   evitare   cadute   nel   tecnicismo o dall’altra   parte   nella    banalizzazione.

D-  Professore,  parliamo  anche  di  numeri    e proviamo  a   far   chiarezza  su alcuni punti cruciali della riforma. Le farò quindi alcune domande specifiche :

D-  Meno ore più qualità ?

R-  Per giustificare la riduzione   a  24 ore della Primaria, si afferma che con meno scuola si impara di più. Credo che sia falso . Oggi si sta lavorando affannosamente per adattare i contenuti   al   contenitore – gli orari scolastici- riducendo  i  primi in funzione del secondo.

Esattamente   l’opposto   di ciò che sarebbe logico fare . Prima di stabilire   quante  ore servono, occorrerebbe decidere che cosa va insegnato e appreso. E poi , come ci insegna don Milani, la crescita sociale richiede più scuola e non meno.

 

D- Meno docenti ( 87.000 in meno) , scuola migliore ?

R- Diminuire il   numero dei docenti significa togliere risorse   indispensabili a chi più ne ha bisogno : alunni   in difficoltà ed alunni diversamente  abili.  Inoltre , a mio avviso, meno  insegnanti vuol dire avere classi più numerose a scapito della qualità dell’azione educativa.

D- Ogni  classe  ha  tre  maestre. Il ministro afferma    che    lavorano    sempre      in compresenza . E’ vero?

R- E’ falso . Gli insegnanti di cui si parla , non lavorano    in   una   classe sola, ma su due o più classi, in  particolare  quelli  di sostegno e  di  inglese .  E poi , la compresenza è  una

risorsa preziosa per la personalizzazione dei percorsi educativi.

D- Si   dice   che    il    maestro   unico è “ più rassicurante   e   favorisce       l’unitarietà dell’insegnamento .

R- E’  come    dire   che    starebbe   meglio  un bambino con un genitore solo.

D- Meno scuole, miglior servizio ?

R- La razionalizzazione del sistema va bene , la desertificazione   del    territorio  no.  Va garantita e salvaguardata l’offerta formativa .

Privare   molti   comuni  della scuola di base è  un   falso risparmio . In   ogni  caso non è così   che  si   salvaguarda   la   scuola  della nostra  Costituzione.

D- Meno personale ma pagato meglio? Si arriva a promettere 7.000 euro  “ a gran parte dei docenti “.

 

R- Non   è   vero . Nella   finanziaria   il  piano prevede   1000   euro  lordi  annui pro capite che corrispondono a un netto mensile di 40 €.

Spero  che  la   filosofia vera dell’intervento governativo   non  sia   quella  di  far   cassa senza   preoccuparsi   delle   conseguenze   e senza    misurarsi   con  la  complessità del sistema   scuola .  Spero   inoltre  che  non si passi   ad   una valutazione prevalentemente selettiva , piuttosto che formativa  e che   la riforma  non provochi l’appiattimento della carriera    degli   studenti   e   dei   docenti e l’impossibilità di avere risorse da valorizzare oltre il funzionamento ordinario, oltre allo squilibrio della qualità della scuola tra alcune regioni.  Bisognerebbe   inoltre    non sottovalutare i cambiamenti  avvenuti   nella società   e     porre   più    attenzione       alle conflittualità   crescenti   tra   le componenti famiglia e scuola favorendo il dialogo  e il confronto,   cercando   insieme   di costruire patti condivisi.

 

D- Un’ultima domanda : il ritorno al voto ha delle valenze positive ?                                                    

 

R- Qui traspare una visione un po’ nostalgica della scuola. Ritengo, per la mia esperienza, che   il     numero    non   accompagnato  da un’attenta analisi del processo  di  apprendimento   di   un alunno  , rischia di portare ad un’azione   di    giudizio  che  guarda più alla prestazione finale del minore e non tanto al percorso   seguito     ed   al   processo       di apprendimento   globale  che ,  secondo   me dovrebbe   essere   programmato   in   senso “glocale   perché    implica     anche       un coinvolgimento  e una partecipazione   attiva  non    solo   delle   famiglie  ( nel rispetto dei ruoli), ma  anche   delle  diverse  componenti presenti   sul    territorio  le  cui   potenzialità dovrebbero essere sfruttate al  meglio.

 

Bene Professore. A nome di Comunità Viva  la ringrazio per il suo contributo e la saluto.

 

 

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CHIESA CATTOLICA, MA SOPRATTUTTO ROMANA

14 Aprile 2009 , Scritto da Carmelo Anastasio Con tag #RELIGIONE

 

» di Carmelo Anastasio

 

Premessa
: questo articolo non vuole assolutamente mettere alcuno in rotta di collisione con la posizione secolare della Santa Sede sulla sua romanità, né tantomeno mettere in dubbio la sua “saggezza infallibile” anche se  la regola infallibile per l’interpretazione delle posizioni remote del Vaticano e della Scrittura è la Scrittura stessa (Credo di Westminster 1646).

Per evidenziare meglio il mio modo di affrontare taluni temi, mi sembra opportuno citare Denis Diderot  : “Scrivo su Dio: conto su pochi lettori e ambisco a poche approvazioni. Se questi pensieri non piaceranno a nessuno non potranno che essere cattivi, ma se dovessero piacere a tutti li considererei detestabili.”   (Pensieri filosofici, 1746)

                                                       ………………..

Per approfondire, con riflessioni dinamiche,  il discorso sulla romanità della Chiesa Cattolica e dei suoi atti caratterizzati nel tempo certamente da spirito non evangelico, si potrebbero spendere fiumi di parole. Basterebbe citare ciò che non fece Costantino nei confronti di papa Silvestro nel 324 che attendeva ricompensa per il battesimo dell’imperatore , oppure ancora,  il Credo di cui in premessa : “ Non c’è altro capo della Chiesa all’infuori del Signore Gesù Cristo.E il papa di Roma non può essere il suo capo, in alcun senso …”. O il “puttaneggiar  coi regi”  di Dante (Inferno, XIX,108 e 112-117) :

 

Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,

non la tua conversion, ma quella dote

che da te prese il primo ricco patre!

 

Per dirla in senso impertinente (P.O.) :” tutte le religioni del mondo pretendono di avere il monopolio della verità per sé, a scapito di altre e di conseguenza finché ci saranno religioni, che siano romane o universali o altro, ci saranno guerre di religione, come ci sono e , come ci insegna la storia, ci sono sempre state. Però ,  non ci sono guerre di scienza , magari non santa , ma certo Katholika, cioè non romana ma universale”.

L’importanza della romanità della Chiesa Cattolica non sfuggi neanche all’Uomo della Provvidenza Cavalier Benito che dell’universalità della Chiesa aveva un concetto più che Romano che ben si sposava con i suoi obiettivi. Candidamente , il 5.5.1929 alla Camera spiegò : “ Le idee religiose hanno ancora molto impero, più di quanto non si creda da taluni filosofi. Esse possono rendere grande servizio all’umanità. Essendo d’accordo col papa si DOMINA ancora la coscienza di 100 milioni ( oggi più di un miliardo) di uomini.

 

Ma torniamo al nocciolo “glocale” (termine a cui sono affezionato). Già in FUSCALDO nel 1559 , esattamente il 4 settembre, nella prigione del Castello dell’Elce, la tematica sulla Chiesa cattolica veniva affrontata, non certo in posizione di vantaggio (grazie al vescovo di Lesina e Nunzio pontificio romano) da uno dei tanti finiti poi sul rogo in Ponte ( la testata di Ponte di Castel S.Angelo – approfondimenti si potranno fare , per chi vuole, presso il Convento della Minerva –Roma dove è depositato l’originale atto di condanna del  Gian Luigi Pascale). Riporto alcuni passi di una sua lettera scritta nel castello di Fuscaldo :

“… Avendo scritta la presente ed aspettando l’opportunità di mandarvela , il Signore mi ha dato comodità di comunicarvi la disputa che fu tra me e il Vicario di Cosenza.Egli adunque , venuto che fu , da esaminare quelli della Guardia, che fu la sera, avendo egli cenato ed avendosi bevuto (secondo che mi disse il prete il quale mi serve)sei gran bicchieri di quei vini , se ne venne in Fuscaldo e entrato nella prigione con un detto sig.Odoardo, gentiluomo cosentino, la prima domanda che mi fece fu questa : - Donde sei tu?- Del Piemonte, risposi. Ed egli: - non avevi , soggiunse, altro che fare, se non venire a sedurre queste povere genti della Guardia?- Se Gesù Cristo è seduttore, risposi io, confesso di averli sedotti, altrimenti no; perciocché non ho detto loro altro se non quello che ho imparato nella sua scuola.- E dov’è questa scuola? Mi domandò egli. – In Ginevra, risposi, dove si predica la pura Parola di Dio.- E chi la predica?domandommi ancora.- Risposi : i Ministri di quella  Chiesa.-     Allora esso soggiunse, che cosa vuol dire : cattolica? – Risposi: universale.- Tu sei pure convinto ora , diss’egli, ritenendo che la Chiesa sia solo in Ginevra.- Io non dico che in Ginevra sia solo la Chiesa, né che sia Chiesa universale; ma la riconosco per chiesa di Gesù Cristo particolare, membro dell’universale, perciocché vi si predica la parola di Dio e vi si amministrano i Santi Sacramenti, secondo l’ordinazione di Gesù Cristo. Per la qual cagione non facciamo noi come pessimamente fate voi altri , i quali attaccate la Chiesa universale ad un luogo, e la considerate secondo la pompa , grandezza e lustro di questo mondo. Quale predicazione di Parola di Dio avete voi? Anzi la perseguitate a sangue e fuoco, e volete che in luogo di quella siano predicate le dottrine degli uomini, le quali sono un culto di Dio vano, come testifica il Profeta Isaia, e Gesù Cristo dopo di lui.   …..

Vi gloriate che la vostra Roma sia la Chiesa universale … Così voi, dipingendovi la Sacra Scrittura una Chiesa povera al mondo, vile, dispregiata e perseguitata, ve ne fabbricate una ricca, onorata e che perseguita.  …”

 

La Chiesa fondata da Cristo fu definita durante i concili di Nicea e Costantinopoli ( 325 e 381 ): UNA , SANTA, CATTOLICA, APOSTOLICA (cattolica nel senso sinodale e universale, non Romana). Il fondamento è già posto da Gesù Cristo, nessuno può metterne un altro (I Corinti 3.10). Gesù ha fondato un’unica Chiesa di cui Egli solo è il Capo (Efesini 4.15 e Colossesi 1.18). A me pare che la Chiesa Romana elabori astutamente la sua “Petrologia” istituendo un concetto errato di Chiesa che afferma la giurisdizione universale per diritto divino del Vescovo di Roma. Tant’è che la Chiesa di Roma è stata fondata quasi sicuramente da Paolo.Di Pietro infatti se ne perdono le tracce ad Antiochia e li si perde anche il significato di “ Pietro-Pietra” , perdita  che genera  tuttora anatemi che ricadono su tutti coloro che affermano che il primato del papa romano è in realtà un’affermazione più ideologica che teologica:  «il papa è nudo».

Concilio Vaticano I (1870) – Primato apostolico di Pietro : “Se qualcuno affermerà  che il Romano Ponteficie non sia il successore del beato Pietro : sia anatema”.

Si potrebbe  continuare con i 27 princìpi del Dictatus Papae  di Gregorio VII, ma allora  s’innescherebbe una discussione senza termine.

Per ultimo mi chiedo : perché nella versione ufficiale del Credo recitato oggi, manca il termine “romana” … “credo nella Chiesa, Una, Santa, Apostolica   …” e basta! C’è stato forse un ripensamento della C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana)?

La definizione di “Cattolica”del dizionario di Salvatore Battaglia non è errata e da me già conosciuta . Il punto sta nel farla propria… crederci laicamente!

 

Chiusa Pensando al dogma dell’infallibilità del papa (1870) :

“Bisogna mettersi d’accordo sulle premesse : è l’uomo solo uno sbaglio di Dio o Dio solo uno sbaglio dell’uomo? (F.Nietzche)

 

Se devo essere punito per aver subordinato la fede alla ragione, allora sono pronto …” ( Voltaire)


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discutiamone un po' ... con Piergiorgio Odifreddi

13 Aprile 2009 , Scritto da Carmelo Anastasio Con tag #RELIGIONE

                   CRISTIANI E CRETINI

 

Cristo è la traslitterazione del termine greco christos  , «unto», scelto dalla Bibbia dei Settanta per tradurre

il termine ebraico maschia , «messia», col quale l’Antico Testamento indicava colui che doveva venire a restaurare il regno di Israele.

Fra i tanti sedicenti Cristi o Messia della storia, i Vangeli canonici identificano il loro con Gesù: a sua volta la traslitterazione di Ye(ho)shua, «Dio salva» o «Dio aiuta», un nome comune ebraico che secondo Matteo fu suggerito in sogno a Giuseppe da un angelo perché il figlio di Maria «avrebbe salvato il suo popolo dai suoi peccati». Cristiano, che ovviamente significa «seguace di Cristo», nella tradizione evangelica sta dunque a indicare «seguace di Gesù», secondo un uso che gli Atti degli Apostoli fanno risalire alla comunità di Antiochia.

   Col passare del tempo l’espressione è poi passata a indicare dapprima una persona qualunque, come nell’inglese christened, «nominato» o «chiamato», e poi un poveraccio, come nel nostro povero cristo.



Addirittura, lo stesso termine cretino deriva da «cristiano» (attraverso il francese crétin, da crétien), con un uso già attestato dall’Enciclopedia del 1754: secondo il Pianigiani, « perché cotali individui erano considerati come persone semplici e innocenti, ovvero perché, stupidi e insensati quali sono, sembrano quasi assorti nella contemplazione delle cose celesti».

   L’accostamento tra Cristianesimo e cretinismo, apparentemente irriguardoso, è in realtà corroborato dall’interpretazione autentica di Cristo stesso, che nel Discorso della Montagna iniziò l’elenco delle beatitudini con :« Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli» usando una formula che ricorre tipicamente anche in ebraico (anali ruach).

In fondo, la critica al Cristianesimo potrebbe dunque ridursi a questo: che essendo una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo. Tale critica, di passaggio, spiegherebbe anche in parte la fortuna del Cristianesimo : perché, come insegna la statistica, metà della popolazione mondiale ha un’intelligenza inferiore alla media(na), ed è dunque nella disposizione di spirito adatta a questa e altre beatitudini.

   Benché perfettamente soddisfacente nelle sue conclusioni, la critica etimologica sarebbe però facilmente rimuovibile da coloro che trovassero la sua argomentazione troppo debole : in fondo, in quanto Europei (dal greco eurys ops, «faccia larga») siamo anche letteralmente dei «faccioni», ma questo non ci basta per dedurre che allora abbiamo tutti un’espressione cretina e dunque come Europei non possiamo non dirci Cristiani (anche se qualcuno l’ha fatto, con argomenti non molto più articolati).

   Se vogliamo arrivare in maniera convincente alle stesse conclusioni, e cioè che il Cristianesimo è indegno della razionalità e dell’intelligenza dell’uomo, dovremo allora caricarci sulle spalle la Bibbia ( dal greco biblia, «libri») e percorrere la via crucis di una sua esegesi: non soltanto dei Vangeli (dal greco eu angelion,«buon messaggio» o « buona novella»), ma anche di ciò a cui essi si sono ispirati in precedenza , e che hanno a loro volta ispirato in seguito, dal Genesi al Catechismo.

   Così come , se volessimo dimostrare che il Cristianesimo ha costituito non la molla o le radici del pensiero democratico e scientifico europeo , bensì il freno o le erbacce che ne hanno consistentemente soffocato lo sviluppo, dovremmo turarci il naso e ripercorrerne la storia maleodorante del sangue delle vittime delle Crociate e dei fumi dei roghi dell’Inquisizione.

   E per evitare che quella storia si potesse troppo facilmente dismettere «come cosa d’altri tempi», dovremmo ricordare che anche la nostra epoca ha le sue crociate e le sue inquisizioni: perché conquistare i pozzi di petrolio dei Mussulmani, o fare referendum contro le biotecnologie, non è troppo diverso dal liberare il Santo Sepolcro dagli infedeli, o processare l’eliocentrismo. Soprattutto quando il Dio che «lo vuole» o «è con noi» è lo stesso il cui nome, oltre ad essere invocato nelle chiese, si incide sulle fibbie naziste e si stampa sui dollari statunitensi.

   Non si tratta, naturalmente, di fare di ogni erba un fascio, benché la  Chiesa Cattolica sia riuscita nel Novecento a fare con ogni fascio un concordato. Terremo dunque distinte le posizioni delle varie denominazioni del Cristianesimo, ma ci concentreremo sul Cattolicesimo: non certo per le sue immaginarie pretese di  costituire la varietà autentica della religiosità cristiana, bensì per le sue reali capacità di condizionare la vita politica, economica e sociale delle nazioni del Sud Europa e del Sud America (non a caso, le più arretrate dei loro continenti).

   In fondo , è proprio perché il Cristianesimo in generale, e il Cattolicesimo in particolare, non sono (soltanto) fenomeni spirituali, e interferiscono pesantemente nello svolgimento della vita civile di intere nazioni, che i non credenti possono sempre rivendicare il diritto , e devono a volte accollarsi il dovere, di arginare le loro influenze : soprattutto quando , come oggi, l’anticlericalismo costituisce più una difesa della laicità dello Stato che un attacco alla religione della Chiesa.

   In condizioni normali, una tale difesa sarebbe naturalmente compito delle istituzioni e dei rappresentanti del popolo. Purtroppo, però, questi sono invece tempi anormali, in cui presidenti, ministri e parlamentari fanno a gara per genuflettersi di fronte a papi, cardinali, vescovi, e ricevono man forte dagli apostati non solo del Comunismo e del Socialismo, ma addirittura del Risorgimento, in cui i padri avevano doverosamente separato le faccende dello Stato da quelle della Chiesa.

   A testimonianza basterà ricordare, a parte i reciproci salamelecchi tra presidenti e papi, da un lato le invocazioni alla Madonna nei discorsi di insediamento di Oscar Luigi Scalfaro al Quirinale il 28 maggio 1992 e di Pier Ferdinando Casini a Montecitorio il 31 maggio 2001, dall’altro la presenza di Massimo D’Alema e Walter Veltroni in piazza San Pietro il 6 ottobre 2002, alla cerimonia di beatificazione di Josemarìa Escrivà del Balaguer, fondatore della famigerata  Opus Dei.

   Tocca dunque ai cittadini comuni doversi far carico della difesa del laicismo (da laos ,«popolo», e laikos, <popolare»), per ovviare alle deficienze dei loro rappresentanti. E nella fattispecie,  tocca a un matematico farsene carico , per ovviare questa volta alle deficienze dei filosofi. Soprattutto di quelli che  a parole si dichiarano laici, ma nei fatti risultano essere più papisti del papa: un’impresa olimpica , tra l’altro , visti i papi che corrono. E naturalmente un matematico non poteva non fare omaggio , almeno nel titolo, al più illustre dei suoi predecessori : il Bertrand Russell di Perché non sono cristiano (1957) che fece controcanto al  Perché non possiamo non dirci cristiani  di Benedetto Croce (1943) . Ovvero, ogni epoca ha non solo i suoi filosofi collaborazionisti, ma anche i suoi matematici resistenti.

 

Piergiorgio Odifreddi

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ANCORA SU FERIE A FUSCALDO

4 Aprile 2009 , Scritto da CARANAS Con tag #ATTUALITA'

                                                          

 

 

FERIE A FUSCALDO SI … FERIE A FUSCALDO NO

 

Emerso e sommerso nella recente discussione (o polemica?) ospitata da un blog cittadino, consequenziale all’articolo “ 12 punti per non estivare a FUSCALDO”

 

"beati monoculi in terra coecorum"  



Sviluppi analitici

 

  1. commenti ( quasi tutti) caratterizzati da assenza di empatia
  2. forte carica d’ira incontrollata
  3. difetto di lettura del messaggio ( c’era una positiva provocazione – con un punto di domanda posto alla fine del titolo, l’argomento  non avrebbe trovato l’interesse di alcuno)
  4. riverenza ( o forse sudditanza? ) velata e distraente di alcuni interlocutori verso il “poteruccio”- inteso come sistema non necessariamente locale
  5. volgarità offensive (rivolte all’autore) che trasformano l’immagine positiva  della community
  6. incapacità di confutare verità obiettive
  7. incapacità di controllare la propria emotività ( manifestata anche con parole pesanti  : diffamazioni gratuite )
  8. inopportuno sentimentalismo in diversi interventi (chi non ama la terra che l’ha visto nascere? ). Il sole, il mare, il calore della gente e gli affetti non bastano (per alcuni)
  9. non sono mancate  indirette accuse retoriche ( manco se fossimo in trincea) di  “ tradimento e disfattismo”
  10. proposte “rotonde”e serie in  agorà , quasi subito trasformate in servizio di catering
  11. malizioso chiosare (ad occhi chiusi) di alcuni, farcito da parole melense di altri.
  12. I dodici punti, probabilmente hanno infastidito chi inconsciamente pensava  di detenere il monopolio del discorso sulla « questione glocale » accontentandosi della propria  rassegnazione, peculiare  figlia delle giustificazioni pseudo ideologiche dell’esistenza,ancor oggi  di zone di sottosviluppo. Rassegnazione ancor più  nostalgicamente in rapporto coloniale con l’antico Piemonte. Familiare cornice di un  declino catartico. 

 

Sono ancora  12 ma si potrebbe aggiungere  :

 

“ per risolvere i problemi potremmo dedicarci allo studio dell’agiografia, 

  vi potremmo trovare  un messaggio di-vino !”  - VI PIACE QUESTO MARE? E  
  TENETEVELO!

 

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