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Blog  di Caranas
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FUSCALDO - Effetto Corona virus

20 Marzo 2020 , Scritto da CARANAS Con tag #FUSCALDO - Effetto Corona virus

 

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Coronavirus- grazie Macron, grazie Merkel !

17 Marzo 2020 , Scritto da CARANAS Con tag #Coronavirus- grazie Macron, grazie Merkel !

Creato da una ragazza Italiana , mi ha fatto venire i brividi

GRAZIE!

Grazie caro sig.Macron cara sig.ra Merkel, grazie per averci abbandonato nel momento del bisogno, grazie per averci negato di poter ACQUISTARE da voi semplice mascherine ed altri presidi medici atti a combattere la diffusione del virus.

Le avremmo pagate sapete?!! Siamo italiani, quelli sporchi, chiassosi, indisciplinati, buffi, folcloristici, poveri e talvolta mafiosi....ma siamo anche quelli che vi hanno costruito le strade, le scuole, vi hanno insegnato l'alfabeto che usate, spiegato le leggi, il diritto, l'organizzazione dello stato e la creazione di quello di diritto.

Siamo noi, gli italiani, gli autori delle opere  che riempiono i vostri musei, dei testi che studiate, delle invenzioni che usate, quelli che con enormi spese e sacrifici si trovano a dover conservare  e gestire ben oltre il 70% del patrimonio culturale ed artistico mondiale chiedendovi una cifra irrisoria per il biglietto dei musei e talvolta neppure quella.

Siamo noi, gli italiani, siamo quelli che vi hanno offerto l'arte e la cultura su cui si basa la nostra e la vostra civiltà, la massima espressione di bellezza, armonia, equilibrio che l'essere umano abbia mai raggiunto.

Siamo noi, gli italiani che prima vi abbiamo offerto la civiltà, che poi voi avete abbattuto trascinando il mondo nel medioevo, e poi, una volta risollevati e rinati, abbiamo nuovamente offerto al mondo la civiltà, l'arte, la geografia, l'economia, l'istruzione.

Siamo noi, gli italiani quelli che hanno creato il parmigiano, la mozzarella, il prosciutto, la mortadella, il salame,i ravioli i tortellini, le lasagne il gelato, la pizza etc.etc., quelli che hanno portato in Francia le vigne e che vi hanno insegnato a fare il vino, la grappa  i distillati, quelli che ogni anno combattono contro i vostri tentativi di scimmiottare i nostri prodotti e copiarne il nome ma anche lo stile e la moda.

Anche a lei sig.Trump e a lei sig. Johnson,grazie per averci prima di tutto isolati invece che aiutati. Le ricordo sig. Trump che se non fosse per un italiano adesso sarebbe nella terra dei suoi avi a fare la fame e non in America a fare il riccone e non avrebbe neppure potuto mangiare patate perchè non le avreste mai avute senza un temerario italiano che ha navigato verso l'ignoto.

A lei sig.Johnson ricordo che la fortuna della sua nazione si basa su una bandiera che vi abbiamo concesso di issare sulle vostre navi per non essere attaccati dai pirati, la Croce di San Giorgio concessa dalla Repubblica di Genova,  senza quella sareste stati spazzati via dai saraceni. Vi abbiamo insegnato la navigazione e l'avete imparata bene!

A tutti voi, quando telefonate, pensate a Meucci, quando guardate la TV o ascoltate la radio, pensate a Marconi, quando usate l'energia elettrica come non ci fosse un domani, pensate che non avreste potuto farlo se non ci fosse stato Fermi!

Noi italiani abbiamo inventato le banche, le università, la prospettiva, l'architettura, l'ingegneria, l'astrofisica, il calendario, la musica otre alle altre innumerevoli cose.

Erano italiani: Giotto, Colombo, Marco Polo, Leonardo, Michelangelo, Bernini, Tiziano, Raffaello, Brunelleschi, Galileo, Cesare, Ottaviano, Vespasiano, Aurelio, Dante e potrei continuare per ore...

Carissimi miei, nel sentire il nome ITALIA, dovreste scattare in piedi, abbassare la testa ed essere coscienti che l'origine della società occidentale è qui, se vi chiediamo aiuto dovreste correre, perchè se trascinate di nuovo il mondo nel medioevo non so se ce la faremo nuovamente a far rinascere la civiltà.

Se invece non vi interessa, allora compiacetevi di quello che avete, restate ad ammirare qualche tonnellata di ferro imbullonato e quando visitate i vostri musei, per cortesia, saltate le opere degli italiani....finirete la vostra visita molto velocemente, potrete così andare a visitare subito una bella fabbrica di auto, diesel magari, di quelle che non inquinano solo ai  controlli, andate a visitare quelli che per voi sono castelli e per noi banali ville di cui siamo pieni, oppure andate nella capitale dell'azzardo che scimmiotta Venezia, Firenze, Roma, andate pure! Evitate di venire a visitare il paese più bello dl mondo visto che lo avete pugnalato alle spalle, accoglieremo a braccia aperte a chi  nel momento del bisogno ci ha aiutati, apriremo le nostre città uniche al mondo a loro, potranno visitare Venezia, Roma, Firenze, Genova, Napoli, Bologna, Pisa,Lucca, Assisi, Siena, Torino, Palermo, Agrigento, Milano,Cremona, Mantova, Ferrara, la Toscana, il Monferrato,le Dolomiti, le Alpi, la Puglia, la Sardegna, etc.etc.

Avete distrutto la povera Grecia con la vostra finanza, ci avete provato con lItalia ma non ci siete riusciti, ora forse avete scorto l'occasione per assestare il colpo finale, ma nella cecità del vostro egoismo non avete calcolato che il virus non ha frontiere, colpirà tutti, anche voi!

Se ci aveste aiutato ieri nel tentativo di arginare l'epidemia, oggi non dovreste piangere i vostri morti e domani...

Il vostro egoismo ha dato la misura di quanto poco siate!

Grazie

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Coronavirus, la profezia in un libro: "Entro il 2020 gireremo con mascherine e guanti"

15 Marzo 2020 , Scritto da CARANAS Con tag #Corona virus profezia in un libro

Coronavirus, la profezia in un libro: "Entro il 2020 gireremo con mascherine e guanti"

La scrittrice statunitense Sylvia Browne aveva preannunciato l’arrivo di questa epidemia nel suo libro “End of days” pubblicato nel 2008

da Il Giornale - Andrea Pegoraro 

Aveva previsto il coronavirus già dodici anni fa. La scrittrice statunitense Sylvia Browne aveva preannunciato l’arrivo di questa epidemia nel suo libro “End of days” pubblicato nel 2008.

La saggista aveva scritto che “entro il 2020 diventerà di prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti di gomma, a seguito di un’epidemia di una grave malattia simile alla polmonite che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria a ogni tipo di cura”. Poi la scrittrice si era lanciata in un giudizio sugli effetti del coronavirus e sulla sua evoluzione. “Tale patologia sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto - aveva sottolineato - sembrerà scomparire completamente per altri 10 anni, rendendo ancora più difficile scoprire la sua causa e la sua cura”. Naturalmente staremo a vedere se quanto detto dalla Browne avrà una sua fondatezza, soprattutto se con l’arrivo dell’estate il virus avrà attenuato la sua forza.

Sylvia Browne

La scrittrice è stata una figura celebre negli Stati Uniti ed è morta nel 2013 all'età di 77 anni in circostanze non chiare. Nota anche come sensitiva, la Browne è stata un’attrice di varie opere, molti di questi tradotti anche in Italia, che sono state oggetto di controversie e dibattiti. Inoltre avrebbe partecipato a oltre 100 casi investigativi, dando le sue informazioni che poi in realtà sarebbero state non utili ai fini delle indagini. La stessa scrittrice ha affermato di aver collaborato con la polizia statunitense, compresa l’Fbi ma come detto molto spesso le sue indicazioni sono state troppo vaghe o addirittura inutili.

 

Sylvia Browne ha detto di aver avuto esperienze paranormali fin da quando era bambina e su questi temi ha basato i suoi libri. Ha iniziato a operare pubblicamente fin dai primi anni Settanta e poi con il tempo ha fatto le sue apparizioni anche in televisione e in radio. Durante gli anni la sua popolarità è quindi cresciuta.

 

Oltre a esercitare le sue doti di sensitiva, la Browne aveva creato due società a suo nome e poi aveva fondato in California una chiesa che lei definiva di culto cristiano agnostico. Anche se era presente la dottrina del sincretismo, che porta all’incontro di forme religiose differenti. Legato a questo occorre dire che quando era bambina la scrittrice si era convertita al cattolicesimo come tutta la sua famiglia e in seguito è stata insegnante di religione cattolica per molti anni.

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Fuscaldo : Antichi delitti

10 Marzo 2020 , Scritto da CARANAS Con tag #Fuscaldo antichi delitti

TI CACCIO LA PELLE
 
 
Il 3 gennaio 1913 il postino consegna alla caserma dei Carabinieri di Fuscaldo una busta da lettere. Il Maresciallo Bruno Ciccone la apre e legge interessato il contenuto: diversi giorni prima, certo Covelli Luigi di Francesco, d’anni 16, aveva tentato, nel bosco Perrone, di abusare della giovane Maio Venere e che ciò non è avvenuto per la fuga di questa. Non c’è firma, si tratta di una segnalazione anonima. La mattina seguente il Maresciallo va in contrada Trappeto dove abita la famiglia della giovanetta per saperne di più, ma né Venere, nè sua madre e né una delle sorelle maggiori, Raffaela, dicono di saperne qualcosa. Il fatto denunciato dall’anonimo non è mai accaduto! Anzi, la madre, che più delle due figlie attacca di falso il contenuto dell’anonimo, sembra dispiaciuta anche dell’intervento del Maresciallo. Ma da una parola all’altra, esortata la Venere a dire la verità, questa finisce per ammettere che la mattina dell’11 dicembre 1912 era andata con alcune paesane nel bosco Perrone a raccogliere ghiande. Verso le 15,00, riempito il sacco e sistematoselo sulla testa, si era avviata da sola verso la Moschiera a trovare il sarto Antonio Bonavita che le doveva consegnare una vita da donna. Giunta al punto detto Scolla di Perrone fu raggiunta dal sedicenne Luigi Covello il quale, smontato da cavallo, le si avvicinò, le fece cadere il sacco dalla testa e poscia fece la mossa di prenderla per un braccio, ma lei fu svelta a darsi alla fuga, lasciando colà il sacco, e andò correndo dal sarto che non era nella bottega e quindi tornò a casa.
Tuttavia, sia la madre che la sorella continuano a dire che non era successo niente e che Luigi Covello non aveva fatto nulla di male e quindi non intendono sporgere querela. Il Maresciallo ottiene dalle donne la promessa di fare andare in caserma il capo famiglia, non appena tornerà dalla campagna, per parlare della faccenda, ma Francesco Maio non si presenta e il Maresciallo decide di lasciar perdere.
Da allora è passato quasi un mese, sono le 8,00  del primo febbraio 1913, e Venere, in compagnia dell’altra sua sorella Maria Grazia, va nella frazione Cariglio a casa di Maria Sansone, una loro amica. Venere resta dall’amica, mentre sua sorella va al tabacchino a comprare dei sigari per il padre. In questo frattempo Maria Sansone esce di casa e lascia Venere con suo figlio.
Dentro il fienile accanto alla casa di Maria Sansone c’è Luigi Covello che ha notato tutti i movimenti delle donne e, quando Maria esce di casa, approfitta dell’occasione che gli si presenta, entrando dalla porta lasciata aperta.
Luigi afferra una piccola scure trovata dietro la porta e comincia a batterla su di una cassa e sulla porta, senza profferire parola. Nemmeno Venere parla, ma i suoi occhi impauriti dicono tutto.
Maria Grazia Maio è ormai a pochi passi dalla casa dell’amica e sente quello strano e ritmico rumore provenire dall’interno, poi vede Luigi di spalle e gli occhi di sua sorella
Neppure qui vuoi lasciare mia sorella in pace? – gli dice senza mostrare paura, quasi sfidandolo
Io non penso a te, né a cento come te e sono buono a fottere anche te e tutta la tua famiglia! – le risponde, sfidandola a sua volta
Ti sei divertito allora con Venere, dovevi trovare a me per vedere!
Se avessi trovato a te, sarebbe stato lo stesso!
Allora Maria Grazia si rivolge al figlio di Maria Sansone
Mi sei buono testimone, adesso vado a Fuscaldo per querelarlo!
Ed infatti, uscite le due sorelle da quella casa, Maria Grazia va dai Carabinieri accompagnata dalla sessantenne Vincenza Birbone e racconta, piangendo e singhiozzando, quanto le è capitato, raccomandandosi fortemente perché si fosse fatto un severo richiamo a Luigi Covello.
- Lo vuoi querelare? – le chiede l’Appuntato Attanasi
- No… credo che basti un ammonimento
- Stai tranquilla, lo richiameremo a migliori comportamenti – la rassicura Attanasi
Sono ormai le 10,00 quando Maria Grazia e Vincenza Birbone escono dalla caserma.
La voce che Maria Grazia è andata davvero dai Carabinieri è più veloce dell’andatura che la ragazza tiene per tornare a Cariglio e Luigi ne è informato in un battibaleno, così va a raccontare tutto a suo padre, il cinquantanovenne Francesco, fattore nato ad Aprigliano, che ne rimane conturbato.
Verso l’ora di pranzo Francesco Covello torna a casa, si ferma davanti alla porta e sente sua moglie che nella casa vicina discute con il marito di Maria Salerno dell’accaduto di quella mattina
Vieni qui, vieni, mannaggia la Vergine Maria! – le urla. La moglie, senza controbattere vedendolo turbato, ubbidisce immediatamente. Ma la donna non sa che il turbamento del marito dipende dal fatto accaduto il mattino e crede invece che sia dovuto al ritardo nella preparazione del pranzo. Con gli occhi bassi rientra in casa e non capisce come mai suo marito si sia messo a camminare avanti e indietro sulla ripida rampa che porta a casa loro, guardando, di tanto in tanto, verso la strada sottostante.
Sono ormai le 11,45 quando Maria Grazia Maio arriva a Cariglio, diretta verso casa sua. Francesco Covello la vede sotto di lui, si sporge dal muretto e, rosso in viso, le dice
Graziella, tu inquieti sempre la casa mia… mi vuoi inquietare… mi volete fare andare in galera
A voi non v’inquieta nessuno! – gli risponde
Come non mi inquietate? Io ti voglio cacciare adesso la pelle! – replica con rabbia, ormai sul punto di perdere la testa.
Maria Grazia si ferma di botto e lo guarda negli occhi. Non sa se rispondere o lasciarlo perdere e continuare per la sua strada. Tra di loro non ci sono che 5 o 6 metri.
Francesco Covello fa un paio di passi avvicinandosi al punto in cui si è fermata la ragazza, apre la giacca e mette mano alla sua rivoltella. Maria Grazia resta paralizzata quando vede l’arma, poi vede la prima fiammata e sente la prima detonazione. Le altre due revolverate no. Barcolla,  si gira su sé stessa e fa qualche passo, poi cade a terra. Morta.
Luigi Covello è in casa quando sente i tre colpi e si precipita fuori. Vede Maria Grazia stesa a terra e la chiazza di sangue che si allarga sotto di lei
Papà, che hai fatto? – gli urla, poi gli salta addosso, lo disarma, lo prende per mano e lo porta a casa, come inebetito.
Gli buttano dell’acqua sul viso e sembra riprendersi, mentre dalla strada arrivano le urla disperate della gente che è accorsa sul posto. Luigi resta calmo. Prende il padre sottobraccio e insieme escono dalla porta posteriore che dà sulla campagna dileguandosi.
Maria Sansone, quando avviene la brevissima e tragica discussione, sta lavando dei panni nel gorgo del canale di scolo del mulino dove l’acqua si raccoglie e dove sono allineate varie grosse pietre inservienti alle lavandaie e vede tutto.
I Carabinieri arrivano sul posto con il Pretore ed il medico legale un paio di ore dopo e vengono informati che probabilmente l’assassino è andato a rifugiasi in casa di un certo Francesco Aloi a Guardia Piemontese e il Maresciallo Ciccone manda subito due suoi uomini a cercarlo, ma non lo trovano e non lo trovano nemmeno nelle campagne e boschi circostanti. Poi, la mattina successiva, il Maresciallo viene avvisato che i Covello probabilmente si nascondono nel vaccarizzo di Vaccari in contrada Perrone e manda a cercarli due Carabinieri. Non sono nemmeno lì, ma i militari scorgono due donne le quali, appena li vedono, scappano. Molto strano. Tommaso Gubitosa e Salvatore Lillo, così si chiamano i due Carabinieri, con tutta l’ansia e di corsa, le inseguono e fanno tombola. Vedono Francesco Covello che pian piano scendeva dal viottolo per immettersi nella via nuova.
- Francesco Covello! – grida Gubitosa mentre imbraccia il moschetto. L’uomo si gira, li guarda e risponde
Non correte, io sto fermo qui, venite
Si fa arrestare e portare nel carcere di Fuscaldo, docile come un cagnolino. Quando lo interrogano, piangendo, dice di non ricordare nulla, di non sapere quanti colpi ha esploso, di non ricordare affatto ciò che egli disse alla defunta, né quali parole questa indirizzò a lui. Inutile continuare. Ma la mattina del 3 febbraio sembra essersi calmato e il Pretore lo interroga nuovamente. Il racconto che fa parte da molto lontano
Circa ventiquattro anni or sono, Francesco Maio fu da me invitato ad entrare come colono al servizio del cavalier Vaccari di cui io sono, ed ero, il fattore – il suo tono adesso è deciso e va all’attacco – Varie considerazioni mi inducevano a proteggere il Maio, fra cui quella della sua numerosa famiglia e delle sue miserrime condizioni economiche, oltre al fatto che fra la mia e la sua famiglia era stata contratta parentela spirituale, avendo mia moglie cresimato, circa venti anni or sono, la di lui figlia Raffaela. Il Maio, però, che non era solerte e coscienzioso nel riguardare gl’interessi del cavalier Vaccari, credendo che io fossi causa delle sue varie destituzioni dal posto, mi serbava rancore e non rare volte me lo dimostrava; anzi, non era tanto lui a volermene, quanto la di lui moglie e la di lui figlia Maria Grazia, le quali gli dicevano sovente: “Ecco il bene che ti fa il compare del cazzo!”. Ma io, transigendo più volte al mio dovere, nascondevo i malfatti del Maio, pur di non arrecargli danno e il cavalier Vaccari questo lo sa benissimo. Il giorno undici dicembre del decorso anno Maio mandò sua figlia Venere a raccogliere la ghianda di sua porzione. Siccome in un fondo vicino c’erano delle donne che dovevano trasportare dello stabbio, io mandai mio figlio Luigino perché, accertandosi del numero delle lavoratrici, me ne avesse riferito. La sera stessa venne da me Maio per dirmi che in quel giorno mio figlio Luigino, giusto quanto aveva riferito la Venere, si era permesso di toccarla e farle proposte oscene, tanto che lei si era messa a gridare in presenza di altre ragazze che erano rimaste indietro. Aggiungeva però che non c’era stato nulla di grave e ciò era stato confermato dalla Venere in presenza di Antonietta Chimento e di altre. Ritiratosi mio figlio io lo investii con molta veemenza ed anzi lo schiaffeggiai malgrado egli sosteneva che quanto aveva detto Venere era menzogna perché, fra l’altro, egli al ritorno non era nemmeno sceso di cavallo. Il giorno dopo, a Fuscaldo, durante la fiera di Santa Lucia, Maio sosteneva che la di lui figlia era stata deflorata da Luigino e pretendeva che io lo indennizzassi con duemila lire. Io gli obbiettai che era falso giacché non si era parlato affatto di deflorazione e che, ad ogni modo, per quieto vivere e per non vedere macchiata la condotta di Luigino, ero disposto a dargli un paio di centinaia di lire. Qualche giorno prima di Natale si venne ad un accordo in casa del cavalier Vaccari e io avrei dovuto sborsare al Maio lire trecento ed egli avrebbe dovuto desistere da ogni proposito di denunciare il fatto all’autorità e, difatti, mi rilasciò dichiarazione che tengo in casa mia. Quando la Maria Grazia seppe di questo accordo montò su tutte le furie, per come mi fu riferito da Rosaria Argento alias Cattiva. Erano così le cose allorché il venerdì sera 31 gennaio, mentre io discorrevo con Domenico Argento, si presentò mio figlio Adolfo, di anni 7, piangendo e riferendomi che era stato schiaffeggiato dal figlio del Maio a nome Pasquale. Io, per evitare ulteriori strascichi, benché addolorato, ci passai sopra e non volli neppure più parlarne. L’indomani, primo febbraio, verso le dieci tornai dal trappeto e ritiratomi in casa non vi trovai mia moglie ed intesi che la stessa parlava concitatamente con Maria Salerno. Venuta in casa le richiesi l’oggetto del colloquio ed ella mi rispose: “Non sai niente? Maria Grazia Maio è andata a Fuscaldo a querelare Luigino!” ed io, eccitatissimo: ”Ma che le ha fatto?”. E mia moglie rispose: “Peppino Salerno sa tutto, chiamalo e fatti dire da lui quello che sa, io non so niente”. Chiamato il ragazzo, mi disse: “Stamane Venere Maio era seduta in casa mia presso il fuoco. poco dopo venne Luigino e si sedette ad una panca vicino la porta. In quella Giunse la Maio Maria Grazia e visti la sorella e Luigino, disse a costui: “Non la vuoi finire d’inquietare mia sorella?” ed il Luigino: “Ma chi l’ha vista tua sorella? Io non l’avevo neppure veduta!”. E la Maria Grazia: “Non la vuoi finire? Adesso vado a Fuscaldo e ti do la querela”. Io allora chiesi al ragazzo se sapesse che Francesco Maio era in casa ed avuta risposta affermativa aggiunsi: “Adesso vado io a parlare col padre perché avverta la figlia a non più disturbarmi!”. Nell’uscire da casa mia, avevo fatto appena pochi metri, ed ero presso la porta della Salerno, incontrai Maria Grazia che saliva a Cariglio. Vedendola, mi fermai e le dissi: “Ma che t’ha fatto Luigino che sei andata a dargli querela?” ed ella: “Ma chi ti inquieta a te e all’anima di mammata?”. A ciò, infuriato,e poiché mi trovavo in uno stato di esaltazione indicibile, estrassi la rivoltella e dicendo: “Non la vuoi finire? Toh!” esplosi tre colpi con l’intenzione di intimidirla soltanto e non già di ferirla o ucciderla, giacché io, che sono un abilissimo tiratore, se avessi avuto intenzione di colpirla non avrei sbagliato un sol colpo e mi meraviglia anzi di averla presa con un colpo al petto perché, ripeto, quel colpo ha dovuto essere deviato dalla mia agitazione perché tirai in basso ed alla breve distanza di circa due metri. Al terzo colpo, mentre ai primi due non si era mossa, la Maio disse: “Madonna!” e fece dei passi e cadde…
E si, l’agitazione deve avergli giocato davvero un brutto scherzo perché il colpo fatale, sparato dall’alto in basso a non più di 3 metri di distanza, ha attraversato il polmone sinistro, il cuore, lo stomaco, il fegato e l’intestino di Maria Grazia!
Il padre della ragazza conferma al Pretore l’accordo raggiunto tra lui e Francesco Covello, ma respinge tutte le accuse che questo gli ha mosso e, anzi, sostiene che non sia, come vorrebbe far credere, un buon uomo. Egli invece è un uomo violento e prepotente e in molti lo possono confermare. Poi al giudice che raccoglie la sua querela aggiunge
Ho sentito dire che Covello per sottrarsi alla pena cerca qualificarsi per pazzo. Lascio considerare alla Signoria Vostra come potrebbe essere ritenuto tale un individuo che da trent’anni ha tenuto oculatamente una gestione di oltre mezzo milione. Covello è sano e i suoi conati per infingersi pazzo non meritano alcun credito dalla Giustizia.
E i giudici non lo ritengono affatto pazzo. Il 23 aprile 1913, la Sezione d’Accusa lo rinvia al giudizio della Corte d’Assise di Cosenza con l’accusa di omicidio volontario.
Di rinvio in rinvio, il dibattimento inizia il 4 gennaio 1915 ed è subito una vera e propria battaglia. I difensori di Francesco Covello, i famosissimi penalisti cosentini Nicola Serra e Ambrogio Arabia, mettono in campo tutta la loro maestria fino a che riescono ad ottenere ciò che Francesco Maio temeva: l’imputato sarà sottoposto a perizia psichiatrica nel manicomio di Nocera Inferiore. Ad occuparsi di lui saranno i dottori Rodrigo Fronda, nominato dalla Corte, e Raffaele Canger, nominato dalla difesa. Solo per un caso, i due ricoprono rispettivamente le cariche di Direttore e di Vice Direttore del manicomio di Nocera.
Dopo qualche mese di osservazione, i due periti giungono a una conclusione condivisa: Francesco Covello, al momento in cui commise il fatto ascrittogli, non trovavasi in tale stato di infermità di mente da togliergli la coscienza o la libertà dei propri atti. Egli trovavasi nello stato di infermità mentale da scemare grandemente la imputabilità, senza escluderla. Francesco Covello può esser messo in libertà senza pericolo per sé e per gli altri.
Il dibattimento viene rinviato a nuovo ruolo in un clima di costante battaglia procedurale e riprenderà solo 27 giugno 1916.
Il 5 luglio successivo Francesco Covello viene condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione e pene accessorie.
Il ricorso per Cassazione presentato dall’imputato sarà, il 31 ottobre 1916, rigettato.[1]
 
fonte : Antichidelitti
 

 

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Nonostante il Corona virus, BUON 8 MARZO A TUTTE LE DONNE

8 Marzo 2020 , Scritto da CARANAS Con tag #8 marzo e donne curde

ma soprattutto alle belle Curde !

 

 

 

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Coronavirus satira

3 Marzo 2020 , Scritto da CARANAS Con tag #Coronavirus satira

Ma sì, dopo tanti giorni chiusi in casa forse è meglio sdrammatizzare

 

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Corona virus

25 Febbraio 2020 , Scritto da CARANAS Con tag #Corona virus vignette

 

QUI A MILANO STIAMO ESAGERANDO

 

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Corona virus , a Fuscaldo famiglia in quarantena volontaria

24 Febbraio 2020 , Scritto da CARANAS Con tag #Fuscaldo Corona Virus

        Non si tratta neanche di un caso sospetto.

SINDACO  RAMUNDO - “Care concittadine e cari concittadini, al fine di evitare il diffondersi di notizie alterate o di allarmismi inesistenti, reputo opportuno informarvi, che, siamo venuti a conoscenza, dalle autorità militari, di una famiglia, residente in un comune della Lombardia confinante con le aree contagiate dal coronavirus, che si trova da alcuni giorni a Fuscaldo, in isolamento volontario, segnalando la propria presenza alla locale stazione dei Carabinieri e, di conseguenza, alle autorità sanitarie, che stanno monitorando lo stato di salute di queste persone, le quali – mi viene detto – sono prive di ogni sintomo. Le stesse, saranno ad ogni modo sottoposte al protocollo sanitario previsto, in casi del genere, dal Ministero della Salute.

Stiamo seguendo, ora per ora, la vicenda e restiamo in attesa di comunicazioni ufficiali, sottolineando un dato che vi prego di tener presente: non si tratta, fino a questo momento, neanche di caso sospetto”.

Aggiornamento  15.59 del 24.2.2020

Protocollo sanitario : NEGATIVO – tutto ok

 

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Corona virus - Primo caso positivo a Milano - un ricoverato da una settimana al San Raffaele

22 Febbraio 2020 , Scritto da CARANAS Con tag #Corona virus a Milano

Primo caso a Milano: è un paziente del San Raffaele

L'uomo ha 78 anni è originario di Sesto San Giovanni, ed è ricoverato al San Raffaele da cinque giorni. Ora si cerca di capire se il contagio è avvenuto in ospedale o nei giorni precedent al ricovero. In Lombardia sale così a 46 il numero delle persone risultate positive al test. Nel computo rientra anche la donna di 76 anni deceduta al proprio domicilio a Casalpusterlengo e che è stata sottoposta a tampone post mortem.

 

A Milano aperti gli uffici comunali, va avanti la Settimana della Moda ma è rinviata la fiera dell'occhialeria Mido.

 "Continueremo a tenere aperti i nostri servizi e i nostri uffici ma rinvieremo" quello che si può rinviare. Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, al termine della riunione in prefettura. "Abbiamo un concorso in settimana con migliaia di persone che arrivano da tutta Italia e lo rinvieremo. - ha concluso -. C'è attenzione a dove si può ridurre il rischio. Poi si naviga a vista e domani alle 10 ci rivediamo qui". Nessun contraccolpo al momento sugli eventi della Settimana della Moda. Annunciato invece il rinvio a fine maggio del Mido, la fiera dell'occhialeria in programma dal 29 febbraio al 2 marzo.

 

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