SCUOLA : "Tra timori e potenzialità "
SCUOLA : “ Tra timori e potenzialità”
di Carmelo Anastasio
Dalla fine dell’estate si parla molto di scuola e della nuova riforma Gelmini. Sulle nuove problematiche scolastiche, sono stato intervistato in gennaio ’09, in qualità di Dirigente Scolastico, da “Comunità Viva” un mensile di Vimodrone molto attento ai temi della scuola.
A distanza di un paio di mesi, vista l’attualità del problema “Riforma Gelmini” , mi è sembrato utile pubblicare il testo dell’intervista in quanto penso che può essere motivo di confronto e d’informazione nella Community .
Segue il testo.
D – Professore , il ministro Fioroni nel settembre 2006 aveva detto : “ voglio una scuola serena e seria “. La nuova riforma introdotta dal ministro Gelmini con il D.L.112/08 e seguenti, sembra tracciare le basi per una scuola certamente non serena , basi che delineano una missione quasi impossibile.
Quali sono le sue considerazioni ?
R – Due riforme nel giro di pochi anni sono troppe e l’ultima genera non pochi timori tra gli operatori del comparto, tra i genitori e soprattutto tra gli studenti . Il nuovo progetto di riforma sembra molto semplice. A mio avviso si tratta in realtà di un composito ingannevole. Non è così facile. Occorre analizzare attentamente i vari punti e valutare seriamente le problematiche connesse .
Semplificando vediamo nel dettaglio i vari punti :
maestro unico ; voti e abolizione dei giudizi per valutare il rendimento ; voto in condotta che come negli anni sessanta torna a far parte del giudizio finale; insegnamento dell’educazione civica obbligatorio; prezzo bloccato per i libri di testo per cinque anni.
Può sembrare un ritorno alla scuola deamicisiana, in effetti nei provvedimenti legislativi non riesco a leggere nulla di moderno e se qualcosa minima c’è bisogna cercarla col lanternino . O no ? Riformare la scuola primaria ? Ma se da noi funziona molto, ma molto bene ormai da decenni … che necessità c’è?
Non dimentichiamo inoltre che la nostra scuola elementare occupa un posto di assoluta eccellenza nelle classifiche internazionali. E ciò nonostante le enormi difficoltà rappresentate a livello amministrativo dalla mancanza di fondi e dal sistema micidiale imposto dalle leggi – e da alcuni sindacati- per la chiamata dei supplenti. Quante risorse si sprecano infatti per chiamare i supplenti? Almeno 350 telefonate al giorno per un solo supplente che ha facoltà di non accettare e quindi di bloccare per almeno 24 ore la supplenza con l’unico risultato di dover ricominciare tutto daccapo il giorno dopo. Non capisco poi perché devo chiamare un bidello in Sicilia per una supplenza di 20 giorni. Chi accetta?
D – I discorsi sulla scuola italiana svolti in merito da diversi opinionisti, evidenziano non poche preoccupazioni ed enfatizzano il rischio della perdita di credibilità dell’istituzione scolastica . Questo è un nodo di grande rilevanza. Cosa ne pensa?
R – Di fronte ad una diminuzione della forza simbolica della scuola e in una situazione di crescente disorientamento con crisi profonda di fiducia tra gli individui e le istituzioni, è utile richiamare il valore della scuola come ambiente educativo in cui giocano un ruolo importante l’autorevolezza , la fatica , lo studio, il merito e l’insegnamento. Una scuola che forma necessita fiducia per poter trasmettere il piacere dell’imparare e per poter arricchire l’atto didattico. Come sostengono moltissimi esperti di settore, il pericolo è che la scuola ,perdendo di credibilità verso le nuove generazioni, diventi inevitabilmente e sicuramente inefficace trasformandosi in una sorta di “ammortizzatore sociale”.
Preoccupa anche il fatto che ormai l’azione Pedagogica e amministrativa, in aderenza rigida ed esclusiva alle norme, tra una riforma e l’altra ha raggiunto ormai livelli esasperati e tali da risultare incomprensibile fino a diventare inutile se non negativa . C’è il rischio che la pedagogia finisca col parlare solo a se stessa. E’ necessario non complicare il linguaggio ricercando l’equilibrio necessario per evitare cadute nel tecnicismo o dall’altra parte nella banalizzazione.
D- Professore, parliamo anche di numeri e proviamo a far chiarezza su alcuni punti cruciali della riforma. Le farò quindi alcune domande specifiche :
D- Meno ore più qualità ?
R- Per giustificare la riduzione a 24 ore della Primaria, si afferma che con meno scuola si impara di più. Credo che sia falso . Oggi si sta lavorando affannosamente per adattare i contenuti al contenitore – gli orari scolastici- riducendo i primi in funzione del secondo.
Esattamente l’opposto di ciò che sarebbe logico fare . Prima di stabilire quante ore servono, occorrerebbe decidere che cosa va insegnato e appreso. E poi , come ci insegna don Milani, la crescita sociale richiede più scuola e non meno.
D- Meno docenti ( 87.000 in meno) , scuola migliore ?
R- Diminuire il numero dei docenti significa togliere risorse indispensabili a chi più ne ha bisogno : alunni in difficoltà ed alunni diversamente abili. Inoltre , a mio avviso, meno insegnanti vuol dire avere classi più numerose a scapito della qualità dell’azione educativa.
D- Ogni classe ha tre maestre. Il ministro afferma che lavorano sempre in compresenza . E’ vero?
R- E’ falso . Gli insegnanti di cui si parla , non lavorano in una classe sola, ma su due o più classi, in particolare quelli di sostegno e di inglese . E poi , la compresenza è una
risorsa preziosa per la personalizzazione dei percorsi educativi.
D- Si dice che il maestro unico è “ più rassicurante e favorisce l’unitarietà dell’insegnamento .
R- E’ come dire che starebbe meglio un bambino con un genitore solo.
D- Meno scuole, miglior servizio ?
R- La razionalizzazione del sistema va bene , la desertificazione del territorio no. Va garantita e salvaguardata l’offerta formativa .
Privare molti comuni della scuola di base è un falso risparmio . In ogni caso non è così che si salvaguarda la scuola della nostra Costituzione.
D- Meno personale ma pagato meglio? Si arriva a promettere 7.000 euro “ a gran parte dei docenti “.
R- Non è vero . Nella finanziaria il piano prevede 1000 euro lordi annui pro capite che corrispondono a un netto mensile di 40 €.
Spero che la filosofia vera dell’intervento governativo non sia quella di far cassa senza preoccuparsi delle conseguenze e senza misurarsi con la complessità del sistema scuola . Spero inoltre che non si passi ad una valutazione prevalentemente selettiva , piuttosto che formativa e che la riforma non provochi l’appiattimento della carriera degli studenti e dei docenti e l’impossibilità di avere risorse da valorizzare oltre il funzionamento ordinario, oltre allo squilibrio della qualità della scuola tra alcune regioni. Bisognerebbe inoltre non sottovalutare i cambiamenti avvenuti nella società e porre più attenzione alle conflittualità crescenti tra le componenti famiglia e scuola favorendo il dialogo e il confronto, cercando insieme di costruire patti condivisi.
D- Un’ultima domanda : il ritorno al voto ha delle valenze positive ?
R- Qui traspare una visione un po’ nostalgica della scuola. Ritengo, per la mia esperienza, che il numero non accompagnato da un’attenta analisi del processo di apprendimento di un alunno , rischia di portare ad un’azione di giudizio che guarda più alla prestazione finale del minore e non tanto al percorso seguito ed al processo di apprendimento globale che , secondo me dovrebbe essere programmato in senso “glocale” perché implica anche un coinvolgimento e una partecipazione attiva non solo delle famiglie ( nel rispetto dei ruoli), ma anche delle diverse componenti presenti sul territorio le cui potenzialità dovrebbero essere sfruttate al meglio.
Bene Professore. A nome di Comunità Viva la ringrazio per il suo contributo e la saluto.
CHIESA CATTOLICA, MA SOPRATTUTTO ROMANA
» di Carmelo Anastasio
Premessa : questo articolo non vuole assolutamente mettere alcuno in rotta di collisione con la posizione secolare della Santa Sede sulla sua romanità,
né tantomeno mettere in dubbio la sua “saggezza infallibile” anche se la regola infallibile per l’interpretazione delle posizioni remote del Vaticano
e della Scrittura è la Scrittura stessa (Credo di Westminster 1646).
Per evidenziare meglio il mio modo di affrontare taluni temi, mi sembra opportuno citare Denis Diderot : “Scrivo su Dio: conto su pochi lettori e ambisco a poche approvazioni. Se questi pensieri non piaceranno a nessuno non potranno che essere cattivi, ma se dovessero piacere a tutti li considererei detestabili.” (Pensieri filosofici, 1746)
………………..
Per approfondire, con riflessioni dinamiche, il discorso sulla romanità della Chiesa Cattolica e dei suoi atti caratterizzati nel tempo certamente da spirito non evangelico, si potrebbero spendere fiumi di parole. Basterebbe citare ciò che non fece Costantino nei confronti di papa Silvestro nel 324 che attendeva ricompensa per il battesimo dell’imperatore , oppure ancora, il Credo di cui in premessa : “ Non c’è altro capo della Chiesa all’infuori del Signore Gesù Cristo.E il papa di Roma non può essere il suo capo, in alcun senso …”. O il “puttaneggiar coi regi” di Dante (Inferno, XIX,108 e 112-117) :
Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote
che da te prese il primo ricco patre!
Per dirla in senso impertinente (P.O.) :” tutte le religioni del mondo pretendono di avere il monopolio della verità per sé, a scapito di altre e di conseguenza finché ci saranno religioni, che siano romane o universali o altro, ci saranno guerre di religione, come ci sono e , come ci insegna la storia, ci sono sempre state. Però , non ci sono guerre di scienza , magari non santa , ma certo Katholika, cioè non romana ma universale”.
L’importanza della romanità della Chiesa Cattolica non sfuggi neanche all’Uomo della Provvidenza Cavalier Benito che dell’universalità della Chiesa aveva un concetto più che Romano che ben si sposava con i suoi obiettivi. Candidamente , il 5.5.1929 alla Camera spiegò : “ Le idee religiose hanno ancora molto impero, più di quanto non si creda da taluni filosofi. Esse possono rendere grande servizio all’umanità. Essendo d’accordo col papa si DOMINA ancora la coscienza di 100 milioni ( oggi più di un miliardo) di uomini.
Ma torniamo al nocciolo “glocale” (termine a cui sono affezionato). Già in FUSCALDO nel 1559 , esattamente il 4 settembre, nella prigione del Castello dell’Elce, la tematica sulla Chiesa cattolica veniva affrontata, non certo in posizione di vantaggio (grazie al vescovo di Lesina e Nunzio pontificio romano) da uno dei tanti finiti poi sul rogo in Ponte ( la testata di Ponte di Castel S.Angelo – approfondimenti si potranno fare , per chi vuole, presso il Convento della Minerva –Roma dove è depositato l’originale atto di condanna del Gian Luigi Pascale). Riporto alcuni passi di una sua lettera scritta nel castello di Fuscaldo :
“… Avendo scritta la presente ed aspettando l’opportunità di mandarvela , il Signore mi ha dato comodità di comunicarvi la disputa che fu tra me e il Vicario di Cosenza.Egli adunque , venuto che fu , da esaminare quelli della Guardia, che fu la sera, avendo egli cenato ed avendosi bevuto (secondo che mi disse il prete il quale mi serve)sei gran bicchieri di quei vini , se ne venne in Fuscaldo e entrato nella prigione con un detto sig.Odoardo, gentiluomo cosentino, la prima domanda che mi fece fu questa : - Donde sei tu?- Del Piemonte, risposi. Ed egli: - non avevi , soggiunse, altro che fare, se non venire a sedurre queste povere genti della Guardia?- Se Gesù Cristo è seduttore, risposi io, confesso di averli sedotti, altrimenti no; perciocché non ho detto loro altro se non quello che ho imparato nella sua scuola.- E dov’è questa scuola? Mi domandò egli. – In Ginevra, risposi, dove si predica la pura Parola di Dio.- E chi la predica?domandommi ancora.- Risposi : i Ministri di quella Chiesa.- Allora esso soggiunse, che cosa vuol dire : cattolica? – Risposi: universale.- Tu sei pure convinto ora , diss’egli, ritenendo che la Chiesa sia solo in Ginevra.- Io non dico che in Ginevra sia solo la Chiesa, né che sia Chiesa universale; ma la riconosco per chiesa di Gesù Cristo particolare, membro dell’universale, perciocché vi si predica la parola di Dio e vi si amministrano i Santi Sacramenti, secondo l’ordinazione di Gesù Cristo. Per la qual cagione non facciamo noi come pessimamente fate voi altri , i quali attaccate la Chiesa universale ad un luogo, e la considerate secondo la pompa , grandezza e lustro di questo mondo. Quale predicazione di Parola di Dio avete voi? Anzi la perseguitate a sangue e fuoco, e volete che in luogo di quella siano predicate le dottrine degli uomini, le quali sono un culto di Dio vano, come testifica il Profeta Isaia, e Gesù Cristo dopo di lui. …..
Vi gloriate che la vostra Roma sia la Chiesa universale … Così voi, dipingendovi la Sacra Scrittura una Chiesa povera al mondo, vile, dispregiata e perseguitata, ve ne fabbricate una ricca, onorata e che perseguita. …”
La Chiesa fondata da Cristo fu definita durante i concili di Nicea e Costantinopoli ( 325 e 381 ): UNA , SANTA, CATTOLICA, APOSTOLICA (cattolica nel senso sinodale e universale, non Romana). Il fondamento è già posto da Gesù Cristo, nessuno può metterne un altro (I Corinti 3.10). Gesù ha fondato un’unica Chiesa di cui Egli solo è il Capo (Efesini 4.15 e Colossesi 1.18). A me pare che la Chiesa Romana elabori astutamente la sua “Petrologia” istituendo un concetto errato di Chiesa che afferma la giurisdizione universale per diritto divino del Vescovo di Roma. Tant’è che la Chiesa di Roma è stata fondata quasi sicuramente da Paolo.Di Pietro infatti se ne perdono le tracce ad Antiochia e li si perde anche il significato di “ Pietro-Pietra” , perdita che genera tuttora anatemi che ricadono su tutti coloro che affermano che il primato del papa romano è in realtà un’affermazione più ideologica che teologica: «il papa è nudo».
Concilio Vaticano I (1870) – Primato apostolico di Pietro : “Se qualcuno affermerà che il Romano Ponteficie non sia il successore del beato Pietro : sia anatema”.
Si potrebbe continuare con i 27 princìpi del Dictatus Papae di Gregorio VII, ma allora s’innescherebbe una discussione senza termine.
Per ultimo mi chiedo : perché nella versione ufficiale del Credo recitato oggi, manca il termine “romana” … “credo nella Chiesa, Una, Santa, Apostolica …” e basta! C’è stato forse un ripensamento della C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana)?
La definizione di “Cattolica”del dizionario di Salvatore Battaglia non è errata e da me già conosciuta . Il punto sta nel farla propria… crederci laicamente!
Chiusa Pensando al dogma dell’infallibilità del papa (1870) :
“Bisogna mettersi d’accordo sulle premesse : è l’uomo solo uno sbaglio di Dio o Dio solo uno sbaglio dell’uomo? (F.Nietzche)
“ Se devo essere punito per aver subordinato la fede alla ragione, allora sono pronto …” ( Voltaire)
discutiamone un po' ... con Piergiorgio Odifreddi
CRISTIANI E CRETINI
Cristo è la traslitterazione del termine greco christos , «unto», scelto dalla Bibbia dei Settanta per tradurre
il termine ebraico maschia , «messia», col quale l’Antico Testamento indicava colui che doveva venire a restaurare il regno di Israele.
Fra i tanti sedicenti Cristi o Messia della storia, i Vangeli canonici identificano il loro con Gesù: a sua volta la traslitterazione di Ye(ho)shua, «Dio salva» o «Dio aiuta», un nome comune ebraico che secondo Matteo fu suggerito in sogno a Giuseppe da un angelo perché il figlio di Maria «avrebbe salvato il suo popolo dai suoi peccati». Cristiano, che ovviamente significa «seguace di Cristo», nella tradizione evangelica sta dunque a indicare «seguace di Gesù», secondo un uso che gli Atti degli Apostoli fanno risalire alla comunità di Antiochia.
Col passare del tempo l’espressione è poi passata a indicare
dapprima una persona qualunque, come nell’inglese christened, «nominato» o «chiamato», e poi un poveraccio, come nel nostro povero cristo.
Addirittura, lo stesso termine cretino deriva da «cristiano» (attraverso il francese crétin, da
crétien), con un uso già attestato dall’Enciclopedia del 1754: secondo il Pianigiani, « perché cotali
individui erano considerati come persone semplici e innocenti, ovvero perché, stupidi e insensati quali sono, sembrano quasi assorti nella contemplazione delle cose celesti».
L’accostamento tra Cristianesimo e cretinismo, apparentemente irriguardoso, è in realtà corroborato dall’interpretazione autentica di Cristo stesso, che nel Discorso della Montagna iniziò l’elenco delle beatitudini con :« Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli» usando una formula che ricorre tipicamente anche in ebraico (anali ruach).
In fondo, la critica al Cristianesimo potrebbe dunque ridursi a questo: che essendo una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo. Tale critica, di passaggio, spiegherebbe anche in parte la fortuna del Cristianesimo : perché, come insegna la statistica, metà della popolazione mondiale ha un’intelligenza inferiore alla media(na), ed è dunque nella disposizione di spirito adatta a questa e altre beatitudini.
Benché perfettamente soddisfacente nelle sue conclusioni, la critica etimologica sarebbe però facilmente rimuovibile da coloro che trovassero la sua argomentazione troppo debole : in fondo, in quanto Europei (dal greco eurys ops, «faccia larga») siamo anche letteralmente dei «faccioni», ma questo non ci basta per dedurre che allora abbiamo tutti un’espressione cretina e dunque come Europei non possiamo non dirci Cristiani (anche se qualcuno l’ha fatto, con argomenti non molto più articolati).
Se vogliamo arrivare in maniera convincente alle stesse conclusioni, e cioè che il Cristianesimo è indegno della razionalità e dell’intelligenza dell’uomo, dovremo allora caricarci sulle spalle la Bibbia ( dal greco biblia, «libri») e percorrere la via crucis di una sua esegesi: non soltanto dei Vangeli (dal greco eu angelion,«buon messaggio» o « buona novella»), ma anche di ciò a cui essi si sono ispirati in precedenza , e che hanno a loro volta ispirato in seguito, dal Genesi al Catechismo.
Così come , se volessimo dimostrare che il Cristianesimo ha costituito non la molla o le radici del pensiero democratico e scientifico europeo , bensì il freno o le erbacce che ne hanno consistentemente soffocato lo sviluppo, dovremmo turarci il naso e ripercorrerne la storia maleodorante del sangue delle vittime delle Crociate e dei fumi dei roghi dell’Inquisizione.
E per evitare che quella storia si potesse troppo facilmente dismettere «come cosa d’altri tempi», dovremmo ricordare che anche la nostra epoca ha le sue crociate e le sue inquisizioni: perché conquistare i pozzi di petrolio dei Mussulmani, o fare referendum contro le biotecnologie, non è troppo diverso dal liberare il Santo Sepolcro dagli infedeli, o processare l’eliocentrismo. Soprattutto quando il Dio che «lo vuole» o «è con noi» è lo stesso il cui nome, oltre ad essere invocato nelle chiese, si incide sulle fibbie naziste e si stampa sui dollari statunitensi.
Non si tratta, naturalmente, di fare di ogni erba un fascio, benché la Chiesa Cattolica sia riuscita nel Novecento a fare con ogni fascio un concordato. Terremo dunque distinte le posizioni delle varie denominazioni del Cristianesimo, ma ci concentreremo sul Cattolicesimo: non certo per le sue immaginarie pretese di costituire la varietà autentica della religiosità cristiana, bensì per le sue reali capacità di condizionare la vita politica, economica e sociale delle nazioni del Sud Europa e del Sud America (non a caso, le più arretrate dei loro continenti).
In fondo , è proprio perché il Cristianesimo in generale, e il Cattolicesimo in particolare, non sono (soltanto) fenomeni spirituali, e interferiscono pesantemente nello svolgimento della vita civile di intere nazioni, che i non credenti possono sempre rivendicare il diritto , e devono a volte accollarsi il dovere, di arginare le loro influenze : soprattutto quando , come oggi, l’anticlericalismo costituisce più una difesa della laicità dello Stato che un attacco alla religione della Chiesa.
In condizioni normali, una tale difesa sarebbe naturalmente compito delle istituzioni e dei rappresentanti del popolo. Purtroppo, però, questi sono invece tempi anormali, in cui presidenti, ministri e parlamentari fanno a gara per genuflettersi di fronte a papi, cardinali, vescovi, e ricevono man forte dagli apostati non solo del Comunismo e del Socialismo, ma addirittura del Risorgimento, in cui i padri avevano doverosamente separato le faccende dello Stato da quelle della Chiesa.
A testimonianza basterà ricordare, a parte i reciproci salamelecchi tra presidenti e papi, da un lato le invocazioni alla Madonna nei discorsi di insediamento di Oscar Luigi Scalfaro al Quirinale il 28 maggio 1992 e di Pier Ferdinando Casini a Montecitorio il 31 maggio 2001, dall’altro la presenza di Massimo D’Alema e Walter Veltroni in piazza San Pietro il 6 ottobre 2002, alla cerimonia di beatificazione di Josemarìa Escrivà del Balaguer, fondatore della famigerata Opus Dei.
Tocca dunque ai cittadini comuni doversi far carico della difesa del laicismo (da laos ,«popolo», e laikos, <popolare»), per ovviare alle deficienze dei loro rappresentanti. E nella fattispecie, tocca a un matematico farsene carico , per ovviare questa volta alle deficienze dei filosofi. Soprattutto di quelli che a parole si dichiarano laici, ma nei fatti risultano essere più papisti del papa: un’impresa olimpica , tra l’altro , visti i papi che corrono. E naturalmente un matematico non poteva non fare omaggio , almeno nel titolo, al più illustre dei suoi predecessori : il Bertrand Russell di Perché non sono cristiano (1957) che fece controcanto al Perché non possiamo non dirci cristiani di Benedetto Croce (1943) . Ovvero, ogni epoca ha non solo i suoi filosofi collaborazionisti, ma anche i suoi matematici resistenti.
…
Piergiorgio Odifreddi
ANCORA SU FERIE A FUSCALDO
FERIE A FUSCALDO SI … FERIE A FUSCALDO NO
Emerso e sommerso nella recente discussione (o polemica?) ospitata da un blog cittadino, consequenziale all’articolo “ 12 punti per non estivare a FUSCALDO”
"beati monoculi in terra coecorum"
Sviluppi analitici
- commenti ( quasi tutti) caratterizzati da assenza di empatia
- forte carica d’ira incontrollata
- difetto di lettura del messaggio ( c’era una positiva provocazione – con un punto di domanda posto alla fine del titolo, l’argomento non avrebbe trovato l’interesse di alcuno)
- riverenza ( o forse sudditanza? ) velata e distraente di alcuni interlocutori verso il “poteruccio”- inteso come sistema non necessariamente locale
- volgarità offensive (rivolte all’autore) che trasformano l’immagine positiva della community
- incapacità di confutare verità obiettive
- incapacità di controllare la propria emotività ( manifestata anche con parole pesanti : diffamazioni gratuite )
- inopportuno sentimentalismo in diversi interventi (chi non ama la terra che l’ha visto nascere? ). Il sole, il mare, il calore della gente e gli affetti non bastano (per alcuni)
- non sono mancate indirette accuse retoriche ( manco se fossimo in trincea) di “ tradimento e disfattismo”
- proposte “rotonde”e serie in agorà , quasi subito trasformate in servizio di catering
- malizioso chiosare (ad occhi chiusi) di alcuni, farcito da parole melense di altri.
- I dodici punti, probabilmente hanno infastidito chi inconsciamente pensava di detenere il monopolio del discorso sulla « questione glocale » accontentandosi della propria rassegnazione, peculiare figlia delle giustificazioni pseudo ideologiche dell’esistenza,ancor oggi di zone di sottosviluppo. Rassegnazione ancor più nostalgicamente in rapporto coloniale con l’antico Piemonte. Familiare cornice di un declino catartico.
Sono ancora 12 ma si potrebbe aggiungere :
“ per risolvere i problemi potremmo dedicarci allo studio dell’agiografia,
vi potremmo trovare un messaggio di-vino !” - VI PIACE QUESTO MARE? E
TENETEVELO!