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Blog  di Caranas

Jobs Act, ecco la bozza originale di Renzi

9 Gennaio 2014 , Scritto da CARANAS

Jobs Act... ma non era più semplice usare la terminologia italiana del Piano di lavoro ?

Il testo originale della newsletter

L'obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l'Italia ha attratto 12 miliardi di euro all'anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto aal mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto

 

Parte A – Il Sistema

1. Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell'Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).

2. Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell'IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.

3. Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.

4. Azioni dell'agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.

5. Eliminazione dell'obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici.

6. Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.

7. Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell'Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.

8. Adozione dell'obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.

 

Parte B - i nuovi posti di lavoro

Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.

a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.

b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l'artigianato e per i makers)

c) ICT

d) Green Economy

e) Nuovo Welfare

f) Edilizia

g) Manifattura

 

Parte C - Le regole

I. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all'estero.

II. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.

III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l'obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.

IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell'erogazione deve essere l'effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.

V. Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.

VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

 

Su questi spunti, nei prossimi giorni, ci apriremo alla discussione. Con tutti. Ma con l'idea di fare. Certo ci saranno polemiche, resistenze. Ma pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della pubblica amministrazione possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani. Oggi stimiamo in circa 3.800 miliardi di euro la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Insomma, ancora qualcuno ha disponibilità di denari. Ma non investe perché ha paura, perché è bloccato, perché non ha certezze.

Noi vogliamo dire che l'Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro. In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini (matteo@matteorenzi.it). Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act.

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Questo governo non è strutturalmente e geneticamente all’altezza della missione

9 Gennaio 2014 , Scritto da CARANAS

Questo governo non è strutturalmente e geneticamente all’altezza della missione

Perché indulgere alla dissimulazione e all’ipocrisia? Perché infliggerci lo stillicidio quotidiano di critiche talvolta motivate e talvolta no? Meglio sarebbe sostenere più apertamente (lo si può argomentare) che questo governo non è strutturalmente e geneticamente all’altezza della missione che gli si assegna: fronteggiare l’emergenza e varare le riforme economiche e istituzionali di cui c’è bisogno. Non sarebbe più coerente con la tanto decantata “nuova politica” dichiarare apertamente che si punta a nuove elezioni?

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Storica sentenza di Strasburgo. Ora sarà più facile dare ai figli anche il cognome della madre

8 Gennaio 2014 , Scritto da CARANAS

Storica sentenza di Strasburgo. Ora sarà più facile dare ai figli anche il cognome della madre

Cognome della madre ai figli, Stefano Esposito (Pd): "Per farlo, ho dovuto non riconoscerli"

“Siamo un Paese fermo nel passato. E non nell’Ottocento, nel Cinquecento. Un Paese in cui per dare il cognome della madre al proprio figlio si deve scegliere di non riconoscerlo”. Stefano Esposito, senatore Pd, papà di tre figli, ha applaudito la sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato le autorità italiane per non aver concesso ad una coppia l’attribuzione del cognome della madre. Un plauso da politico. Ma soprattutto, da padre. “Io sto vivendo e ho vissuto cosa significa per un uomo fare questa scelta, e ho potuto constatare di persona che follia sia la legislazione attuale.

Anche lei ha dovuto rifiutare il riconoscimento di suo figlio?

“Sì. Avevo già un figlio dalla mia prima compagna. Sei anni fa è nato un secondo. Quando sono andato all’Anagrafe per richiedere che avesse prima il cognome della madre e poi il mio il funzionario mi ha spiegato che non era possibile. Nel momento in cui avessi riconosciuto mio figlio automaticamente avrebbe preso soltanto il mio cognome. A quel punto ho chiesto che cosa avrei dovuto fare. Mi è stato risposto: ‘non deve riconoscere suo figlio. In questo modo prenderà soltanto il cognome della sua compagna’”.

E poi?

“Non l’ho riconosciuto. Ma può immaginare cosa significhi per un padre compiere una scelta del genere. Poi sono tornato all’Anagrafe un mese dopo. Pensavo che riconoscendolo dopo avremmo risolto la questione, e invece no”.

Perché?

“Perché per aggiungere il secondo cognome occorreva a quel punto trasmettere tutto l’incartamento al Tribunale dei minori. Quando ci ha convocato, il giudice mi ha chiesto come mai non l’avessi riconosciuto. Mi guardava basito persino lui. Dopo tre mesi, ho ricevuto un atto del tribunale che chiudeva la questione. Solo allora, ad un anno dalla nascita, veniva riconosciuto il doppio cognome a mio figlio, con quello della mia compagnia prima del mio”.

Due mesi fa è nata la sua ultima figlia. Il doppio cognome acquisito dal fratello ha semplificato la pratica?

“Assolutamente no. Ho dovuto ripetere esattamente la stessa procedura, con un po’ più di esperienza questa volta, con la differenza che ora l’Anagrafe non trasmette più al Tribunale dei minori ma a quello ordinario”.

Che cosa succede nel caso in cui la madre voglia aggiungere in un secondo tempo il proprio cognome al figlio con solo quello paterno?

“Ancora un’altra procedura. Che sto ancora percorrendo per il mio primo figlio. Tutti i miei fratelli e i miei nonni devono autorizzare la richiesta. Poi la domanda deve essere inoltrata alla prefettura, che la trasmette al ministero dell’Interno. E lì, giace. I tempi sono lunghissimi”.

Pensa che la sentenza possa contribuire a superare la legislazione vigente?

“È auspicabile. E c’è di più. Prima di Natale avevo già raccontato al premier Letta questa storia. Mi spiegò di averne parlato con Patroni Griffi: ‘Dobbiamo correggere questa barbarie’”.

Come si muoverà lei in Parlamento?

“Parlerò con una collega molto sensibile sul tema, Alessandra Mussolini, che aveva già fatto proposta nella precedente legislatura. Potremmo procedere a un progetto di legge che modifichi il codice Civile. Dobbiamo al più presto recepire questa sentenza di buon senso”.

(f.huffingtonpost.it)

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Questo governo fa più schifo dei due precedenti

7 Gennaio 2014 , Scritto da CARANAS

Questo governo fa più schifo dei due precedenti

Il governo del nessun taglio alla scuola chiede la restituzione di 150 € al mese percepiti dagli insegnanti per scatto di anzianità nel 2013. Saccomanni DIMETTITI!

Mila Spicola, membro della direzione nazionale Pd e insegnante, ha inviato a Saccomanni la seguente lettera:

IL TESTO INTEGRALE

A: Al Premier Letta e ai Ministri del Governo in carica,, Ufficio di segreteria del Consiglio dei Ministri Ministero dell'Economia e delle Finanze, Portavoce Ministero dell'Economia e delle Finanze Al Premier Letta, Ufficio del Protocollo

Con una nota del Ministero dell'Economia e delle Finanze si comunica che verranno trattenuti dalle buste paga dei docenti e dei lavoratori nel comparto scuola 150 euro al mese a partire dalla busta paga di Gennaio. Si tratta degli scatti di anzianità del 2013, cioè il Governo si riprende aumenti giustamente percepiti.

Chiediamo che questa nota venga immediatamente annullata.

La beffa è che tali scatti erano stati promessi come conseguenza del taglio del Fondo di Funzionamento delle Scuole, taglio contro cui molti di noi docenti avevamo protestato perché sospettavamo che quelle somme, tolte alla Scuola, non sarebbero state investite per la Scuola.

Molti di noi avremmo preferito fare sacrifici, rinunciare agli scatti e mantenere intatto il Fondo di Funzionamento, visto che era già esiguo, anche perché, conoscendo le dinamiche, avevamo previsto l'inganno. Puntualmente si è verificato quelle che prevedevamo e adesso assistiamo alla grottesca scena della decurtazione dallo stipendio delle somme già pagate ai docenti nel 2013 provenienti da quei tagli.

L'atto vergognoso di farsi restituire, anzi, peggio, decurtare "con rate mensili di 150 euro"soldi promessi, dovuti, pagati e già spesi da docenti che percepiscono meno di 1.500 euro non può passare sotto silenzio e non può essere accettato dal mondo della Scuola.

Siamo in Italia o a Malta? Da quando si mette mano agli stipendi in questo modo? E questo silenzio colpevole a cosa è dovuto? E' un furto? Saremmo, siamo e siamo stati pronti a fare sacrifici per il Paese e per la Scuola, ma non così, visto che sono soldi sottratti alla Scuola, sottratti ai docenti e spariti negli altri mille rivoli delle spese inutili, frantumate e definite con logiche che non condividiamo. Certamente non ci sacrifichiamo per garantire altrui privilegi.

Il nostro salario è ingiusto da decenni, ma vedersi persino rubare parte dello stipendio in questo modo è un'offesa precisa e mirata e non corrisponde ai propositi dichiarati di un Governo che si era insediato con la promessa del "nessun taglio alla scuola".

E' un dovere difendere la dignità del lavoro e il diritto al giusto salario. Sono la dignità, il valore dell’esempio e il senso di responsabilità di lavoratori della Scuola i sentimenti che non ci fan rovesciare i cassonetti, non la stupidità o la passività e mi pare che in quest'equivoco ci cadano in troppi. Vogliamo credere di vivere e di costruire nelle nostre classi un Paese che rispetta e agisce sulle basi della dignità e del senso di responsabilità. Una dignità e un senso di responsabilità che non sempre ritroviamo nelle classi dirigenti, politiche e amministrative di questo Paese, sempre pronte ad avallare privilegi di lobby.

Siamo certi che molti cittadini onesti sono con noi se diciamo di pretendere dal Governo quel rispetto dei diritti e dei doveri costituzionali e di cittadinanza, - e quello dei lavoratori lo è - , che noi docenti testimoniamo e trasmettiamo ai nostri allievi. E siamo stanchi di vedere contraddetti valori, diritti e doveri costituzionali persino dalle Istituzioni che dovrebbero difenderli.

Ci chiediamo se i "diritti acquisiti" di cui tanti si riempiono la bocca oggi non vengano messi in campo solo per salvaguardare privilegi non più sostenibili e non per assicurare il giusto. Ci chiediamo come sia possibile mantenere stipendi fino a quindici volte maggiori del nostro e decurtare in proporzioni inaccettabili stipendi indegni per la professione docente. Per carità, il giusto sia giusto. Ma non facciamo passare per giusto l'ingiusto. Se la domanda è retorica, se qualcuno ci scambia per idealisti conservatori, o peggio per “portatori di lagna e recriminazione” quando vogliamo difendere il giusto e i diritti, allora quel qualcuno fa parte esattamente del Paese che non vogliamo e che non corrisponde ai valori della Scuola e della Costituzione.

La forbice tra i privilegi di alcuni e i diritti offesi dei troppi che devono farsi carico anche di quei privilegi ormai è misura d’inciviltà e, fosse solo per principio, noi faremo battaglia ferma. Con modi civili, ma battaglia ferma.

La scuola è l'unico segno più del 2013 nel comparto pubblico a fronte di una totalità di segni meno negli altri settori del pubblico. Eppure i dirigenti di altri fallimentari settori dello Stato percepiscono premi di produttività ingenti, anche per "leggere le mail". Ripeto, nessuno è stupido e tutti lo sanno, ma troppi sono in malafede nel voler mantenere tali follie insostenibili e immeritate.

Quello nella scuola è un segno più grazie alla fatica dei docenti e dei lavoratori della scuola, e, permetteteci di affermarlo, nonostante le azioni dei governi degli ultimi anni. Nessuno ci sta dicendo grazie, nessuno ci sta pagando premi di produttività dovuti e meritati, ma che non ci sia almeno la beffa del furto a posteriori di somme già percepite.

Con questa azione anche questo governo si inserisce con perfetta continuità nel solco delle azioni incivili nei riguardi della Scuola e dei suoi lavoratori. E siccome l'inciviltà, lo spregio dei diritti e la "furbizia" dei conti non è esattamente l'obiettivo per cui lavoriamo e fatichiamo nelle nostre classi e coi nostri alunni, chiediamo che questa nota venga immediatamente annullata.

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Silvio regala 50mila euro . Una bufala?

7 Gennaio 2014 , Scritto da CARANAS

Silvio regala 50mila euro . Una bufala?

Oggi il Messaggero riporta la notizia dei 50 mila euro donati da Silvio Berlusconi a Tommasina Pisciottu, una cittadina in difficoltà. La notizia girava già da qualche giorno ma il quotidiano, in un pezzo a firma di Marco Ventura, precisa come nessuno ad Arcore si ricordi di questa improvvisa generosità del Cavaliere.

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Ciao Stefano

4 Gennaio 2014 , Scritto da CARANAS

 

Ciao  Stefanosky

 

C’è rimasto il profumo di margherite e crisantemi ,

non più risate  o  battute ma solo soffio d’eterno

su anime smarrite ancor non silenti.

 

Nei miei cassetti, i tuoi cadeaux sono lì

onnipresenti a ricordarti

e a pungere l’anima per quello che non ho fatto.

 

Non pensavo che te ne saresti andato così,

senza dirmi nulla. Sfortuna nella sfortuna,

in un attimo senza tempo.

 

Interrogo questa lapide , questa foto sorridente,

la pioggia  fina fina spegne il tuo brillare

e le risposte restano  imprigionate dentro al cuore.

 

Qualche macchina più in là

interrompe l’eterno silenzio su  cammini

di foglie d'autunno errabonde nel  tormento.

 

Dove saranno i sogni quando la morte spegne

l'ideale di un progetto ?

Ora piove forte ! Ciao Stefanosky.

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