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Blog  di Caranas

religione

LIBRI DI PIOMBO : IL VERO VOLTO DI GESU' ?

6 Aprile 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

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                                                                                                       di Carmelo Anastasio

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Gesù aveva solo il cromosoma X ?

26 Febbraio 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

di Walter Peruzzi [26 feb 2011]

I dogmi mariani. La centralità della Madonna, non solo nella devozione ma nella stessa dottrina cattolica, è certificata da ben tre dogmi, i cosiddetti “dogmi mariani”: la verginità, l’immacolata concezione e l’assunzione in cielo di Maria.

Col primo, già presente nel Credo niceno e ribadito dal Concilio Lateranense del 649, si afferma che Maria fu vergine sia prima, sia dopo il parto di Gesù, concepito senza seme, per opera dello Spirito Santo. Il secondo, del 1854, stabilisce che la Vergine Maria è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale. Il terzo, proclamato appena sessant’anni fa, ossia nel 1950, da Pio XII, afferma che l’immacolata Vergine…finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima.

Vergine o madre? Questi dogmi, insieme a quello della infallibilità papale, sono fra i più contestati. Secondo la teologa Uta Heinemann, che abbandonò alcuni anni or sono la religione cattolica, Maria «era una donna sposata e partorì un figlio. Se leggiamo senza pregiudizi i racconti del Nuovo testamento, ella ebbe persino molti figli e figlie». Ma poiché ciò contrastava con l’idea verginale della madre di Dio, continua la Heinemann, le si riconobbe un figlio solo, Gesù, considerando gli altri dapprima figli di Giuseppe nati da un precedente matrimonio, poi (per presentare anche Giuseppe come “celibe” e “vergine”) “cugini e cugine” di Gesù (da Eunuchi per il regno dei cieli, Rizzoli 1990).

Anche uno scrittore tuttora cattolico come Jacques Duquesne espose idee analoghe in un’intervista a L’Express, comparsa in lingua italiana sulla rivista Adista, (n. 66, 2004), con il titolo Oltre la madonna, Maria. Jacques Duquesne smonta i dogmi mariani. Lo studioso ha affermato che nell’antichità «si pensava che il corpo della femmina serviva da ricettore al seme del maschio, e null’altro». Oggi invece si è scoperto il «genoma umano, composto di cromosomi X per la donna e Y per l’uomo, prova che il padre e la madre giocano un ruolo in parti uguali. Se Gesù è vero uomo, come dice il Credo, allora deve possedere i due cromosomi. Perché, se c’è solo il cromosoma X, si tratta di un processo di partenogenesi, che non esiste tra gli uomini». Ne conclude che per essere vero uomo Cristo deve essere vero figlio di Giuseppe, a meno di non pensarlo vero figlio in senso fisico dello Spirito santo o di Dio Padre, il che metterebbe in crisi altre parti essenziali della dottrina cattolica.

La critica degli altri due dogmi. Duquesne contesta però anche gli altri due dogmi, in quanto mancano di logica e «non hanno la loro fonte nelle Scritture» (motivo per cui protestanti e ortodossi non li accettano). A proposito del dogma dell’Immacolata concezione, anche don Franco Barbero (ridotto allo stato laicale per le sue aperture ai gay) scrive: «Dal silenzio totale della Scrittura e della più antica tradizione si è arrivati, solo nel 1854, alla definizione dogmatica passando attraverso controversie, polemiche, devozioni, fantasie. Siamo di fronte ad una dottrina ecclesiastica che, ovviamente, non appartiene al nucleo della fede cristiana, non avendo alcun solido fondamento nella Scrittura» (da Sul dogma dell’Immacolata concezione, “Viottoli”, 8 dicembre 2002). Lo stesso afferma anche per quanto riguarda l’Assunzione al cielo, rifacendosi al teologo Tissa Balasuriya.

Una doppia verità? Sennonché nel 1997  Balasuriya fu scomunicato proprio perché si era rifiutato di correggere le sue posizioni sui dogmi mariani e di firmare un “credo” scritto su misura per lui dalla Congregazione per la fede presieduta da Ratzinger. Nel 1998, poi, la scomunica fu revocata: Balasuriya accettò di firmare, come si era detto disposto a fare fin da principio, il “Credo” di Paolo VI del 1968 nel quale si legge: «Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine […] e che in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale. La Vergine Santissima, l’Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste”. 

Questi dogmi, già seccamente ribaditi dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Lumen gentium, sono riproposti tal quali nell’attuale Compendio del catechismo cattolico compilato da Ratzinger nel 2005.

In conclusione, ci troviamo di fronte a una sorta di doppia verità. Alcuni sacerdoti e teologi cattolici non solo pensano, ma insegnano ai  fedeli che Maria «ha gustato il piacere della sessualità» e «faceva l’amore con il suo sposo» (Barbero). Gli stessi fedeli, tuttavia, apprendono dalla liturgia, dal  catechismo e dal Credo di Paolo VI (sintesi di ciò cui si deve credere per non essere scomunicati) che Maria è stata sempre vergine, senza peccato originale e assunta in cielo.

Del resto i “dogmi”, infallibilmente proclamati da papi e concili, non sono proprio le “verità di fede” che i cattolici devono credere per potersi dire tali? O vale, gesuiticamente, una “doppia verità”, l’una riservata ai teologi e agli intellettuali, l’altra per le masse superstiziose e devote, che si trascinano ginocchioni fino a Lourdes?

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Perché Dio si vergogna di una Chiesa che ancor oggi difende la pena di morte ?

7 Novembre 2010 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

Non è forse vero che la Chiesa  cattolica legittima la pena di morte ?

 

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Questo almeno è quello che c’è scritto nel Catechismo : « 2267 – L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa  fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani ». ( dovrebbe valere anche per il Sig. B. , in tal caso mi farei i ca..bip miei).

 

MINCHIA ! Ancora una volta Ratzinger che rappresenta questa Chiesa  non presta ascolto alle parole di Gesù : « Chi di voi è senza peccato , scagli su di lei la prima pietra !», e preferisce perseguire la strada della violenza, che d’altro canto viene praticata nell’Antico Testamento dove si afferma in molte circostanze la legittimità della pena di morte quando è violata la legge di Mosè. La morte del colpevole avveniva allora (ed ancora oggi in Iran) per lapidazione. Questa forma di esecuzione coinvolge tutta la comunità adulta, che collettivamente è chiamata ad applicare la legge, e risparmia l’individuazione di un singolo boia ( da pagare ). Comodo vero ? Si, ma Dio ancora una volta non accetta di essere responsabile di tali atroci vendette, lasciando fare  all’uomo i suoi comodi in nome suo.

Pensate che nel Vaticano, la pena di morte per impiccagione è stata abolita solo nel 1967 su iniziativa di Paolo VI anche se la rimozione ufficiale di tale legge è avvenuta nel 2001. Bisognerebbe avvertire Ratzinger che nel testo del Catechismo della Chiesa Cattolica , la pena in questione rimane scritta come previsione legittima. 

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Fecondazione eterologa, la Chiesa è contro, ma siamo sicuri che Dio non fu il primo a praticarla ?

13 Maggio 2010 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

 

Un mistero strano

                                                                 di Caranas

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Maria Madre Santissima mi perdoni , non riesco a non scrivere queste riflessioni che mi vengono spontanee quando leggo e rileggo alcuni testi che parlano delle diverse posizioni della Chiesa Cattolica su alcuni temi, nello specifico : la fecondazione.  Userò un linguaggio un po’ dissacrante , quasi satirico, soprattutto nel momento in cui il Papa visita i luoghi di Fatima.

Maria se ne stava li da sola in casa sua quando all’improvviso comparve l’Arcangelo Gabriele. Maria si spaventò e Gabriele rassicurandola le fece una proposta /annuncio che non poteva rifiutare, manco se fossimo più a nord in Sicilia. Annunciò l’angelo che per volere di Dio avrebbe messo alla luce il Figlio del Padre di tutti i secoli. Le donne di quell’età se pur adolescenti , si sa, sono molto più sveglie dei maschietti,  e Maria rispose che non era ancora sposata, solo fidanzata con Giuseppe che certamente non avrebbe gradito un regalo cosi carino e l’avrebbe presa come una mancanza di rispetto. Gabriele , semplice messaggero annunciò che doveva solo riferire e non le mancava di rispetto. Non c’era possibilità di opporsi, non era previsto alcun rifiuto. Poteva dire no Maria?  Un destino "imposto" quindi.Le vie del Signore però sono infinite  e chi siamo noi per giudicare? 

Maria magari avrebbe preferito aspettare qualche anno e avere con Giuseppe un rapporto di sua scelta. Non lo sappiamo. Lasciamo stare la prevedibile reazione di Giuseppe che dal pasticcio ne è uscì fuori bene, pur confuso nei concetti dei modelli genitoriali e famigliari che gli apparvero molto diversi dai suoi tradizionali. Maria fu d’accordo e obbedì al valore di Dio; quale diritto aveva di contestare ciò che il Padre Celeste aveva deciso? Giuseppe accolse Gesù come suo figlio, in fondo cosa importava, il seme non era suo ma era di Dio e il problema lo rimandò alla Chiesa per la quale il rapporto non deve essere insolito ma tra uomo e donna,  e solo in matrimonio. Come fu quella fecondazione? Eterologa?

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In quel tempo , oltre il tempo

3 Maggio 2010 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

da Settimo Cielo

L'Espresso Blog

di Sandro Magister

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In visita a Torino, nel pomeriggio di domenica 2 maggio Benedetto XVI si è inginocchiato davanti alla Sindone. E ha poi letto alle monache e ai fedeli presenti nella cattedrale la seguente meditazione:

 

*

 

Cari amici, questo è per me un momento molto atteso. In un’altra occasione mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l’umanità. Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.

 

Si può dire che la Sindone sia l’icona di questo mistero, l’icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe d’Arimatea, un ricco e autorevole membro del sinedrio, chiese coraggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Gesù nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota. Ottenuto il permesso, comprò un lenzuolo e, deposto il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Così riferisce il Vangelo di Marco, e con lui concordano gli altri evangelisti. Da quel momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.

 

Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme… Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”.

 

Cari fratelli, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.

 

E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale.

 

In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”. Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. È successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.

 

Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore.

 

Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati – “Passio Christi. Passio hominis” – promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. È come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.

 

Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità.

 

 

 

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La Confessione , pensieri laici o quasi

14 Marzo 2010 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

                                                           di Caranas

Gesù

Il quesito :

degli  Avventisti del settimo giorno  sulla confessione affermano che Dio non ha detto di
confessare i propri peccati ad un sacerdote, ma direttamente a LUI, in un colloquio spirituale .

Riflessioni

Il Concilio di Trento insegna che il sacramento della Riconciliazione o Confessione “è stato istituito principalmente quando, risorgendo dai morti, il Signore soffiò sui suoi discepoli dicendo: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi (Gv 20,22-23)” .

Se uno si pente dei propri peccati direttamente davanti al Signore, fa certamente una cosa buona, ma questo non significa che gli siano stati tolti.

Per la remissione dei peccati Cristo ha detto esplicitamente di ricorrere alla Chiesa e l’ha detto in termini così chiari da affermare che quanto la Chiesa non li rimette, non li rimette neanche lui.

Giovanni Paolo II nel Motu proprio Misericordia Dei (7.4.2002) scrive "Il Concilio di Trento dichiarò che è necessario ‘per diritto divino confessare tutti e singoli i peccati mortali’ . La Chiesa ha visto sempre un nesso essenziale tra il giudizio affidato ai sacerdoti in questo Sacramento e la necessità che i penitenti dichiarino i propri peccati , tranne in caso di impossibilità. Pertanto, essendo la confessione completa dei peccati gravi per istituzione divina parte costitutiva del Sacramento, essa non resta in alcun modo affidata alla libera disponibilità dei Pastori".

Dalle parole con le quali Gesù ha istituto questo Sacramento si deduce anche che è necessaria l’accusa dei peccati.

Il medesimo Concilio insegna che “la confessione integra dei peccati è stata istituita dal Signore, e che è necessaria per diritto divino a quanti sono caduti in peccato dopo il Battesimo” . Concilio, non Gesù.

Certo, Gesù non ha detto esplicitamente di accusare i peccati. Ma l’ha detto implicitamente.

Infatti questo sacramento della riconciliazione è stato istituito a modo di giudizio (“a chi rimetterete e a chi non rimetterete”; cfr. Gv 20,22-23), e che “i sacerdoti non potrebbero né esercitare questo potere giudiziale senza conoscere la causa né osservare l’equità nell’imporre le pene se i fedeli stessi non dichiarassero prima i loro peccati non solo in genere ma anche in specie e singolarmente”.

Pertanto il medesimo Concilio prosegue dicendo: “Se qualcuno affermasse che la confessione sacramentale non è stata istituita o non è necessaria alla salvezza di diritto divino; oppure che il modo di confessarsi in segreto al solo sacerdote, che la Chiesa cattolica ha sempre osservato e osserva, è contrario all’istituzione e al comando di Cristo, ed è un’invenzione umana, sia anatema (scomunicato)” , (come si vede, le minacce della Chiesa non hanno limiti).

Gesù ha affidato questo sacramento agli Apostoli riuniti nel Cenacolo, ai quali tre giorni prima, nell’ultima cena, aveva detto: “fate questo in memoria di me”. Non l’ha affidato dunque a tutti, ma solo a quelli ai quali ha dato il potere sul suo corpo fisico.

Fin qui la risposta di un religioso. Ma i dubbi restano soprattutto sul fatto che Gesù non ha detto esplicitamente di accusare i peccati. Chiaramente il Concilio di Trento  tirò l’acqua al proprio mulino. Siamo nel 1545 e alla Chiesa faceva comodo ricevere in confessione "notizie particolari ".

Volendo, si potrebbe dire anche che  se l’efficacia del sacramento non proviene dalle qualità morali del ministro ( pensate al fenomeno della pedofilia), tuttavia la sua fede e devozione,  oltre a contribuire alla sua santificazione personale, favorisce molto le buone disposizioni del soggetto che riceve il sacramento e, di conseguenza, il frutto che ne ottiene.

Però, il matrimonio ad esempio, è per la Chiesa ( come per il battesimo) un sacramento indissolubile come provato dall’insegnamento di Cristo e allora come mai nel Concilio di Trento si stabilirono norme per un eventuale annullamento?

Col battesimo viene poi da porsi la domanda : Maria, madre di Gesù, e gli Apostoli furono battezzati ? Perché se non battezzati allora si deve concludere che non furono lavati dal peccato originale!

 

Ci vorrebbe un decreto interpretativo di Berlusconi.

 

Comunque sia, per l’insegnamento del Maestro, a mio avviso è sufficiente  credere in Lui senza tanti vincoli conciliari. Gesù, l’Unico che non ha sbagliato nulla!

 
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( se sei interessato, leggi anche "Il dogma dell'Immacolata Concezione". Lo trovi nella colonna dex tra le "Pagine quasi apocrife")

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Le curiosità profane nascono dalla Bibbia. Le donne, per matrimoni o altro, hanno da sempre fatto parte dell’arte politica , ieri come oggi .

28 Febbraio 2010 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

nella Bibbia , Caranas laicamente trova...

                                                                 di C.Anastasio

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Ho sempre pensato che nella  Bibbia , a parte i numerosi punti di discontinuità nella logica teologica che richiederebbero fiumi di discussione, vi fossero racconti al limite della pornografia (una specie di sito hard-core ) più o meno mascherati già da Flavio Giuseppe , romano di origine ebraica (37 d.C.).
Sodomia, incesti, stupri e prostituzione abbondano nella Bibbia. La cosa che colpisce di più è l'uso "politico" della donna già a partire dalla Genesi. Come dire che non è cambiato nulla nonostante gli sforzi dei più severi esegeti critici.


Vi chiederete : “ma che sta dicendo ?” Provate a leggere il seguito e magari aprite una Bibbia per una conferma. Buona lettura!


I grandi patriarchi, a partire da nonno Abramo ma anche lo stesso Jahvè , solevano fare un trattamento particolare alle donne . Cito senza ordine cronologico, così come ricordo ,  vari passi:

(Gen. 19- 31/37) - incesto

«E la maggiore disse alla più piccola :<< non c’è nessuno in questo territorio per unirsi a noi… Vieni facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così faremo sussistere una sua discendenza  ».

Una bella discendenza, senza dubbio, anche se un po’ tarata per l’alcool ( qui si potrebbe riaprire un discorso sulla crocifissione di Morgan)  e la consanguineità. Prendo atto quindi che la sodomia si (v. Sodoma e Gomorra) , ma la prostituzione e l’incesto non scandalizzano Jahvè, gran maestro di morale sessuale di tutti i popoli . Le due figlie di Lot (nipote di Abramo) , scampate ai sodomiti, generarono così le stirpi dei moabiti e degli ammoniti (che esistono ancor oggi e ancora oggi sono incasinati). Ė così infatti che , dopo gli israeliti, figli “bastardi” di Abramo e della schiava egiziana Agar, abbiamo la discendenza incestuosa degli ammoniti e moabiti.

E pensare che nel Levitico (18.7) sta scritto : « Nessuno si accosterà a una consanguinea   per avere rapporti con lei » E ancora nel Deuteronomio (27.22) « Maledetto chi si corica con la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre» . Come dire che nella Bibbia c’è tutto e il contrario di tutto.

 

Abramo distribuisce in giro la moglie come sorella. Questa volta il bugiardo cronista ingentilisce la faccenda. Ecco la storia ( Gen. 20.1 e segg.) :

A Gerar, nel sud della Palestina, all’interno di Gaza, Abramo impenitente , ritenta con il re Abimelech il gioco già tentato col faraone. Gli presenta la moglie dicendogli: « Ė mia sorella ; e Sara, ormai pratica di queste faccende, conferma : « Ė mio fratello». Bugiardi! Ma questa volta interviene Jahvè che in sogno spiega ad Abimelech il trucchetto di Abramo che il giorno dopo è costretto a riprendersi la moglie non toccata e ad andarsene. Insomma , il modo di far fortuna in questo libro è quello di sempre : prostituire la moglie gabellandola per sorella ( non ho trovato traccia dalle genealogie di Gen. 12.13 circa un ruolo di Sara sorella di Abramo ma solo di padre).

 

Le sorelle-figlie servono per crescere e fare la guerra ai vicini ( Gen. 20.60)

 

Ė la favola  (secondo il topos consueto ), del solito pozzo che si conclude con le nozze di Rebecca nipote di Abramo perché figlia del fratello di questi Betuél  e perciò cugina di Isacco. A questa storia si aggiunge l’altra “ compra una e porta a casa due “ che investe Giacobbe  figlio di Isacco (figlio di Abramo) ; doppie nozze , va per sposare Rachele (sua cugina) ed è costretto a prendersi (con l’inganno di suo zio Làbano) anche la sorella Lia. Perché? La risposta sta qui dentro : « Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell’altro e il maggiore servirà il più piccolo» (Gen. 25.23) . 

Come può finire la guerra in Palestina se già c’era una investitura divina nell’eredità economica-politica tra Giacobbe e Esaù ?

 

Potrei continuare ma il discorso diventerebbe molto lungo. Simili storie di donne nei rapporti tra i popoli si ritrovano in molte leggende , a cominciare da quelle omeriche con Elena di Troia : le donne , per matrimoni o altro , hanno da sempre fatto parte dell’arte politica.  Cesare e Cleopatra, Carlo Magno e Ermengarda ,  Togliatti e Nilde Iotti , Mussolini e Claretta,  Napoleone e Giuseppina, Papi e Noemi e così via. Preparatevi : buon otto marzo e auguri a tutte le donne!

 

                                                                                  Caranas

 


IL SEGRETO DI SILVIO PER VINCERE LE ELEZIONI REGIONALI 2010

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LE FERITE EVIDENTI IN SINAGOGA

18 Gennaio 2010 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

               per ora e forse anche per il futuro, solo accettazione vicendevole, altro non è possibile

                                                                                                 di Carmelo Anastasio  

 

                                                              
Sinagoga

Di Gesù, nei documenti ebraici antichi non se ne parla in modo diretto  se si fa eccezione  per pochi documenti (II secolo) che ne accennano l’esistenza, ma più che altro per polemizzare con i cristiani e per confutarne alcune tesi tipo quella della nascita da donna vergine e l’altra non meno importante che riguarda l’unicità assoluta di Dio (che esclude quindi la figura del Figlio- Odifreddi però fa notare che Elohim è un sostantivo plurale). Non c’è quindi alcuno spazio significativo per poter pensare, dopo aver visto in diretta la visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma , a un riavvicinamento tra ebraismo e cristianesimo. Dio è e resta unico e assoluto nel principio fondamentale e irrinunciabile della religione ebraica.

Gesù è rifiutato come Messia del popolo eletto e come faceva notare in una recente pubblicazione David Kklinghoffer (scrittore ebreo), le discordanze anche storiche su Gesù sono tante e tra queste :

 

·        Gesù per gli ebrei sarebbe vissuto alcuni decenni prima

·        Gesù non fu crocifisso ma impiccato

·        Il processo non durò un solo giorno ma circa due mesi

 

Ė strano che non ci siano in documenti ebraici atti di riferimento veramente significativi , pur conoscendo attraverso la storia, il fatto che  gli imperatori romani costringevano a dibattere pubblicamente del Messia. Una specie di sport, come quando usavano i cristiani come avversari dei leoni nel Colosseo o in altri posti.

 

La Bibbia ebraica descrive il Messia , e Gesù non è come lui. Nel libro di Ezechiele ho letto che il Messia è il monarca del mondo, colui che riporta gli ebrei in esilio in Israele, ricostruisce il tempio di Gerusalemme e scaccia gli oppressori del popolo eletto.

Secondo gli ebrei tutto ciò non è ancora accaduto.

 

Nel libro di Isaia si legge però di un Messia sofferente, quindi …

 

Seguendo la trasmissione, oggi ho capito che gli ebrei non potranno mai essere cristiani (e viceversa) ma la loro religione giudaica non sarà più opposizione al cristianesimo ma adempimento in accettazione vicendevole con cordiale rispetto,  che per la pace nel mondo è già un piccolo passo avanti.


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A scirubetta

20 Dicembre 2009 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

 

                                                                                                                            di Caranas 
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Qui a Milano è arrivata la neve ed il paesaggio si è imbiancato diventando una cartolina natalizia. Con la prima neve non posso non pensare a Fuscaldo, il mio paese d’origine. Lì , da piccoli, aspettavamo la neve per farci la scirubetta, con bicchiere in mano e cucchiaio.” Aspetta, cchiu tardi … a prima è fitusa”, eppure l’aria non era così sporca come ora al nord. La scirubetta  è la classica manciata di neve in un bicchiere mescolata  al milazzo ( miele di fichi o vin cotto). Una squisitezza ! Come allora, la neve è sempre un grande evento per i bambini, evento che aspettavamo sin dalla metà di novembre. Alla fine di gennaio invece, aspettavamo i candili, pezzi di ghiaccio a cono da succhiare.

Quando si andava giù dabasso di mattina presto a prendere la prima neve, anche i galli che di solito annunciavano il giorno con il loro maestoso chicchirichì, tacevano per rispetto al bianco spettacolo. Come i piccioni durante l’eclisse  solare. La neve per noi significava anche giornata di vacanza. Prima  i giochi col pupazzo di neve con due olive nere per occhi e mandarino per naso (mandarino con fosparo o pezzetto di legno appuntito,  non carota!), ornato infine con una vecchia scopa in mano ( fermati ca chiddra è nova!) Seguiva la lotta del lancio delle palle di neve , il freddo nel colletto e sulla schiena, le mani gelate ( e chi ce l’aveva i guanti!), i nasi colanti,  e tutto caratterizzava la nostra felicità. Poi arrivava il momento della scirubetta raccolta in una vasia , più lontano,  dove non avevamo giocato. Il bianco riempiva i bicchieri che si coloravano subito di delizia nera: il milazzo!

 

Curiosità : al sud c’è stata la dominazione araba e scirubetta deriva da sciorbet , cioè gelato.

 

Varianti : sostituire il milazzo con caffè, cioccolato, succo di arancia.

 

Per i fuscaldesi : a Natale non dimenticate i sorvi e ri cachì si nun allippanu!

 

                         Fuscaldo-prima-neve.jpg

                                             Fuscaldo - prima neve - foto : www.fuscaldocity.it

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TRA INTOLLERANZA E FONDAMENTALISMO ARRIVA IL NATALE

12 Dicembre 2009 , Scritto da CARANAS Con tag #RELIGIONE

 

                  Siamo tutti figli della stessa terra         
                                                                                                         
  di Caranas

 

Il Natale si avvicina , forse ce ne accorgiamo solo navigando in internet. Di solito per questa festa cambia la home page, tanto è che non usciamo o lo facciamo poco, per cui neanche te ne accorgi se sei in pensione e passi molte ore davanti al computer. Molte  relazioni te le cerchi e coltivi virtualmente attraverso il portatile,  freddo strumento che ti trasforma la realtà , qualcosa di involuto e ablativo che scorre nel tuo tempo . Ma arriva il Natale e ci sentiamo più piccoli, quasi lillipuziani tra un pamphlet e  una bischerata berlusconiana sul proprio blog carico di esotismo,  ma comunque più piccoli,  per cui ci ritagliamo nelle nostre giornate fette  di presepe 1
riflessione mistica insieme a quelle di panettone. O no? Nel silenzio delle ore notturne, con unico interlocutore il pc, non quello politico, diventiamo (divento) cercatore di Dio, sogniamo un’umanità futura che non abbia bisogno di cercare fuori di sé le ragioni per una sua convivenza solidale e fraterna. I grandi della terra ( il nostro , grande proprio non lo è e lo dico in barba alle classifiche) hanno compiti enormi ad attenderli se sapranno superare le loro divisioni, tra le quali io metto per prima quella che chiamo razzismo ideologico. Ciascuno dei tre monoteismi infatti, è stato ostile e a volte persecutore nei confronti dell’altro monoteismo, anch’esso discendente di Abramo. Ogni Dio, per quanto amorevole e universale, è stato finora l’emblema di questa divisione fra gli uomini. Tra intolleranza e fondamentalismo, mi chiedo se è meglio dire :   “ siamo tutti figli dello stesso Dio” o “ siamo tutti figli della stessa terra ?” Sembra che il rimandare a Dio impoverisca l’uomo, il peccato contro lo spirito dell’uomo. Mah! Voi cosa ne pensate? Non citatemi Plinio però : “ Dio è che l’uomo aiuti l’uomo” perché se no la discussione diventa più complessa con l’altra citazione : “ Ė Dio che ha creato l’uomo , o l’uomo che ha creato Dio?” Ecco , sono già quasi  off topic .

Comunque,  mi aggrappo al riscoprimento dell’autentica universalità come aspetto essenziale e,  con rispetto delle vostre posizioni, vi dico che, non so voi, io ci riesco meglio guardando alla vita di Gesù.

Dimenticavo, ricordiamoci che il Natale non è la festa del consumismo e che per tanti non sarà un Natale di sorrisi appesi all’albero.

 

 



                                         

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