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Blog  di Caranas
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Quirinale , scene di giubilo

13 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #SATIRA UMORISMO COLTO

Scene-di-giubilo.jpg

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Niente filmato sulle dimissioni

13 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA

Berlusconi-come-Bin-Laden.jpg

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Ciao Merkel guarda come mi dimetto

13 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA

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Notte prima degli esami : l'incubo di Napolitano

13 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA

1 L'incubo di Napolitano

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Primo esperimento di privatizzazione di un governo

13 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA

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Lo ricovereranno al San Raffaele , Don Verzé non ci sarà

12 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA

Silvio-al-San-Raffaele-copia-1.jpg

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Colpi di coda

12 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA

                                           di Andrea Sarubbi (deputato PD)

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L’immagine di Mario Monti che stamattina ha messo piede nell’emiciclo del Senato, nell’indifferenza generale di un’Aula che continuava a chiacchierare, mi ha colpito parecchio.

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Per attirare l’attenzione dei senatori presenti c’è voluto il momento solenne della nomina, che in realtà ha segnato anche l’ingresso in politica dell’uomo che tra poche ore potrebbe essere chiamato a guidare l’Italia. Il professore ci è entrato in punta di piedi, e questo mi è piaciuto molto; spero ora che non faccia sconti a nessuno, che non si lasci imbrigliare, che non disperda questo tesoretto di carisma che si è portato dietro. Che scelga, insieme a Napolitano, le persone migliori per affrontare questo momento. Che non ceda al ricatto di quelli che vorrebbero salvare la poltrona e di quelli che vorrebbero conquistarne una. Che spalanchi le finestre del Parlamento e porti un po’ d’aria nuova, perché il maxiemendamento approvato oggi dal Senato è l’ultimo respiro di una politica senza polmoni.

Tra i miei limiti c’è quello di non essere un luminare in materia di bilancio. Ma mi pare che la decisione del governo uscente di chiedere ai Comuni di concorrere all’abbattimento del debito pubblico sia una roba assolutamente miope: chi ha una minima esperienza di amministrazione locale sa bene che già l’attuale patto di stabilità metteva nei guai i Comuni virtuosi, ossia quelli che avevano i soldi in cassa e non potevano spenderli; ora si arriverà probabilmente al punto in cui gli enti locali non potranno neppure chiedere mutui per rifare una strada, o costruire una scuola, perché il diktat è quello di contenere le spese. Contemporaneamente, però, in un comma arriva una legge mancia da 150 milioni di euro (il triplo dell’anno scorso), che deputati e senatori – il più delle volte membri della Commissione Bilancio – si divideranno con il Cencelli alla mano per finanziare qualche progetto nei collegi elettorali di appartenenza. Morale della favola: se il Comune di Vattelapesca ha i soldi in cassa, non può inaugurare il parco giochi per bambini perché il patto di stabilità glielo proibisce; se quello di Roccacannuccia vuole accendere un mutuo per costruire il centro anziani, non può farlo perché il maxiemendamento glielo vieta; se quello di Spilimbergo ha un senatore autoctono e smaliziato, invece, trova i 50 mila euro per la fontana senza troppa fatica. Finita qui? No, perché tra gli ultimi colpi di coda di questa fase buia c’è un altro provvedimento difficilmente perdonabile: l’abolizione del catalogo nazionale delle armi, inserita a tradimento nel capitolo delle semplificazioni da un colpo di mano della Lega, che ci stava provando da 3 provvedimenti ma non c’era mai riuscita finora. È un provvedimento che non fa risparmiare mezzo euro alle casse pubbliche, ma che – come hanno denunciato gli stessi sindacati di polizia, con grande preoccupazione – toglie allo Stato il controllo delle armi circolanti nel Paese e rischia di far crescere i livelli di violenza in Italia, abolendo la distinzione tra armi da guerra e armi comuni da sparo e rendendo possibile anche la circolazione di quelle attualmente non omologate. A chi giova tutto questo? Alla lobby delle armi, naturalmente, che ha i suoi principali interessi nelle roccaforti leghiste: 9 delle prime 11 fabbriche di armi italiane hanno sede in provincia di Brescia, quasi tutte in val Trompia, dove si stanno stappando bottiglie di Franciacorta per festeggiare il colpaccio. Per fortuna, da domani sera i loro padrini politici saranno all’opposizione, e speriamo che ci restino a lungo.

 

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Cari Giorgino, Gaudenzi e &...A Saxa Rubra iniziano le liste di proscrizione

12 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #POLITICA

Pagherete caro, pagherete tutto

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 Che in Rai siano pronte le liste di proscrizione?A Saxa Rubra iniziano a chiederselo dopo aver visto, ieri mattina, un volantino dai toni decisamente forti, affisso sulle porte della mensa. Affaritaliani.it lo può pubblicare in esclusiva. E' un documento che indica come qualcosa, nella tv di Stato, stia per cambiare. Del resto quello di Saxa Rubra è uno di quegli ambienti che prima "recepiscono" i cambiamenti politici del Paese. La "lettera" è dedicata a "Giorgino, Gaudenzi & Company (Ovvero i servi-giornalisti del Tg1)". Poi, più in piccolo "Sono avvertiti anche quelli del Tg2, che stanno prendendo la stessa piega".

Ecco il testo, dunque. "Un semplice avvertimento, per il vostro futuro prossimo - recita il volantino, firmato dal Movimento lavoratori Rai - Quando il vento cambierà, e prima o poi cambierà, serenamente, pacatamente, prenderete il vostro bel fagottello e ve ne andrete da questa azienda (che con il vostro servilismo state portando alla rovina) per andare in Mediaset, dove finalmente potrete servire in maniera diretta e più efficace il vostro capo onnipotente".

"Cari Giorgino, Gaudenzi & Company, ovvero tutti i firmatari del famoso documento Minzolini (a proposito tra i firmatari, non ce lo dimentichiamo, comparivano anche giornalisti non proprio dalla stessa visione politica: Vincenzo Mollica, Franco Di Mare, Leonardo Sgura e Marco Fritella) non potete pensare, dopo quello che avete fatto, di passarla liscia, anzi meglio ancora, quando arriverà (prima o poi succederà) un nuovo direttore dell'altra sponda, di leccare il culo anche a lui e di prendervi altre nomine e premi in denaro".

Ma non ce ne è solo per i berlusconiani doc. "Sappiamo tutti come sono democratici questi del centrosinistra! Per mostrare a tutti come sono tolleranti, saranno disposti a farsi leccare il culo e come dicevamo appunto a premiarvi pure". Quindi, la "soluzione" arriva da parte dei colleghi. "Se non ci penseranno i prossimi direttori, ci penseremo noi colleghi incazzati! Chi sbaglia paga e le scelte sono scelte! Quindi, pacatamente serenamente, cominciate già da adesso ad organizzarvi. Capito!!!". Per la serie: in Rai c'è aria nuova. Ma le liste di proscrizione, rimangono quelle di sempre.

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Lui è come la borsa...

11 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #SATIRA UMORISMO COLTO

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Parco Lambro 1976: quando anche Milano ebbe la sua Woodstock...... ma all'italiana....

11 Novembre 2011 , Scritto da CARANAS Con tag #MUSIC E CANTAUTORI

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Nel 1975 (a partire dal 29 maggio) e nel 1976 (26-30 giugno) si svolsero al Parco Lambro le ultime due edizioni del Festival del Proletariato Giovanile, organizzato dalla rivista Re Nudo: era la più importante manifestazione musicale e controculturale italiana dell'epoca.

parco-lambro-1976.jpg

Ispirato a quel grande fenomeno spontano americano che fu, anche qui si volle ricreare la stessa atmosfera.

Le contraddizioni di una società non ancora preparata, la confusione creata dalle divisioni interne degli stessi partecipanti, ne limitarono la riuscita.

La stampa cittadina seguì con un interesse abbastanza tiepido le giornate del Festival, neppure si sottolinearono molto gli incidenti.

Era piuttosto la gente comune la parte che ne rimase più colpita, soprattutto per atteggiamenti discinti e di filosofia naturista che ne contraddistinse il raduno.

Altre immagini link 

Incredibilmente fu Variety (la nota rivista americana di spettacolo) a dedicare la sua prima pagina al Festival.

Sotto il titolo “ITALIAN RADICALS TERRORIZE FESTS” l’articolo aveva gran cura di distinguere tra le feste di massa organizzate dalla sinistra ufficiale e la politicizzazione estrema imposta dai gruppi extraparlamentari o meglio dalle loro frange più “esagitate” ai concerti pop-rock.

 

In realtà non si trattò di questo: emersero con drammatica chiarezza al festival le divergenze di un movimento che fino ad allora si credeva unito, una generale impreparazione a gestire eventi di questa natura e la ben misera rappresentanza dei gruppi politici incapaci , pur nella sincerità dei loro intenti, di comprendere le esigenze e la natura stessa del cosiddetto “proletariato giovanile”.

 

 

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